CAROLINA SALA per Donna Moderna

Carolina Sala nella serie tv “Fedeltà”

Nella serie Fedeltà Carolina Sala è “l’altra”, la studentessa che manda in crisi il matrimonio del suo professore. Un ruolo dirompente, che l’ha spinta a farsi tante domande. Sulla sincerità: «La dobbiamo prima a noi stessi». Sull’anima gemella: «Non so se ce ne sia una sola». E sul “per sempre”: «Un po’ soffocante, no?»

Carolina Sala e la serie tv “Fedeltà

A 22 anni, Carolina Sala dribbla sul concetto di amore eterno con garbo e sapienza: «Siamo molto più complessi di così». La sua generazione, cresciuta scansando i superlativi, non crede ai “per sempre”. La penserebbe allo stesso modo la sua Sofia, studentessa protagonista – insieme alla coppia interpretata da Michele Riondino e Lucrezia Guidone – del turbolento triangolo amoroso di Fedeltà, serie dal 14 febbraio su Netflix tratta dall’omonimo romanzo di Marco Missiroli (Einaudi) finalista al Premio Strega 2019. Un latrato stentoreo sovrasta la sua voce: «È il mio cane, dev’essere passato un collega antipatico» racconta da Venezia, dove vive da qualche anno. Carolina Sala è nata poco più in là, a Conegliano, e a recitare ha iniziato presto, «ma a 15 anni ho intrapreso un corso più serio all’Accademia Da Ponte di Vittorio Veneto e poi sono entrata in una delle compagnie locali».

→ Carolina Sala è la protagonista della cover di Donna Moderna in edicola il 10 febbraio 2022:

Martina Scorcucchi
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– «Quando mi scattano una foto a sorpresa, spesso sto guardano in alto, trasognata, interrogativa» confida Carolina Sala. Che qui indossa un total look Philosophy di Lorenzo Serafini e gioielli Piaget.
Martina Scorcucchi
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– A Carolina piace giocare con la moda: «Adoro essere trasformata dai costumisti, sul set sperimento stili e accessori». Come fa qui, con un total look alla Twiggy firmato Fendi. Orologio Piaget.
Martina Scorcucchi
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– Carolina Sala indossa una blusa Emporio Armani, orecchini Piaget.
Martina Scorcucchi
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– → Carolina Sala è la protagonista della cover di Donna Moderna in edicola il 10 febbraio 2022.

Intervista a Carolina Sala

Dal teatro allo schermo, come ci è arrivata?
«Ho avuto fortuna: recitavo in Romeo e Giulietta, quello che è ora il mio agente era tra il pubblico e ha deciso di arruolarmi. Era l’ultimo anno di liceo: è stato un periodo complicato, sempre su e giù da Roma, lavoravo nei fine settimana per pagarmi i viaggi. A distanza di mesi, sono stata presa per Pezzi unici, una serie con Sergio Castellitto, e ho iniziato a girarla mentre davo l’esame di maturità. Ora frequento Conservazione dei Beni Culturali a Ca’ Foscari, sono riuscita a non trasferirmi a Roma, contro il parere di chi ritiene sia impossibile fare l’attrice abitando a Venezia. E invece…».

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Invece?
«Sto particolarmente bene qui, lo confesso».

È un’universitaria anche in Fedeltà: Sofia, enigmatica, dirompente.
«Mi sento vicina a lei, non tanto per la sua storia, ma per l’ambiente che la circonda. Prima dei provini, frequentavo anch’io un laboratorio di scrittura creativa, come quello in cui Sofia incontra il professore interpretato da Michele Riondino. Come lei sono una lettrice appassionata. Il libro di Missiroli l’ho divorato».

Nella serie interpreta scene intense, esplicite: ha provato imbarazzo?
«I registi, Stefano Cipani e Andrea Molaioli, hanno creato un bel clima di fiducia. Nelle scene esplicite l’atmosfera che respiri sul set è fondamentale, e lì erano tutti molto rilassati».

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Michele Riondino e gli altri colleghi sul set di Fedeltà sono tutti più grandi di lei. Come si è trovata?
«Bene, Michele Riondino lo conoscevo, ho lavorato con lui in La guerra è finita. Abbiamo condiviso il set per mesi: con un altro avrei forse avuto un gradino in più da superare, le mie scene sono quasi tutte con lui».

Cosa ha scoperto approfondendo questa storia?
«Inevitabilmente mi sono trovata a riflettere sul tema della fedeltà: ne ho parlato anche serenamente col mio ragazzo. Mi ha colpito il fatto che una coppia bella come quella dei protagonisti possa incrinarsi per qualcosa che forse neanche è accaduto. Un malinteso. Mi sono ritrovata a pensare, in linea col romanzo, che la fedeltà vera consista nell’essere onesti con se stessi e di conseguenza con l’altro».

Se decidi di essere limpido a tutti i costi, qualsiasi cosa ti attraversi può ferire l’altro.
«È necessario provarci, penso. È forse il problema in cui inciampa il protagonista, che continua a negare un’infatuazione sotterranea per una sua studentessa. Forse gli è semplicemente mancata la possibilità di parlarne limpidamente, la libertà di chiarire da subito, con sé e con la persona che ama, cosa sia giusto fare, prima di arrivare al tradimento».

Lei ce l’ha questa libertà?
«Credo di sì: amo una persona di cui mi fido completamente, ci siamo dati prova, reciprocamente, di poter parlare di qualsiasi cosa».

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L’amore eterno esiste?
«Lo trovo un concetto un po’ deterministico, soffocante. È davvero troppo per noi vivi: la vita è qualcosa di più variegato, siamo molto più complessi dell’eternità. Non so nemmeno se esista l’anima gemella, una persona e una sola al mondo perfetta per noi. Facciamo piuttosto delle scelte, che orientano il corso delle nostre vite e rendono una certa persona giusta per noi in quel momento lì, o magari per tutta la vita».

Dare corpo a tante turbolenze affettive la distrae o l’aiuta ad amare meglio?
«Giri come una trottola, ti succedono tantissime cose: per ora non le ho mai portate dentro alla mia storia, forse perché l’emotività che impiego per studiare un personaggio resta comunque lavoro. O forse perché sto particolarmente bene nella relazione in cui sono: è un posto tranquillo e sicuro dove tornare e condividere ciò che ci succede».

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Se la fedeltà la dobbiamo a noi stessi, tradirci vuol dire percorrere strade che non ci corrispondono?
«Da attrice, la linea è sempre abbastanza sottile. Ma nella vita sono piuttosto testarda: se non mi va di fare qualcosa, mi impunto, a rischio di perdere un’occasione. Da queste impasse nascono decisioni “in direzione ostinata e contraria”, come quella di continuare a studiare, o di non trasferirmi a Roma. Scelte che ho fatto per me».

L’amore eterno è impegnativo, che ne è dell’amicizia?
«Ho molti amici in giro per il mondo. Con quelli “di casa”, con cui sono cresciuta, succede che non ci sentiamo per mesi, poi torno ed è come se non fosse passato neanche un giorno. Sono una risorsa preziosa: sanno com’ero, come sono davvero».

Avete dei riti?
«Da bravi veneti, lo spritz in centro. Se ci troviamo a Venezia, il solito “bacaro tour”, il giro per osterie, in questo periodo anche il giro delle frittelle».

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In quali altre vite è entrata, dopo Sofia?
«Ho girato 2 film che dovrebbero uscire presto: in Vetro, di Domenico Croce, sono una hikikomori che vive chiusa in una stanza, è una specie di Finestra sul cortile. Mentre Di più non basta mai, di Pappi Corsicato, è una storia ambientata nel mondo dell’arte: sono una laureata, figlia di miliardari milanesi, griffata dalla testa ai piedi».

Le piace la moda?
«Adoro essere trasformata dai costumisti, sul set sperimento stili e accessori, forse ho anche imparato a vestirmi, a portare certi capi».

Da studentessa d’arte, c’è un’opera che non si stancherebbe mai di contemplare?
«Allegoria della simulazione di Lorenzo Lippi: l’ho scoperta in un museo ad Angers, in Francia, ritrae probabilmente un’attrice o una cortigiana, in una mano ha una maschera e nell’altra un melograno. Sono rimasta mezz’ora a fissarla, non me la scordo».


«Ogni giorno facciamo delle scelte che orientano la nostra vita. e rendono una persona giusta per noi in quel momento lì, o magari per sempre».


Verità e finzione: è questo che l’attrae?
«È lo sguardo di lei: sembra osservarti con superiorità, non tradisce un’emozione, forse solo un interrogativo».

Si ritrova in quello sguardo?
«Mi piacerebbe».

L’espressione che più spesso le foto le “rubano”?
«Mentre guardo in alto, trasognata, interrogativa, o forse solo imbarazzata. O mentre faccio le smorfie».

Che effetto le fa rivedersi sullo schermo?
«Terrore, sulle prime. Devo farlo almeno due volte, per capire dove ho sbagliato. Alla terza inizio a trovarmi accettabile. E mi perdono».

Foto Martina Scorcucchi. Styling Gianluca Cococcia.

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