Cercando Terence (quello di Candy)

Quarant’anni fa molti bambini, tra cui me, furono instradati al fascino dei cartoni animati giapponesi dall’arrivo di Goldrake e del suo pilota Aktarus. Finalmente in tv non c’erano più solo gli orsi Yoghi e Bubu o il gatto Silvestro col canarino Titti, ma valorosi combattenti per il bene dell’umanità intera.

Poi arrivarono Mazinga Z e Gundam, anche loro robot dagli avveneristici poteri, Capitan Harlock, orbo con brio, Candy, sulla cui jella sono state versate tante righe e altrettante lacrime… Senza dimenticare la prima travestita della storia dei cartoni: Lady Oscar. Interrogazioni parlamentari e raccolte di firme cercarono di limitare tali prodotti tv, considerati diseducativi per l’ambiguità sessuale dei volti dei protagonisti e l’esagerata violenza.

Ma quei cartoni ci hanno condizionato davvero? Io continuo a cercare un uomo dai capelli lunghi che fuma il sigaro e suona la fisarmonica. Se anche non risponde al nome di Terence, va bene.

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