Bere troppo caffè riduce la materia grigia del cervello?

Uno studio svizzero mostra una riduzione di materia grigia in chi beve fino a 4-5 tazze di caffè. Un effetto che pare temporaneo e reversibile ma che invita a regolarsi

È difficile trovare un luogo in Italia dove il caffè non sia un must, che sia sorseggiato appena svegli, a metà mattina o dopo pranzo. C’è anche si spinge a berlo a cena, per nulla intimorito dall’eventualità di faticare ad addormentarsi. Eppure potrebbe esserci un’insidia maggiore dietro l’aroma sprigionato dalla moka: il rischio che il cervello si “rimpicciolisca”. È quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Cerebral Cortex e condotto dai ricercatori dell’Università di Basilea in Svizzera, che hanno preso in esame gli effetti dell’assunzione di caffeina sul cervello e sul sonno. Ecco cosa è emerso.

Secondo i ricercatori, troppo caffè fa male al cervello

«L’assunzione eccessiva di caffè potrebbe compromettere la capacità di elaborazione delle informazioni, oltre che la funzione cognitiva». A dirlo è stata Carolin Reichert, del team di ricercatori elvetici, che ha esaminato le conseguenze dell’assunzione di circa 4/5 tazzine di caffè al giorno su un gruppo di 20 soggetti sani (esattamente 3 porzioni da 150 milligrammi), per un periodo di 10 giorni. Nei dieci giorni successivi, invece, è stato offerto un placebo. Analizzando l’elettroencefalogramma (EEG) dei partecipanti allo studio, gli esperti hanno scoperto una riduzione della materia grigia.

C’è quindi da preoccuparsi?

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Un effetto temporaneo da approfondire

I ricercatori hanno voluto tranquillizzare il popolo di caffè addicted, chiarendo che potrebbe trattarsi di un effetto solo temporaneo, dato che a distanza di dieci giorni tale alterazione non sembrava persistere». In ogni caso gli effetti principali sono stati notati nel lobo temporale mediale destro, precisamente nella regione dell’ippocampo, dunque quella deputata al consolidamento della memoria. C’è da allarmarsi? «Direi di no, perché il campione preso in esame è molto ridotto e per un tempo altrettanto limitato. Bisognerebbe anche capire se i soggetti dello studio fossero già in una fase di neuro-degenerazione oppure no» chiarisce Francesco Balducci, medico anti-age e nutrizionista. Gli stessi ricercatori elvetici hanno precisato che, se è vero che esiste un impatto della caffeina sul cervello, occorre approfondirne la portata. Ma quanto se ne dovrebbe bere per non correre rischi?

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Meglio non superare le tre tazzine

Secondo le raccomandazioni internazionali, supportate dalla onlus statunitense Mayo Clinic, non si corrono rischi con un’assunzione quotidiana fino a 400 mg di caffeina: considerando che una tazza da 240 ml ne contiene circa 96 mg, significa circa 3 o 4 tazze al giorno, anche se la caffeina rilasciata con la moka, essendo il processo più lento, è maggiore. «In genere si ritiene che la dose da non superare sono le tre tazzine al giorno. Naturalmente dipende anche dal profilo costituzionale, dal cosiddetto polimorfismo genetico: significa che un soggetto a metabolizzazione lenta è bene che stiano sotto le 3 tazzine e preferibilmente da consumare nella prima parte della giornata, mentre i metabolizzatori rapidi possono anche consumarle nella seconda parte della giornata» spiega Balducci.

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Gli effetti positivi per emicrania e digestione

«Il caffè contiene caffeina che è una sostanza nervina, appartiene alle metilxantine che hanno un noto effetto eccitante. Può dare benefici se non si supera una certa dose, come sempre in natura» chiarisce il medico. Il caffè agisce rapidamente sui centri nervosi aumentando la soglia dell’attenzione e contribuendo al noto senso di benessere. «La caffeina è un vasocostrittore a livello di sistema nervoso centrale, quindi cerebrale, e per questo può aiutare a combattere alcuni tipi di emicrania, le cosiddette emicranie vasomotorie, mentre ha un effetto vasodilatatore a livello cardiaco, favorendo un maggior afflusso di sangue al cuore» spiega il medico nutrizionista. Un tempo considerata “dopante”, dal 2005 la WADA ha tolto la caffeina dalla lista delle sostanze proibite, pur considerando la sua azione come “stimolante” a livello muscolare.

Infine è capace di aumentare la secrezione acida gastrica favorendo quindi la digestione. Ovviamente tutto sta alle dosi che, se eccessive, possono portare ad alterazioni del ritmo cardiaco, stati di ansia e insonnia.

«Ci sono numerosi studi che confermano i benefici della caffeina entro certi livelli, così come studi che ne mostrano le controindicazioni oltre certe misure. Come ricordato, non siamo tutti uguali: la stessa quantità di caffeina può avere effetti diversi a seconda dei soggetti. In conclusione, è fondamentale valutare la condizione di base del singolo individuo» conclude Balducci.

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