Educare alle emozioni

DOVE TUTTO È POSSIBILE

Le favole sono un catalizzatore di emozioni, uno spazio libero al di là del qui e ora a cui appartiene l'esperienza quotidiana: il luogo dove tutto è possibile, come ci insegnano i bambini. I racconti, mantenuti in vita da secoli di trasmissione orale, spesso hanno tinte fosche, dove appare l'orrore. Streghe bruciate, bambini abbandonati nei boschi, genitori morti o pronti a uccidere evocano una dimensione dell'inconscio legata a paure e sentimenti sommersi, indicibili. Eppure sperimentare la paura è essenziale per ogni essere umano perché è  attraverso questa emozione primaria che siamo in grado di percepire i  nostri limiti, fare scelte e sopravvivere grazie alle decisioni giuste. Ecco che allora la favola diventa una scena magica dove le emozioni prendono vita, in grado di contenere e abbracciare, temprare, educare.

Perché le favole devono fare paura

Accompagnare i piccoli alla scoperta delle emozioni

 

I bambini ci ascoltano. Anche se i neonati non conoscono ancora il significato delle parole, la scienza ha confermato l’importanza di parlare ai piccoli fin dalle prime ore di vita. La voce del genitore è una carezza che accompagna la crescita e aiuta a sviluppare proprietà di linguaggio, ampliando il vocabolario e la capacità d’espressione. Quando leggi la favola della buona notte lo fai gustando la storia oppure vai di fretta? Anche se il tempo è tiranno, cogli l’occasione di un figlio per riscoprire quella parte di te bambina, che ognuno di noi ha nel cuore: è il lato di te più giocoso, connesso all’insuperabile potere della fantasia. Lasciati andare, impara a descrivere personaggi e luoghi, aggiungi dettagli. Ecco perché leggere per i piccoli e insegnare loro a immaginare nuove storie è un allenamento per la vita.

Affrontare la paura

ESPLORARE IL MONDO… E LE EMOZIONI

Nella prefazione a Maestra, ma che ne sarà di me? di Angela Maria Borello, Massimo Recalcati scrive: «Il bambino si nutre di fantasia per non restare ustionato dal carattere osceno del reale» e aggiunge: «Le parole non servono solo a comunicare. I bambini ci insegnano che le parole servono innanzitutto a far esistere le cose». La fiaba trasporta nel mondo del “come se”, un universo in cui tutto diventa possibile e anche i desideri più strani possono prendere forma, esistere. Il linguista e antropologo russo Vladimir Jakovlevič Propp nel 1928 pubblica Morfologia della fiaba,  rimasto sconosciuto fino alla fine degli anni Cinquanta. Analizzando le  fiabe della tradizione russa lo studioso individua uno schema  ricorrente, che in genere tende a ripetersi in ogni favola. In ogni  racconto, infatti, ritroviamo un eroe, di solito accompagnato da un  aiutante: alla sua azione si contrappone un antagonista, il nemico,  mentre la principessa in genere costituisce il premio finale. Fra  avventure e colpi di scena, il protagonista riesce sempre, ovviamente, a cavarsela, ma è il modo in cui ci riesce ciò che fa la differenza. Perché le fiabe veicolano sistemi di valore e costituiscono un training emozionale in grado di aiutare l’esplorazione del mondo.

Sviluppare la resilienza

RIDERE DELLA PAURA

La resilienza è la capacità di affrontare un urto… senza rompersi! Imparare a sviluppare la propria resilienza significa acquisire le risorse necessarie per superare un evento traumatico, trasformando le difficoltà. Attraverso le fiabe fin da piccoli impariamo che ogni avversità può essere superata e che, anche nei momenti più bui, è possibile conservare la propria autenticità: l’onestà verso se stessi. Il carattere di cui fanno mostra gli eroi e le eroine, costretti ad affrontare draghi, rapimenti e disgrazie, costituiscono un esempio positivo che si deposita nella memoria lasciando per sempre un’impronta nei circuiti cerebrali. Analizzando il modello educativo presente nelle società dei cacciatori raccoglitori, Peter Gray, psicologo e biologo, spiega che imparare dai più grandi per i bambini è un’esperienza insostituibile. È importante che i bambini abbiano la possibilità di trascorrere tempo fra loro, senza adulti. Ascoltare insieme una storia di paura è condividere l’emozione vedendo e vivendo quella dell’altro: non è un caso che quando sono in gruppo i bambini, fini conoscitori della comunicazione non verbale, si contorcano in smorfie di terrore che finiscono con una risata a crepapelle. Perché della paura si può anche ridere, se si affronta insieme.

Sviluppare la fantasia con una storia

CONDIVIDERE PER CRESCERE

Nelle società tradizionali le favole vengono recitate intorno al fuoco e hanno una funzione sociale importante. In tanti borghi dell’Italia e del mondo succede ancora così: la favola diventa un’esperienza condivisa e le storie di paura, raccontate al gruppo di bambini attoniti, prendono vita nella notte, quando ogni fruscio diventa un’ombra minacciosa. Il narratore esce dalla condizione di adulto per entrare in un mondo parallelo, dove l’età perde importanza. Perché la fiaba contatta il bambino che è in noi: una parte che talvolta capita di dimenticare, quando si diventa grandi e si finisce per seppellire il potere della fantasia con il senso del dovere. Ecco perché inventare fiabe è un esercizio per tutti, in grado di risvegliare la nostra capacità di sognare e rendere possibile l’impossibile… almeno per un attimo.

Impara a raccontare

UN VIAGGIO CON LA VOCE

La voce veicola il senso che diamo al mondo, ecco perché è importante come si racconta una storia. Inventa, lasciati andare all’immaginazione. Molti adulti sono convinti di non avere abbastanza fantasia, ma ogni persona ha la possibilità di abbandonarsi a un territorio fantastico, dove tutto può accadere. Se serve rinfresca la memoria rileggendo le raccolte di favole che ispirano la tua curiosità: più nutriamo la fantasia, maggiore è la libertà che ci permetteremo nell’immaginare nuove avventure e mondi inesplorati. I bambini sono maestri dell’arte di inventare e hanno fame di favole. Perché le fiabe mettono in contatto con le emozioni profonde, aiutano a sperimentare la realtà, fanno crescere. Diventare orfani, la paura più grande per un bambino, diventa una condizione di cui poter fare esperienza attraverso le parole. Per conoscere, rispecchiandosi nello sguardo dei compagni, e iniziare a vivere andando per il mondo con le proprie gambe, proprio come insegnano le vecchie storie.

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