Paola Egonu con Amadeus e Gianni Morandi

Paola Egonu a Sanremo: “La diversità è unicità”

Conquista il pubblico il monologo di Paola Egonu sulla "diversità" che è "unicità" e sulla consapevolezza che "siamo tutti uguali oltre le apparenze"

Continua il successo di Amadeus, per la quarta volta consecutiva alla conduzione del Festival di Sanremo. Madrina della terza serata della kermesse, che ha ottenuto ancora ascolti da record, è stata Paola Egonu. La famosa pallavolista azzurra ha conquistato il pubblico con il suo monologo, con il quale ha parlato di sé e risposto alle accuse di razzismo.

Il monologo di Paola Egonu

«Questa sera non sono qui a dare lezioni di vita, perché alla mia età sono più le cose che posso imparare di quelle che posso insegnare. Cerco di ricavare da ogni giorno un insegnamento e così è stato anche nelle settimane di avvicinamento al Festival. Spesso in passato sono stata definita ermetica, così nel tempo mi sono impegnata a raccontarmi di più, provando a ridurre al minimo lo spazio di interpretazione. Questo non ha evitato comunque che alcune frasi venissero strappate dal contesto, tagliate, incollate in senso casuale e fiondate sui giornali come titoli usati per far rumore». Comincia così il monologo di Paola Egonu, che per la prima volta sveste i panni di pallavolista e si scopre (con successo) co-conduttrice al fianco di Amadeus e Gianni Morandi.

Paola Egonu a Sanremo 2023

Dopo l’empowerment femminile rappresentato da Chiara Ferragni,
i diritti negati in Iran di cui si è fatta portavoce l’attivista Pegah Moshir Pour, e nelle carceri minorili, con il discorso di Francesca Fagnani, per la terza serata del Festival è Paola Egonu a parlare di sé. Ha raccontato la sua storia di bambina di origini nigeriane appassionata di Mila e Shiro, diventata pallavolista di fama mondiale a dispetto delle discriminazioni. Nel tempo è maturata e ha imparato a dare il «giusto peso alle critiche», affrontando i momenti brutti e godendosi appieno «quelli belli».

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La risposta alle accuse

Tanti gli interrogativi che si è posta da bambina: «Perché sono alta? Perché mio nonno vive in Nigeria? Perché mi chiedono se sono italiana?». Crescendo, «i perché sono continuati. Perché mi sento diversa e perché vivo questa cosa come una colpa? Perché ogni volta mi sono punita dando una versione sbagliata di me stessa? Con il tempo ho capito che questa mia diversità è la mia unicità. E che nella domanda “Perché io sono io?” c’è già anche la risposta: “Perché io sono io”».

A chi negli ultimi tempi l’ha accusata di vittimismo e di non portare rispetto verso il Paese, la Egonu risponde senza mezzi termini: «Amo l’Italia, vesto con orgoglio quella maglia azzurra che per me è la più bella del
mondo e ho un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo Paese in cui ripongo tutte le mie speranze di domani».

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Non si sente una perdente nonostante gli errori o le finali perse, «così come non è perdente chi a scuola prende il voto più basso e non è perdente chi non riesce a realizzare il proprio sogno al primo colpo. E poi, visto che siamo a Sanremo, non è perdente nemmeno chi arriva nelle ultime posizioni in classifica», ricordando Vasco Rossi nel 1983, che con “Vita spericolata” si posizionò al penultimo posto. “Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso”, è sulle note del brano-manifesto che Paola Egonu ha concluso il suo discorso di 8 minuti, aggiudicandosi un grande applauso dal pubblico in teatro. Ricordando con amore la sua infanzia e le sue origini e ringraziando mamma e papà, la celebre atleta del volley ha dato prova della sua grande forza d’animo.

Solidarietà alla Turchia

Paola Egonu ha ricordato le vittime del terribile terremoto che ha messo in ginocchio Siria e Turchia, dove ora gioca. Ha regalato un pallone di volley ad Amadeus, scrivendo: “Sii sempre grato”.

Paola Egonu regala un pallone da volley ad Amadeus

Infatti, ha sottolineato: «Nella vita, anche nei momenti più difficili, bisogna essere grati per quello che si è e si è riusciti a raggiungere. È un momento delicato per Turchia e Siria, penso alle mie compagne di squadra che hanno parenti e amici lì. Bisogna essere sempre grati, perché non sai mai domani, potresti svegliarti o non svegliarti o non avere più nulla».

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