Tutti i segreti dell’anestesia, il sonno che intimorisce

  • 03 02 2021
L’idea di affrontare l’anestesia generale spesso intimorisce chi si appresta a sottoporsi a un intervento chirurgico, evento già di per sé sufficientemente stressante. Ecco allora tutto ciò che c’è da sapere, districandosi tra fake news e timori mal riposti.

Cosa distingue l’uomo da qualsiasi altro essere vivente? La propria “coscienza”, l’essere in sé, vigili e consapevoli. Ecco allora che l’incoscienza indotta intimorisce: si è tratti in una zona grigia, in balìa di altri. Se a queste premesse, come dire, “filosofiche”, si aggiungono anche timori ingiustificati e falsa informazione, ecco chiudersi il cerchio della confusione che regna attorno alla pratica dell’anestesia generale. Per questa ragione, è stata messa a punto una campagna di informazione che mira a chiarire, una volta per tutte, i principali dubbi legati alle procedure anestesiologiche. La campagna si chiama “AdOcchiAperti” ed è stata voluta da MSD Italia con il patrocinio della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva.

Il primo dubbio da fugare è quello che ruota attorno alla figura dello stesso anestesista, che è fondamentale per la buona riuscita dell’intervento e per la rapida ripresa del paziente. L’Anestesista, che è anche necessariamente Rianimatore, è un medico specializzato (specializzazione che dura 5 anni in Italia), che esercita su grandi volumi di casi per anni per mantenere la competenza, garantendo quella sicurezza clinica che ogni paziente si aspetta. Conseguenza? L’anestesiologia moderna è considerata altamente sicura. Per saperne di più abbiamo sottoposto alcune domande alla Dott.ssa Flavia Petrini, medico chirurgo specialista in Anestesia e Rianimazione dal 1983, accademico presso l’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara, nonché presidente della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI).

Come “funziona” l’anestesia generale? Quali sono i farmaci e le tecniche oggi utilizzate per realizzare un’anestesia sicura?

Le tecniche di anestesia utilizzabili sono molteplici e si possono distinguere schematicamente in anestesia locale, sedazione e anestesia generale.

Nell’anestesia generale, ottenibile combinando fra loro farmaci di natura diversa,l’annullamento della coscienza, ma anche il controllo delle funzioni respiratoria, cardiocircolatoria e neuromuscolari vengono modulate farmacologicamente e controllate con tecnologie che consentono di monitorare l’effetto dei farmaci e adeguare l’anestesia alla fase dell’intervento chirurgico. La tecnica anestesiologica e la sua indicazione sono scelte dallo specialista sulla base della necessità e di una valutazione dei rischio/benefici. Il paziente in anestesia generale è incosciente e insensibile al trauma chirurgico e al dolore e le funzioni vitali sono sostenute (controllate).

Quando possibile, invece, sono adottate tecniche di anestesia locale in base all’intervento, mentre per contenere lo stato di ansia o di agitazione del paziente (o per soggetti non collaboranti) si utilizza la sedazione, il cui livello può essere modulato.

Cosa avviene durante la visita anestesiologia?

La visita anestesiologica purtroppo troppe volte viene percepita dai pazienti e dai familiari come un semplice atto burocratico. Viceversa è proprio valutando il paziente che l’Anestesista Rianimatore può organizzare al meglio le indagini necessarie ed il percorso necessario alla migliore preparazione all’intervento, ma anche alla riduzione del rischio di complicanze.

La visita anestesiologica serve all’anestesista per conoscere il paziente e i suoi caregiver, per approfondire l’analisi delle sue patologie e per informare su tutto ciò che succederà in sala operatoria, chiarendo dubbi e informando riguardo al tipo di anestesia e alle attenzioni utili per affrontare al meglio il periodo pre, intra e postoperatorio.

La paura di non svegliarsi è molto frequente?

È proprio durante la visita anestesiologica che spesso diventa evidente quanto sia percepito come misterioso il meccanismo che fa perdere il controllo della mente e il controllo delle proprie reazioni. Ovviamente la paura del dolore e delle complicanze della malattia, portano alle domande più frequenti. Fra queste la paura di non risvegliarsi dal sonno farmacologico è abbastanza ricorrente, ma facilmente controllabile spiegando come il metabolismo dei farmaci e le modalità con cui si esauriscono il loro effetti sono scienza nota.

Come avviene il risveglio?

A fine intervento, il paziente recupera gradualmente coscienza e funzioni autonome, che vengono verificate e monitorate fino alla dimissibilità dalla Sala Operatoria. Esistono farmaci in grado di ottimizzare tempi e modalità della fase di risveglio eliminando l’anestetico in circolo e mettendo in sicurezza il paziente. A quel punto il paziente viene accompagnato al reparto di degenza, fornendo istruzioni scritte a medici e infermieri su prescrizione di farmaci, infusioni, su come trattare il dolore qualora aumentasse e su eventuali precauzioni specifiche da attivare.

Da quante ore dall’intervento occorre rimanere digiuni?

Non è innanzitutto vero che si debba rimanere senza mangiare e bere già dalla sera prima dell’intervento, o sempre per moltissime ore.

Le raccomandazioni della letteratura indicano che il paziente adulto prima dell’intervento rimanga digiuno da almeno 2 ore per i liquidi chiari (acqua, the, succhi di frutta/spremute senza polpa, bevande pronte diluite non gasate), e da almeno 6 ore per i cibi solidi. Nel paziente pediatrico l’attuale regime raccomandato è di 6 ore per il digiuno dai solidi e derivati del latte, 4 ore dal latte materno, 2 ore dai liquidi chiari, ma si sta discutendo per ridurre ulteriormente la restrizione.

Quali sono gli effetti collaterali?

Un altro mito difficile da sfatare è quello che nausea e vomito non si possano controllare perché si deve ‘smaltire’ l’anestesia. Non è vero: nausea e vomito possono essere controllati, non solo con farmaci. Gli effetti collaterali più comuni (da 1 su 10 a 1 su 100 pazienti) all’anestesia possono quindi essere considerati:

– secchezza delle fauci e mal di gola: correlato al posizionamento del tubo endotracheale. Si risolve spontaneamente come la secchezza delle mucose orali.

– nausea-vomito: dipendono dai farmaci utilizzati, dal tipo di intervento (chirurgia addominale, chirurgia del collo) e dalla predisposizione individuale (mal d’auto, mal di mare). Possono essere trattati ma non sempre eliminati completamente.

– stato confusionale e/o alterazioni della memoria: soprattutto in pazienti anziani, alcune attenzioni consentono di ridurre il rischio di delirium

– cefalea, senso di debolezza e capogiri soprattutto alzandosi rapidamente: dovuti a farmaci, stress, predisposizione individuale e intervento sono effetti transitori

– brivido: condizionato dal tipo di anestesia e dalla durata dell’intervento; prevedibile, trattabile e prevenibile

Le complicanze che devono far preoccupare e non è sempre facile prevenire, sono invece le infezioni chirurgiche.

Si parla sempre più di “tailored anesthesia”.  È possibile adattare l’anestesia in base al tipo di paziente?

Oggi si presta molta attenzione nell’adottare strategie che possono essere definite “sartoriali”, che combinano alla sedazione più o meno profonda e all’anestesia generale praticata con farmaci a rapida eliminazione o complementari, i vantaggi delle tecniche di infiltrazione di plessi nervosi, sempre più sicure e mirate anche grazie allo sviluppo delle tecniche ultrasonografiche.

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