Pedofilo - Immagine semaforo rosso
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Cosa possiamo fare contro la pedofilia?

In Svezia esiste una linea telefonica per aiutare le persone che temono di avere una sessualità distorta e pericolosa. Abbiamo intervistato la responsabile del servizio

Non è facile affrontare questo argomento: tra tutti i comportamenti criminali, la pedofilia è forse quello che fa più orrore.

Non passa giorno che non ci sia una notizia.

La onlus Terre des Hommes, questa settimana, ha annunciato di aver scovato e denunciato un migliaio di pedofili in 36 paesi, di cui 22 in Italia. Li ha smascherati usando un personaggio virtuale, Sweetie, una bambina filippina di 10 anni che esiste solo in Rete e raccoglie i nomi di chi vuole adescare minori nel web. Basta raccontarlo per provare sconforto.

Ma la lotta alla pedofilia è solo una faccenda di polizia? E il carcere è l’unico deterrente?

Cercando su Internet, per preparare un’inchiesta che uscirà sul prossimo numero di Donna Moderna, ho scoperto che in Svezia esiste una linea telefonica nazionale per aiutare le persone che temono di avere un comportamento sessuale distorto o pericoloso per sé e per gli altri. Riguarda anche la pedofilia.

Il servizio si chiama Preventell e il responsabile è la psicologa clinica e sessuologa Katarina Görts Öberg del Centro per l’andrologia e la medicina sessuale del Karolinska University Hospital di Stoccolma. Mi sembrava un modo nuovo di guardare al problema e ho chiesto un’intervista alla professoressa.

Chi può telefonare a Preventell, professoressa? «La linea di aiuto è aperta alle persone che non hanno il controllo del loro comportamento sessuale, a quelle che si rendono conto di avere una sessualità violenta, con pensieri e azioni distorti. Può essere qualcuno che guarda video pedopornografici. O un uomo che si sente attratto dai minori. Il contatto è anonimo».

Chiamano anche genitori, parenti, amici? «Sì, spesso le segnalazioni vengono fatte dal partner. Ma non mancano genitori che scoprono il figlio a guardare su Internet immagini di minori. O amici e colleghi, che hanno notato qualcosa di strano e vogliono chiedere, a psicologi e personale specializzato, un parere o un consiglio su come comportarsi».

Quante segnalazioni avete ricevuto? «Oltre 1.200 in due anni e mezzo di attività. Di queste, il 20 per cento riguardano la pedofilia. A queste si aggiunge quel 25% di chiamate telefoniche di chi si sente attratto dal sesso violento: non è escluso che ci siano adulti interessati ai minori».

Un pedofilo può guarire? Come? «Forse non del tutto. Ma con una terapia piscologica e psichiatrica chi ha questo tipo di pulsioni può imparare a controllare il proprio comportamento. A volte si fanno progressi anche solo evitando di guardare immagini che eccitano e  accendono il desiderio di agire. Ma la persona deve essere motivata».

Qual è la chiave per spingere un pedofilo a impegnarsi? «Deve rendersi conto che non ci sono giustificazioni per certi atti. Bisogna però evitare lo stigma. Chiamare “mostro” chi ha un certo tipo di pulsione non serve a nulla ed è anzi controproducente. Se un pedofilo, che magari non è mai passato all’azione, capisce di non poter neppure parlare delle proprie sensazioni perché fanno orrore solo a sentirle nominare, se sente che non c’è nulla da fare e che è condannato a un destino di isolamento e rifiuto, è possibile che compia davvero qualche cosa di irreparabile, magari perché prova rabbia verso la società».

L’epidemia di pornografia online può incoraggiare i comportamenti violenti e gli abusi? «È un fattore di rischio. Abitua all’idea che certe situazioni siano accettabili. D’altra parte, già il fatto che certi siti esistano, e siano visitati da migliaia di persone, trasmette un’impressione di normalità. Del tutto falsa».

Eppure rimane difficile accettare l’idea di confrontarsi con una persona che prova attrazione per i bambini. «Il problema è che il pedofilo, se perde qualsiasi contatto con la società, se viene isolato, cerca appoggio in una comunità di persone come lui, un mondo chiuso, senza confronto con altri, che può arrivare a giustificare l’attrazione per i minori. Per capire qual è il rischio, bisogna rendersi conto che i pedofili sono persone abituate a nascondersi, a vivere una vita parallela e segreta».

Una bella notizia è che anche in Italia esiste, a Milano, una linea di aiuto simile a Preventell. Ne parleremo sul numero di Donna Moderna in edicola la prossima settimana. Abbiamo raccolto le parole di alcune persone che provano attrazione per i minorenni. Per capire cosa c’è nella testa di un pedofilo.

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