Ricominciare a 60 anni

Un video diventato virale ribalta gli stereotipi sulla terza età. La protagonista è Roberta D'Angelo, ex professoressa di musica di 66 anni. La sua storia dimostra che l'età della pensione può essere un modo straordinario per rigenerarsi

«Arrivare alla pensione è un dono della vita. Non tutti riescono a raggiungere questo traguardo che, preso dal verso giusto, rappresenta una grande occasione per dedicarsi a ciò che fa stare bene». Come fa Roberta D’Angelo, ex insegnante di musica e cantautrice che sta spopolando sul web con “Due terzi di vita”, canzone autobiografica tra reggaetone e trap.

Chi è Roberta D’Angelo?

Da ragazza, con un diploma in pianoforte al Conservatorio, aveva firmato un contratto con la RCA e iniziato a incidere singoli ed lp. Era stata supporter alle tournée di Baglioni, Venditti e De Gregori. La sua insomma era una carriera iniziata sotto i migliori auspici finché vince un concorso da insegnante delle scuole medie: «Per 40 anni lo Stato mi ha pagata per fare quello che più mi piace, insegnare musica e dare gioia ai ragazzi» sostiene Roberta, all’indomani del suo recente pensionamento. Anche lei, come i suoi coetanei, non è stata immune dalla paura delle giornate senza lavoro, dalla strisciante sensazione di vuoto che l’ha assalita quando si immaginava lontana dai suoi alunni, ma anziché soccombere ha deciso di giocare d’anticipo puntando tutto sulla passione vincente per la musica. Ed ora eccola qui, a rilasciare interviste e ad impilare un video dietro a una canzone, rigorosamente trap, come se non avesse mai smesso di farlo.

Terza vita e invecchiamento attivo

«Da quando è scoppiato tutto questo putiferio mi sembra di essere salita su una giostra. Sto giocando, rido e mi diverto molto ma sono sicura che non avrei alcun rimpianto se e quando le luci si spegnessero». Con grinta e autoironia, Roberta incarna perfettamente lo spirito positivo della cosiddetta terza vita, che non è solo un eufemismo per indorare la pillola ma rappresenta un modo alternativo di concepire la vecchiaia, cogliendone gli aspetti più vitali. Rimettersi in gioco e non lasciarsi andare sono le parole d’ordine, perché c’è ancora tanto da fare, lo dicono anche le statistiche: l’età media degli italiani è in ulteriore rialzo, 46 anni al 1° gennaio 2021 e la speranza di vita si aggira intorno a 82 anni, 79,7 anni per gli uomini e 84,4 per le donne (fonte: Istat). Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione è un dato di fatto, non solo in Italia ma in quasi tutti i paesi occidentali. E’ necessario, quindi, cambiare i modelli culturali e politici di riferimento con l’obiettivo di trasformare gli anziani in una risorsa per la comunità, attivando in loro tutte le potenzialità necessarie affinché si sentano tali.

Lo studio del Cnr

Ad avvalorare questa tesi, molti studi confermano come invecchiare in maniera attiva abbia una ricaduta benefica sulla salute fisica e psicologica, inclusa la percezione di una maggiore qualità e soddisfazione della vita. Una ricerca del 2017 da parte dell’Istituto di neuroscienze e dell’Istituto di fisiologia clinica del CNR di Pisa (i risultati sono stati pubblicati da Scientific Reports, gruppo Nature) dimostra un netto miglioramento della funzionalità cerebrale nei soggetti anziani con lieve danno cognitivo, sottoposti a un programma ludico-ricreativo di allenamento cognitivo e motorio. «Quando impegniamo il cervello in attività cognitivamente complesse e in un contesto sociale e giocoso, i circuiti neurali vengono stimolati e rimodellati mediante la produzione di fattori neurotrofici che favoriscono la plasticità cerebrale” spiega Lamberto Maffei, medico e coordinatore della ricerca. «Anche nella terza età non è mai troppo tardi: i neuroni rispondono agli stimoli con effetti sorprendenti per il benessere cerebrale».

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