Luke Perry: addio al nostro “primo amore”

  • 05 03 2019

Con Dylan McKay se ne va quella parte di noi che ci teneva ancorate a spensieratezza e frivolezza e che ci ha fatto sognare per un decennio. Ecco il bad boy dolce e sensibile che ci ha fatto innamorare

Dylan McKay ha permesso a tutti noi di sentirci grandi. Grandi in un momento in cui era difficile farlo. Perché si sa, l’adolescenza non è semplice per nessuno ma è strepitosa per chi la vive. E ora che Dylan, anzi, Luke, se ne è andato, se ne va anche una parte di noi che ci teneva ancorate a quelle sensazioni di spensieratezza e frivolezza che ci hanno permesso di sognare per un intero decennio. Quel bad boy, burbero e arrogante in apparenza, ma tanto dolce e sensibile, ci ha fatto proprio tutte innamorare. 


Alzi la mano chi di noi, nato tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, non ha mai avuto un poster in cameretta che ritraeva il bel sopracciglio marchiato dalla cicatrice di Dylan! O chi non ha mai scritto a caratteri cubitali il suo nome sul diario. O chi non ha sognato di farsi baciare e abbracciare da quella T-shirt bianca, jeans, chiodo e Converse. Che batticuore quelle figurine e quante litigate con le compagne di classe: c’era chi stava dalla parte di Brenda e chi invece da quella di Kelly. Quante volte l’abbiamo maledetto per aver tradito Brenda con Kelly!

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Luke e Dylan erano (quasi) tutto per chi è cresciuto nei mitici ’90. Per molte è stato il primo amore, quel “fidanzatino” che ti fa battere il cuore appena lo vedi, il tenebroso dal cuore dolce che fa perdere la testa a te come a tutte quelle adolescenti che scrivevano ogni giorno lettere d’amore a quel fantomatico indirizzo “Po Box 90210 Beverly Hills” (e che ora non lo ammetterebbero mai). Oggi, appena partono le prime note di Loosing my Religion dei Rem, sentiamo che un pezzo della nostra storia se ne va. Un pezzo di quegli anni in cui tutto sembrava possibile, e frangia (o ciuffi improbabili tenuti in piedi da litri di lacca) e shorts erano i nostri unici problemi.  


Dalle nostre casette di provincia sognavamo la California, le giornate in spiaggia al posto della nebbia, i ragazzi sul surf con moto e macchine da urlo (e non la Fiat Uno con cui ci veivano a prendere “quelli di quinta!), i due libri in mano anzichè i pesanti zaini Invicta: tutti ci siamo immedesimati molte volte nelle questioni di sesso e droga che coinvolgevano quel “figo” del liceo West Beverly High School. E tutte abbiamo fatto la coda al cinema per vederlo nel cinepanettone Vacanze di Natale ’95 dove la fortunatissima Cristiana Capotondi lo riusciva a scovare in una discoteca di Aspen, dove si era fatta portare da papà (Massimo Boldi) proprio per incontrare il suo idolo: “Quanto è bono!”, gridava. E noi con lei, naturalmente. 

Caro Dylan con te se ne va una parte di noi che hai fatto sognare e sospirare. Sognavamo te ma ci siamo accontentate dei tanti Brandon seri e affidabili che ci giravano intorno. Però in fondo al nostro cuore sapevamo che per un giro su quella Porsche Speedster nera con Losing my religion in sottofondo, ci saremmo ipotecate tutte le paghette, i soldi della nonna per il compleanno e persino la felpa dell’Energie che tanto volevamo per Natale.

Gli adolescenti di oggi forse lo ricorderanno più come Fred Andrews in Riverdale che come Dylan di Beverly Hills, ma, in ogni caso, quello che per noi era il ragazzo più figo del liceo, oggi resta comunque il papà più figo di tutti!


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