Matrimonio religioso

Annullamento del matrimonio religioso: ecco che cosa cambia

In coincidenza con l'avvio del Giubileo è partita la riforma dei processi per la dichiarazione di nullità dei matrimoni religiosi. Cause semplificate e tempi più rapidi tra le novità. L'avvocato ci aiuta a capire come funziona il nuovo sistema voluto da papa Francesco

Cause semplificate. Tempi più rapidi. Un tribunale ecclesiastico in ogni diocesi o comunque vicino a casa. E costi ridotti e contenuti, se non azzerati. In sordina, in coincidenza con l’avvio del Giubileo, è partita la riforma dei processi per la dichiarazione di nullità dei matrimoni religiosi.

Le richieste cominciano ad arrivare. Per ottenere i primi risultati, le sentenze veloci, ci vorrà ancora un po’ di tempo, perché c’è qualche aspetto pratico da mettere a punto. Ma il dado è tratto. È stato cambiato un capitolo del diritto canonico rimasto uguale per tre secoli. I cardini del nuovi sistema –  voluto da papa Francesco e introdotto direttamente dal pontefice con due lettere apostoliche motu proprio – li illustra l’avvocato Dario Gargano, vicepresidente laico della Associazione canonistica italiana.

In quali casi si può chiedere l’annullamento?
“Una delle novità – spiega l’esperto – è l’introduzione del processo breve, un rito semplificato, più snello e rapido. Viene ammesso quando la domanda di nullità del matrimonio è proposta da entrambi i coniugi o da uno dei due, con il consenso dell’altro”. I partner, dunque, devono essere d’accordo. Ma non basta. Le cause di nullità devono essere palesi e sostenute da argomenti “particolarmente evidenti”. Qualche esempio? La brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, il mantenimento di relazione extraconiugale al tempo delle nozze o subito dopo, l’aver nascosto di essere sterili, portatori di una grave malattia contagiosa o genitori di figli nati da un precedente rapporto”.

Dove saranno i tribunali?
La figura dei vescovi diocesani diventa centrale. Papa Francesco auspica “che nelle grandi come nelle piccole diocesi il vescovo non lasci completamente delegata agli uffici della curia la funzione giudiziaria in materia matrimoniale”. Concretamente potrà essere lui stesso giudice, nel processo breve, o nominarne uno. In ogni diocesi, se le condizioni lo consentono, ci dovrà essere un tribunale.

Quante sentenze occorrono?
“Con il sistema precedente – spiega sempre il rappresentante di giuristi e avvocati rotali – per la dichiarazione di nullità erano necessari due pronunciamenti concordi di due tribunali, quello di primo grado e quello di secondo. Da qui in avanti basta una sentenza, sempre che uno dei due coniugi non faccia appello e che i motivi del ricorso siano ritenuti fondati”.

A chi ci si deve rivolgere?
Si sta ridisegnando la geografia giudiziaria territoriale. “I coniugi si potranno rivolgere al tribunale diocesano del loro territorio o, se non esiste, in quello più vicino a loro. Fino ad ora il tribunale di riferimento era quello regionale. È evidente che così diminuiranno le spese di trasporto e i disagi legati a spostamenti più lunghi per i non residenti“. Gli appelli potranno essere proposti alla sede più importante della zona, oltre che alla Sacra Rota. Le cause di nullità trattate con il rito tradizionale sono affidate a un collegio di tre giudici e in teoria dovrebbero terminare  entro un anno, secondo il dettato del papa. “Il presidente – continua l’avvocato Gargano – resta un chierico, cioè un appartenente al clero, mentre gli altri due colleghi possono essere laici. Se non è possibile costituire un tribunale collegiale in diocesi o nel vicino tribunale, il Vescovo deve affidare la causa a un unico giudice chierico che si associa due assessori, persone esperte in scienze giuridiche ed umane”.

Quanto costa?
Papa Francesco dice che “la gratuità deve essere assicurata – per quanto possibile – salvo la giusta e dignitosa retribuzione degli operai del tribunale”. “Anche per questo aspetto – precisa lo specialista – sono state chieste istruzioni alla Cei. C’è bisogno di capire se resterà valido il tariffario attuale, con importi sostenibili, o se ci saranno riduzioni e in particolare per i processi brevi”.

Per una causa di primo grado il coniuge che chiede la nullità con le tabelle in vigore paga 525 euro, per l’altro la spesa è dimezzata. E poi ci sono le parcelle dei patroni, come vengono chiamati gli avvocati, “colleghi che devono avere la laurea in diritto canonico e anche una specializzazione extra di tre anni e un diploma ad hoc, se vogliono esercitare davanti alla Rota romana.

Per gli onorari ad oggi “Il tetto massimo è fissato in 2.992 euro, esclusi Iva e contributo per la cassa previdenziale dei legali, il minimo non può scendere sotto i 1.575″. Le consulenze psichiatriche e psicologiche richiedono ulteriori esborsi. “Ma non è vero che i processi per le nullità dei matrimoni fin qui siano stati accessibili solo per le persone ricche. Ricordo – ripete Dario Gargano – che c’era e c’è il patrocinio gratuito e che per situazioni economiche particolari è già ammessa l’esenzione parziale o totale dalle spese fisse”.  

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