vintage e hightech

Per vendere il vintage devi essere hitech

Negozi, stilisti e fiere hanno bisogno di piattaforme e nuove app per alimentare un giro d’affari che è in costante crescita, quello del vintage. In Italia e all’estero

La vera partita del vintage si gioca online

Stilisti e progettisti ripropongono modelli degli anni Ottanta, i brand rievocano la loro immagine passata per fare colpo sui clienti e i mercatini glam sono sempre più affollati. Ma la vera partita del vintage oggi si gioca online: l’app italiana Depop in pochi anni è sbarcata negli Stati Uniti, ha assunto 70 dipendenti e adesso vale 38 milionidi euro. Promette bene anche il nuovo Vintag.store dove cerchi abiti e oggetti scegliendoli per categorie precise e per decade di produzione.

«L’accoppiata rétro e web funziona e può dare lavoro a patto che i professionisti siano formati e capaci» spiega Francesca Zurlo, coordinatrice del nuovo corso Vintage System all’Istituto europeo di design. «In Italia, per esempio, c’è ancora tanta confusione tra vintage e usato: il primo non è quello che trovi nell’armadio di casa né, tantomeno, l’invenduto di due stagioni prima. È uno stile con criteri precisi: i capi o gli oggetti devono avere almeno 20 anni e una particolarità che li renda unici, come il tessuto, la lavorazione o il disegno tipici di un’epoca».

Se il settore del vintage ti appassiona, sei disposta a studiare e diventare un’esperta, per te si aprono tante strade. «Sul mercato mancano prima di tutto i buyer» assicura Zurlo. «Le case di moda che vogliono riproporre lo stile del passato hanno bisogno di persone che vadano a caccia di idee e servono negozianti off e online capaci di fare un lavoro serio di selezione su epoche e qualità e di certificare un capo come fa l’antiquario con i mobili».

Prima ti prepari
Il vintage è una cultura a tutti gli effetti e così bisogna viverla e farla propria. «Oggi ci sono tante occasioni per trovare contatti utili nel settore» spiega Cécile de Gatty, vintage blogger (larmadiodeldelitto.com) e contributor per riviste di moda e trasmissioni tv. «Le grandi città italiane ed europee sono piene di hair salone make up artist appassionati di estetica pin up, le scuole di ballo organizzano workshop di swinge lindy hop, e a Senigallia ogni estate si tiene il Summer Jamboree, il più grande festival anni Cinquanta in Europa. Io mi sono fatta una cultura guardando film, ascoltando musica, girando perle boutique. La rete mi ha permesso di entrare incontatto con altri appassionati e specializzarmi nel lusso dagli anni Sessanta agli Ottanta cheora vendo su Depop».

Poi cerchi il corso giusto
«Spesso gli appassionati di vintage hanno le idee confuse» spiega Elisa Motterle che tiene lezioni di Vintage Styling a Milano (vintagestyling.it). «Così ho pensato a un corso con la consulente di immagine Rossella Migliaccio: insieme insegniamo le tecniche percapire come datare un abito, per esempio in base al tipo di cucitura o alla posizione della cerniera. Le lezioni sono frequentate da venditori che vogliono essere consapevoli di ciò che offrono aiclienti, da wedding planner ai quali viene chiesto un matrimonio dal sapore retrò, da decoratori di interni che vogliono creare stili originali e da semplici appassionati. In più, offriamo un servizio di consulenza per i tre mesi successivi alla fine degli incontri».

Il vintage piace perché permette di creare uno stile originale e unico rispetto alla moda globalizzata ma il campo è così vasto che conviene specializzarsi in un settore, per esempio una decade come gli anni Trenta, o un oggetto, come le zeppe dei Settanta.

Altri suggerimenti utili li trovi alla Milano Vintage Week (dal 31 marzo al 2 aprile, milanovintageweek.com), al Next Vintage di Pavia (dal 22 al 25 aprile, belgioioso.it) e al Future Vintage Festival di Padova (in autunno, vintagefestival.org).

E, infine, sbarchi in rete
Se vuoi vendere il vintage online puoi farlo gratis con gli spazi web dedicati come Depop e Vintag, specializzandoti e lavorando sulla ricerca. Se invece vuoi aprire la tua piattaforma, segui l’esempio di Sara e Stefania le ideatrici di heyfoo.it, un sito che scova, fotografa, descrive e vende online oggetti d’antan per la casa. «Abbiamo intercettato due bisogni: da una parte i piccoli venditori e mercatini non hanno la forza, il tempo e le competenze per promuoversi online e trovare clienti. Dall’altra, gli appassionati non hanno la possibilità di girare per mercati e non trovano merce garantita: noi facciamo da tramite».

Per aprire una piattaforma oggi conviene registrarsi come startup innovativa e presentare il progetto a un incubatore che si occupa di imprese in rete. «Noi siamo state aiutate a creare un business plan, affrontare la burocrazia e capire come partecipare ai bandi per i finanziamenti».

Per realizzare il sito è meglio scegliere una webagency specializzata in e-commerce: conosconole piattaforme più adatte e danno consigli sulla vendita. Due esempi? Etsy.com, il sito nato per il fai da te dove anche le appassionate di vintage vendono i loro capi, e marketplace.asos.com dove puoi aprire la tua boutique virtuale.

I DATI DEL FENOMENO VINTAGE

l 50% degli italiani under45 vende e acquista oggetti e capi usati, il 40% lo fa online. Gli amanti del vintage sono l’8% e ciascuno spende ogni anno circa 1.980 euro online (ricerca Doxa per Subito.it). Sul fronte dell’usato, secondo i dati della Camera di Commercio di Milano, negli ultimi anni il mercato è cresciuto costantemente (+1,5% nel 2016) e dà lavoro a 3.480 imprese. Le città più sensibili al fenomeno sono Roma (dove il trend è aumentato del 10,9%), Milano (+7,8%) e Torino (+5,7%). La Second Hand Economy genera un volume di affari pari a 18 miliardi di euro, l’1% del Pil.

Riproduzione riservata