Si chiama “Tik Tok”, che ricorda lo scandire del tempo da parte delle lancette e qui, sul nuovo social che spopola tra i giovanissimi, proprio il tempo è il vero protagonista insieme ai video, immancabili sul web.

Dopo aver conquistato gli Stati Uniti, dove conta 65 milioni di utenti e persino il New York Times si interroga sul suo successo, il social continua a crescere anche in Europa e in Italia, dove ha oltre 2 milioni di utenti attivi ogni mese (dati Digiday): si tratta soprattutto di donne (65%), per lo più ragazze, ma non mancano le mamme, che nella comunità si presentano esplicitamente come tali o postano filmati con hashtag come #MomwithKids.

Abbiamo provato a entrare nella comunità di Tik Tok, per capire cosa attrae e come funziona.

Tik Tok: cos’è e come funziona

Si scarica la App, ci si iscrive (si può entrare con il proprio account Facebook o una email valida a cui arriva il codice per poter accedere) e il gioco è fatto: ci si trova immediatamente immersi in un mondo che, come recita lo slogan, è fatto di “Real short videos”, filmati brevissimi, anche di soli 10 secondi che possono arrivare a un massimo di 1 minuto, con una base musicale, replicati potenzialmente all’infinito, a meno di non passare a quello successivo.

L’effetto di stordimento iniziale prosegue scorrendo i video, spesso accelerati, modificati, frutto di veri montaggi semiprofessionali, che hanno come protagonisti ragazzi e ragazze, per lo più adolescenti, che si cimentano seguendo gli hashtag di tendenza. Il primo nel quale ci siamo imbattute, ad esempio, è stato #micronde o #microwaveschallenge nella versione inglese, dove la “sfida” prevede di mimare movimenti al rallentatore per dare l’idea di ruotare, come all’interno di un forno a microonde, possibilmente davanti a uno specchio e con l’immagine di se stessi sdoppiata, per aumentare l’effetto “distorsione”. È possibile, ovviamente, mettere commenti, “like” o condividere i filmati su Istagram o Twitter. A quest’ultimo assomiglia per la limitatezza dello spazio, ma al posto dei 140 caratteri (poi saliti a 280) ci sono video altrettanto contingentati nella lunghezza.

Cosa piace

L’appeal di Tik Tok sui giovanissimi è lo stesso che per mesi ha avuto Musically.it, il social dove ci persino i bambini di 10-11 anni cimentavano in balletti o performance musicali diventati veri tormentoni, e che – guarda caso – è stata comprata dalla cinese Bytedance, che l’ha sostituita con la nuova versione. Tik Tok attrae perché è dinamico e veloce, persino troppo per gli standard di un adulto, che per lo più è ancora legato al “vecchio” Facebook, tanto che all’inizio si ha un po’ la sensazione di “stordimento”. Come quando ci si imbatte nell’hashtag #nobullismo, dove decine di teenagers diventano protagonisti di mini-video in cui, col ricorso a qualche effetto speciale (e molte ore di trucco), si calano nei panni di vittime di bullismo, con tanto di lividi sul volto ed espressioni forti.

L’effetto su un adulto, però, è quello di un pugno nello stomaco e allora ci chiediamo cosa piaccia di questo social, tutto ritmo, musica, velocità e molti filmati ironico-demenziali (sotto l’hashtag #comedy o #funny, tra quelli che contano più like in assoluto). “Come per Fortnite, che rappresenta il videogioco social che ha conquistato soprattutto i maschi, Tik Tok piace molto alle femmine per la sua capacità di aggregare. Ci si sente parte di un gruppo, come spesso accade per tutto ciò che ha a che fare con la Rete: io gioco o seguo una challenge e dunque appartengo a quel gruppo” spiega la psicologa Barbara Volpi dell’università La Sapienza di Roma ed esperta di educazione digitale e adolescenti.

#Challenge e balletti

Come per ogni prodotto della rete pensato per gli adolescenti, le challenge sono tra le più seguite. Molte riguardano balletti da imitare e riproporre in versioni e location sempre nuove, come #loveme, dove coppie improbabili (fidanzatini, ma anche fratelli) in location altrettanto varie (dalla cucina al giardino di casa, al bar in centro città) si esibiscono sfidando gli altri utenti o mettendosi alla prova: “Secondo voi stiamo insieme seriamente o è solo un prank?” chiedono una lei e un lui mentre saltano in perfetto sincrono, oppure “Farò questo ballo fino a che sarò a 500 like” scrivono altri. Comune denominatore sono i tempi limitati delle esibizioni: “I balletti e i video sono tutti molto corti e veloci. È come se solo con la velocità i ragazzi si ‘animassero’, provando emozioni e stimolando le passioni, che spesso non sono più in grado di accendere con altre attività. Spesso quello che gli manca è la curiosità, che riescono a soddisfare solo sul web: guardano cosa fanno gli altri e li copiano. Tutto ciò è sempre esistito, ma una volta la ricerca di se stessi era intimistica, oggi invece si va su internet, con i social, ma l’effetto è quello di ampliare il senso di disorientamento” dice l’esperta, che aggiunge: “Non va poi dimenticato l’effetto della dopamina che si ottiene con i like e le visualizzazioni: ormai molti studi hanno provato l’effetto ‘dopante’ dei social, che crea dipendenza come per le sostanze stupefacenti, anche senza assumere nulla. Non a caso la dipendenza da videogiochi è stata inserita tra le malattie mentali dall’Oms”.

E le mamme?

A colpire è che tra gli utenti di Tik Tok ci sia anche una nutrita schiera di mamme, più o meno attempate. Sono presenti sia come comparse nei video dei figli, sia come protagoniste di sketch: molte seguono hashtag come #lecosecheodio, presentando filmati con montaggi ad arte e persino la voce in distorsione, insomma video degni di programmi come Le Iene, in formato estremamente short. Altre, invece, hanno il profilo addirittura condiviso con la figlia o il figlio, e si cimentano nelle diverse sfide o tormentoni, come la riproduzione della canzone “Soldi” di Mahmood – vincitrice a Sanremo – con ballo annesso e mimo del gesto dell’artista italo-egiziano.

Non mancano neppure le nonne.  “Sta accadendo sempre più spesso che le mamme non riescano ad accettare la separazione dai figli, nel momento in cui questi diventano adolescenti e occorre lasciarli andare. Il social fa da strumento di elaborazione del lutto, per la perdita del loro ruolo di madri, e così si cerca di riacquistare il proprio spazio di donne nel web, per lo più regredendo allo stadio adolescenziale. Ecco allora che spesso vestono come le figlie o le imitano sul web (o a volte tentano di controllare i figli sui social), perché non accettano di poter essere qualcosa d’altro oltre che madri” spiega la psicologa e psicoterapeuta.

Problemi di privacy

Come dimostrano i numeri, il successo di Tik Tok non è in dubbio. Le rilevazioni dicono che dei milioni di utenti (4 in Francia e Germania, ogni mese) la maggior parte arriva anche a 6 accessi al giorno con una media di oltre mezz’ora di permanenza giornaliera). A sollevare problemi, invece, è stata l’accusa di aver ottenuto migliaia di dati di minori, tanto che il social lo scorso mese è stato multato dalla Federal Trade Commission statunitense per 5,7 milioni di dollari. Per accedere, infatti, viene chiesta l’età ma, come abbiamo fatto anche noi, è possibile inserire una data di nascita a caso per accedere alla App, senza alcun tipo di verifica o di richiesta di autorizzazione da parte di un genitore nel caso di minori. “Purtroppo anche i genitori stessi non sanno cosa facciano esattamente i figli sui social, pur sapendo che ci passano molto tempo. In alcuni casi, poi, raccontano con orgoglio che i figli stessi hanno molti like o followers e non si preoccupano minimamente del problema della privacy, neppure quando sono molto piccoli. Anzi, sono i primi a postare le foto dei bambini, fin dalla nascita” dice Volpi.