La Barbie vestita Moschino e in vendita da oggi su Net-a-Porter è solo l'ultima provocazione pop dello stilista americana a capo della Maison milanese
Moschino e le Barbie di Jeremy Scott
Dopo 19 anni, il timone della Maison Moschino è passato da Rossella Jardini allo stilista americano Jeremy Scott, era il 2013 e quello che è successo dal suo arrivo alla maison milanese è stato incredibile.
Si potrà amarlo o odiarlo, ritenere che i suoi abiti e i suoi accessori ispirati a Barbie o a Sponge Bob, o il suo profumo a forma di spray siano anti-estetici, che nulla hanno a che vedere con la moda, quella con la M maiuscola.
Ma il discorso, non è completamente esatto, perché la rottura è necessaria e la moda ha sempre dimostrato di saper leggere i tempi che viviamo, attingendo spesso anche alle cose più comuni.
Moda pret-a-consumer
Quella d'ispirarsi agli oggetti quotidiani, a quelli che in qualche modo sono diventati icone dei nostri tempi, Jeremy Scott ce l'ha come indole, come l'ha avuta Andy Warhol nel far diventare un barattolo da minestra un oggetto di culto delle sue crezioni, di trovare tra gli scaffali del supermercato, tra gli oggetti di massa, i protagonisti del suo pensiero creativo.
E allora, non deve sembrare strano il discorso creativo di Jeremy Scott, considerando che Franco Moschino è stato il primo ad aprire al consumo di massa realizzando le collezioni Cheap&Chic. Anarchia pura all'epoca, nella Milano degli stilisti dai nomi altisonanti, ma anche di rivoluzionari come Elio Fiorucci.
La Barbie, ri-vestita con gli abiti firmati Moschino e in vendita da oggi su Net-a-Porter, è solo l'ultima delle idee pop in limited edition dello stilista americano. Lui stesso ha affermato che alla Barbie si ispira e come dargli torto visto che l'account Instagram dell'icona bionda è seguitissimo e i suoi outfit griffatissimi degni delle fashion blogger più apprezzate?
Anche la Barbie si è rifatta il look e possiamo considerarla quasi una sorta di fashion blogger ante-litteram: va alle sfilate da ogni parte del mondo, nella sua valigia non manca mai una borsa firmata Chanel e fotografa il look del giorno con tanto di peonie, come ogni fashion addicted che si rispetti.
È vero che in molte di queste iniziative c'è anche tanto marketing, ma stare al passo con i tempi, far sì che le Maison non muoiano sotto i conti salati da pagare per poter gestire imprese che cercano di lavorare al meglio per presentare ogni sei mesi una collezione che faccia sognare, significa anche "dover vendere". Sì, vendere, e chiedetelo a Karl Lagerfeld quando decide i faraonici allestimenti per le sfilate Chanel, se non è così.