Nelle scuole pubbliche francesi le studentesse non potranno più indossare l’abaya, tradizionale abito femminile islamico che copre tutto il corpo eccetto testa, piedi e mani. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione, Gabriel Attal.
A scuola in abaya? “È un gesto religioso”
“Vogliamo dare regole chiare a livello nazionale ai responsabili delle scuole” ha detto Attal parlando all’emittente televisiva “Tf1”, precisando di voler incontrare già dalla settimana prossima tutti i direttori e presidi di scuole per aiutarli nell’applicazione di questo divieto.
“La laicità è la libertà di emanciparsi attraverso la scuola”, ha insistito il ministro. Appena nominato al ministero, alla fine di luglio, Attal ha giudicato che andare a scuola in abaya fosse “un gesto religioso, volto a mettere alla prova la resistenza della Repubblica nel santuario secolare che la scuola deve costituire”. “Se entri in un’aula, non devi poter identificare la religione degli studenti guardandoli“, ha aggiunto.
![Donna musulmana con abito tradizionale abaya](https://www.donnamoderna.com/content/uploads/2023/08/2-32-830x625.jpg)
“Niente proselitismi, scuola tempio della laicità”
Fa eco alle affermazioni del ministro dell’Istruzione il portavoce del governo, Olivier Véran: l’abaya è “chiaramente” un abito religioso e la scuola “è il tempio della laicità”, ha detto ai microfoni di BFM.
La diffusione della “abaya” negli spazi pubblici è stata finora “tollerata”, anche se l’abito è sempre stato frequentemente “consigliato” dai religiosi islamici più ortodossi. Nelle scuole di banlieue, le ragazzine si presentano con l’abito lungo e largo che copre tutto il corpo fino ai piedi e la testa avvolta nel velo, che scostano soltanto all’ultimo momento entrando nel cancello della scuola. “Siamo sempre stati chiari – ha detto stamattina Véran -. Non si va a scuola per fare proselitismo religioso ma per imparare. Quando si è in classe non ci si deve trovare esposti a segni religiosi ostentatori”.
Stop all’abaya, critiche da sinistra
Prime critiche da sinistra, con La France Insoumise che ha denunciato un provvedimento “incostituzionale“: “Fin dove arriverà la polizia dell’abbigliamento? – ha twittato la deputata Clémentine Autain -. La proposta di Gabriel Attal è incostituzionale, contraria ai principi fondatori della laicità. Sintomatica del rifiuto ossessivo dei musulmani. Appena rientrati dalle vacanze, i macroniani già provano ad attaccare da destra il Rassemblement National”.