Elezioni mano di donna che vota

Elezioni 4 marzo: donne e giovani, programmi elettorali a confronto

Tra i partiti c’è chi propone gli asili nido gratuiti, chi gli incentivi per lo smartworking, chi la pensione di garanzia. Ma quanto, e come, potranno essere realizzate le promesse dei partiti? Abbiamo indagato

ELEZIONI 4 MARZO 2018

Domenica 4 marzo 2018, dalle 7 alle 23, andremo a votare per il rinnovo del Parlamento. Lo faremo per la prima volta con il Rosatellum, sistema misto proporzionale e maggioritario.

Ecco la nostra guida alla nuova legge elettorale.

Le promesse in campagna elettorale

Lavoro, immigrazione, Europa, sicurezza. Sono i temi che hanno dominato la campagna elettorale e che con ogni probabilità influenzeranno il voto degli italiani alle politiche del 4 marzo. E gli interventi per le donne e i giovani? Abbiamo scandagliato i programmi sui siti dei partiti (nella tabella qui a fianco li abbiamo riuniti per coalizioni e abbiamo confrontato quelli che secondo gli ultimi sondaggi dovrebbero entrare in Parlamento) alla ricerca di impegni per la la conciliazione famiglia-lavoro, gli incentivi per la formazione e l’assunzione degli under 30… Li abbiamo trovati, ma spesso “confinati” nelle retrovie. Perciò abbiamo chiesto agli esperti di analizzare le promesse elettorali per capire come e quanto sarà possibile realizzarle. E comprendere se chi ci governerà a partire dal 5 marzo sarà davvero più attento alle esigenze delle donne e dei giovani.

Spesso non sono indicati i costi degli interventi

La conciliazione famiglialavoro o la parità di genere non sembrano rientrare nemmeno fra i temi più a cuore agli elettori. Le priorità degli italiani sono altre. «Disoccupazione, buon funzionamento della sanità, lotta alla corruzione e ai costi della politica: le abbiamo monitorate con un sondaggio. E in effetti tanto le coalizioni quanto i singoli partiti hanno spinto su questi punti con molte proposte» spiega Lorenzo De Sio, professore di Scienza Politica all’università Luiss e coordinatore del Centro italiano studi elettorali. «D’altra parte, sempre secondo un nostro studio, le donne sono più progressiste e attente al sociale degli uomini. E hanno a cuore gli interventi che possono migliorare la loro vita e quella dei loro figli. Perciò i politici li hanno inseriti nei programmi elettorali: per catturare consensi». Se il sostegno alle mamme lavoratrici non è in cima alla lista delle promesse elettorali, possiamo almeno sperare in piccoli interventi mirati e concreti? «In genere, vedo molti slogan che rischiano di rivelarsi poco efficaci alla prova dei fatti, come il piano straordinario per l’occupazione femminile di Liberi e Uguali o le risorse per stage e lavoro dei giovani del centrodestra o gli investimenti nelle nuove tecnologie proposti dai 5 Stelle per creare occupazione» nota Sandra Mori, presidente di Valore D, l’associazione di imprese per la leadership femminile in azienda, che ha lanciato un osservatorio dei programmi dei partiti. «Ci sono anche poche cifre e non si parla quasi mai di coperture: non si capisce se i soldi per le misure ci siano o no». Su questo punto concordano in tanti. «Per esempio, il Pd propone l’assegno familiare universale di 240 euro mensili » osserva il professor De Sio. «Costerebbe quasi 23 miliardi all’anno: dove si prendono? Forza Italia punta su nidi gratuiti e pensione di 1.000 euro per le mamme. Ma dove trova i fondi se al contempo vuole la flat tax, ovvero l’aliquota unica con tasse uguali per tutti, che porterebbe nelle casse dello Stato almeno 30 miliardi in meno all’anno?».

C’è più attenzione per le mamme che per le lavoratrici

Anche entrando nel merito degli interventi proposti per le donne, la strada da fare appare ancora lunga. «Il centrodestra si focalizza su asili, congedi maternità e reddito bimbo » prosegue Sandra Mori di Valore D. «Strumenti validissimi, per carità. Però, se ci si concentra su quelli trascurando le misure per favorire il ritorno delle neomamme al lavoro, passa il concetto che la cura dei figli sia compito solo della donna. Fanno lo stesso errore i 5 Stelle: prevedono un buon piano di aiuti per le famiglie, ma non parlano di occupazione femminile. Sembrano andare di più in questa direzione gli incentivi per lo smartworking del Pd, la lotta contro la differenza di salario tra uomini e donne e l’appoggio al congedo parentale di Liberi e Uguali. Anche se, lo dice l’Ocse, in Italia prende il congedo 1 papà su 5, e per pochi giorni, mentre solo il 36% delle imprese ha progetti di lavoro agile (dati del Politecnico di Milano, ndr). Insomma, occorre un cambiamento di mentalità e la politica dovrebbe essere più diretta nel promuoverlo». A convincere gli esperti sono le soluzioni più fattibili. «Funzionano gli sgravi fiscali per le aziende che assumono i giovani o che investono in asili e welfare aziendali, proposte rispettivamente da Forza Italia e da Civica Popolare di Beatrice Lorenzin» dice il professore della Luiss De Sio. «Bene anche la proposta avanzata da +Europa con Emma Bonino di adattare gli orari degli asili ai ritmi dei genitori lavoratori, e quella dei 5 Stelle, che vogliono rimborsi e abbassamento dell’Iva sui prodotti e servizi per le famiglie. Riguardo all’equità dei salari, infine, è più utile puntare su meccanismi di valutazione e certificazione nelle aziende, come promette il Pd. Quest’ultimo aspetto è fondamentale, perché se in una famiglia la donna guadagna quanto l’uomo sarà meno tentata di restare a casa dopo la nascita di un figlio e non vedrà tutto lo stipendio speso in tate o nidi».

Assegni familiari, voucher baby sitter e congedi parentali non sono sufficienti: occorre rilanciare l’occupazione femminile

Funzionano le misure per gli under 30

Il gender gap, purtroppo, è ignorato da molti candidati. «C’è maggiore attenzione al sostegno ai nuclei familiari, perché gli ultimi dati Istat che certificano il crollo delle nascite hanno spinto la classe politica a intervenire» commenta la presidente di Valore D Sandra Mori. «Però voucher e congedi non bastano a incentivare la maternità, se l’occupazione femminile italiana rimane fanalino di coda in Europa, con il 48,8% di lavoratrici». Sembra interessare di più il futuro degli under 30. «È un bene, visto che la crescita economica del nostro Paese passa attraverso l’occupazione giovanile» sostiene Lorenzo De Sio. «Le proposte dei partiti per incentivarla sono tutte buone: dagli sgravi fiscali alle aziende del centrodestra alla pensione di garanzia per i lavoratori discontinui del centrosinistra, fino alle assunzioni nella pubblica amministrazione dei 5 Stelle. Come sempre, bisogna vedere quanto funzioneranno e se ci saranno soldi per applicarle. Non solo: vanno potenziate con altre iniziative come la riduzione del costo del lavoro e il funzionamento dei centri per l’impiego».

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