Donna medico ricerca microscopio

Anemia: arriva la diagnosi sicura

La causa principale dell'anemia è la carenza di ferro. Ma non è la sola. Oggi un nuovo algoritmo è in grado di dire che cosa manca al corpo. E come risolvere il problema con dieta e integratori mirati.

L’algoritmo che scopre la ragione dell’anemia

È italiano l’algoritmo innovativo per scoprire la ragione dell’anemia. Simile a un test a percorso, permette di arrivare alla soluzione partendo dal valore dell’MCV, vale a dire dalla dimensione dei globuli rossi. È riportato nell’analisi chiamata emocromocitometrico, la prima che viene richiesta dal medico per valutare lo stato di salute.

«Così si possono prescrivere esami del sangue mirati, a vantaggio di cure specifiche» spiega Francesco Violi, direttore Clinica Medica, Policlinico Umberto I di Roma e autore di Algoritmi diagnostici-terapeutici in medicina interna. «La presenza di anemia, infatti, non è determinata solo dalla carenza di ferro, anche se si tratta della ragione principale. Può essere causata anche da livelli bassi di acido folico o di vitamina B12. E a guidare il medico è il volume dei globuli rossi, micro nel caso del ferro, macro per queste altre due sostanze. Esiste anche un valore intermedio, legato a un problema di scarsità di ferro, che è un campanello d’allarme di due malattie importanti, lo scompenso cardiaco e l’insufficienza renale».

È importante poi un colloquio approfondito con il paziente per individuare altre cause di anemia che limitano l’assorbimento di vitamine e minerali. Come le malattie intestinali croniche e la celiachia. «Nella diagnosi ci guida anche l’età» sottolinea il professor Violi. «Se l’anemia riguarda una donna in menopausa, bisogna verificare se assume farmaci antiacidi perché interferiscono con l’assorbimento del ferro o antinfiammatori che possono provocare emorragie a livello della parete dello stomaco. E se si tratta di donne in età fertile, è necessario sapere se i flussi mestruali sono normali o abbondanti. O, ancora, se sono vegetariane».

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L’alimentazione

La buona notizia è che nella maggior parte dei casi è sufficiente mangiare bene per riportare nella norma i valori. Sì a carni rosse magre, tacchino, pollo, pesci come tonno, merluzzo e salmone che contengono il ferro cosiddetto eme, che è quello di più facile assorbimento da parte dell’intestino.

Sei vegetariana? I legumi sono ricchi di ferro non eme, ma per compensarne la minore quantità aggiungi verdure con questo minerale, come carciofi e radicchio verde. E associale a frutta e verdura con vitamina C, cioè agrumi, kiwi, pomodori, cavoli, lattuga. Questo migliora la biodisponibilità del ferro: significa che viene utilizzato in maggiore quantità dall’organismo. Consuma tutti i giorni frutta secca come mandorle e noci: contengono il rame, un minerale utile per potenziare l’effetto del ferro. Limita, invece, tè, caffè, cioccolato e vino: sono ricchi di tannini, sostanze che accelerano l’espulsione del ferro.

Se la ragione della tua anemia è una carenza di vitamina B12, introduci ogni giorno lo yogurt. E una porzione a scelta tra formaggio, uova, carne, pesce come sardine, tonno e salmone. Il tuo problema è l’acido folico? Prediligi le verdure a foglia verde scuro, i legumi, i germogli di grano. Occhio però alla cottura, perché si perde fino alla metà di questa sostanza.

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Le cure contro l’anemia

Se l’anemia non migliora o se i valori sono bassi, ci vuole una cura ad hoc. «Nei casi più gravi oggi si preferisce la terapia d’urto» dice l’esperto. «Il ferro viene somministrato per via endovenosa e il tratamento dura settedieci giorni».

La cura va eseguita in day hospital da mani esperte perché se il ferro fuoriesce dalla vene può provocare lesioni simili a ustioni. «Altrimenti si ricorre a farmaci per bocca» continua Violi. «In commercio esistono varie formulazioni, ma la dose e i tempi della terapia vanno decisi dal medico».

Il principio attivo più efficace è il solfato ferroso che può, però, causare nausea, disturbi di digestione, stitichezza o diarrea. Per questo il farmaco va preso dopo i pasti: se i disturbi continuano, si può passare ai prodotti a base di gluconato ferroso o di fumarato ferroso che contengono una concentrazione minore di ferro. Sì anche a integratori a base di vitamina B12 o di acido folico (se c’è una carenza di queste sostanze). L’ultimo, durante la gravidanza, va assunto non stop. E spesso la cura va proseguita anche dopo per evitare una forma di anemia particolare che si sviluppa nel 40% delle donne post partum. A essere più a rischio sono le madri con livelli ridotti di ferro in gravidanza, che non hanno assunto integratori, non hanno fatto una dieta ad hoc o hanno perso molto sangue durante il parto.

I SINTOMI INSOSPETTABILI

Affaticamento e colorito pallido sono i più comuni. Ma ce ne sono altri. Il 27% di chi è anemico soffre di infiammazione e gonfiore della lingua, provando un senso di arrossamento e bruciore. E poi c’è la sindrome delle gambe senza riposo: riguarda il 24% delle donne e si manifesta di notte con spasmi.

TIROIDE SOTTO CONTROLLO

Se, nonostante l’alimentazione e l’integratore, la vitamina B12 continua a essere bassa, il consiglio è di controllare i valori della tiroide. Perché l’anemia potrebbe essere il sintomo della tiroidite di Hashimoto, un’infiammazione cronica della ghiandola scatenata dalle bizze del sistema immunitario. È sufficiente un’analisi del sangue per il controllo dei valori dei due ormoni che produce la tiroide, cioè FT3 e FT4, e dell’ormone TSH, per scoprire se qualcosa non va. In caso di tiroidite di Hashimoto, infatti, il dosaggio degli ormoni tiroidei risulta alterato.

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