Burkini: cos’è e perché in Francia lo vietano

Vietato andare in spiaggia con il burkini. Lo hanno stabilito alcune località di mare francesi, dalla Costa Azzurra alla Corsica, sollevando polemiche in tutta Europa.

Che cosa è?

Il burkini è un costume da bagno che copre interamente il corpo, lasciando liberi viso, mani e piedi. E’ stato introdotto per la prima volta in Australia nel gennaio del 2006. Obiettivo: permettere alle islamiche di andare in spiaggia. Secondo il Corano, infatti, non è lecito per le donne mostrarsi in pubblico nude, per non attirare la morbosità degli uomini. La possibilità di frequentare stabilimenti balneari sarebbe ammessa solo a corpo coperto, secondo le indicazioni dei leader religiosi islamici.

Quando e come è nato?

L’idea viene, 10 anni fa, a una stilista di Sydney: Aheda Zanetti, figlia di una libanese. Vuole trovare un sistema per consentire alle donne musulmane di diventare bagnine. In Australia chi fa questo lavoro abbia una “divisa” alla Baywatch che, di fatto, esclude le islamiche. Aheda trova la soluzione: un  due pezzi che sembra un tutt’uno, leggero e comodo, per consentire di correre e nuotare. Usa il rosso (il colore dei bagnini) e il giallo (un richiamo alla sabbia). E’ una rivoluzione: al successivo corso di formazione per bagnini, su 22 giovani musulmani, si iscrivono anche 3 allieve. «Volevo convincere le donne musulmane che nuotare non è un peccato» dice la stilista. «Oggi i mariti vengono a comprare costumi da bagno per la moglie e le figlie, in modo che tutta la famiglia possa andare in spiaggia». Nel 2006 anni fa il burkini veniva venduto a 65 sterline australiane. Adesso, su ebay, si trovano modelli a partire da 13,79 agli oltre i 60 dollari americani, spese di spedizione escluse.

Perché è stato vietato in Francia?

All’inzio di agosto, a poco più di un mese dalla strage di Nizza, il sindaco di Cannes ha emesso un’ordinanza per vietare l’utilizzo del burkini sulle proprie spiagge. Il motivo? Quel costume «manifesta in maniera ostentata un’appartenenza religiosa» e quindi «rischia di creare disturbo all’ordine pubblico». L’ordinanza vieta «l’accesso alle spiagge e ai bagni» alle persone «che non hanno una tenuta corretta, rispettosa del buon costume e della laicità, che rispetti le regole d’igiene e di sicurezza dei bagnanti nel dominio pubblico marittimo». Stesso divieto in altre 3 cittadine della Costa Azzurra e a Sisco, un paese della Corsica, dove la decisione è stata presa dopo una lite (con 5 feriti) scoppiata in spiaggia tra famiglie di origini nordafricane e giovani locali proprio sul contestato burkini.

Quali polemiche ha creato?

Il premier francese Manuel Valls ha sostenuto le ragioni dei 2 sindaci: «Il burkini non è una nuova gamma di costumi da bagno o una moda. È la traduzione di un progetto politico, di contro-società, fondata sulla sottomissione della donna. Le autorità musulmane devono anch’esse condannare il velo integrale, condannare quegli atti di provocazione che creano le condizioni di uno scontro». Intanto sono fioccate le prime sanzioni: 3 donne sarebbero state multate a Cannes, altre 6 sarebbero state richiamate all’ordine. La Lega dei diritti dell’uomo (Ldh) e il Collettivo contro l’islamofobia in Francia (Ccif) si sono detti contrari e hanno chiesto se questa decisione delle autorità francesi valga anche per le suore cattoliche, per chi va in spiaggia con la kippah ebraica e chi indossa le catenine con crocifisso. Critico anche il nostro ministro degli Interni, Angelino Alfano: in una intervista al Corriere della Sera, ha detto che la nostra risposta ai terroristi non deve diventare «mai provocazione, potenzialmente capace di attirare attentati».

Ma è un simbolo religioso?

Lo abbiamo chiesto a Marco Orioles, sociologo ed esperto di Islam in Europa: «Il burkini non è un simbolo religioso. E’ solo uno degli indumenti che l’Islam politico vorrebbe imporre alle proprie donne. Qui c’è un tentativo di “ri-islamizzare” la popolazione musulmana d’Europa e di fare in modo che mostrino anche con le apparenze esteriori la loro appartenenza islamica. Diverse organizzazione islamiche lo impongono per “tenere unito il gregge” e per catechizzarlo. Istillare il criterio del pudore nelle donne è uno degli strumenti per conquistare il loro consenso e quello dei mariti prima di tutto. Il burqa e il burkini sono invenzioni moderne, che non hanno nulla a che vedere con le loro tradizioni. Il Corano vieta la nudità, non parla di velo».

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