Francese di nascita ma africano d'adozione, il commissario tecnico del Marocco, con un passato da calciatore, è stato eletto dalla Rete l'allenatore più bello dei Mondiali

Classe 1968 (è nato il 30 settembre), francese di nascita ma africano d’adozione, per gli esperti di calcio Hervé Renard è già il re d’Africa – con Zambia e Costa d’Avorio ha alzato la Coppa d’Africa – mentre per tutti gli altri è il sosia “fascinoso” di Jaime Lannister del Trono di Spade. Insomma, anche se la squadra che allena, il Marocco, è appena uscita da Russia 2018, il bel Hervé si porta comunque a casa un trofeo ambito: il web lo ha infatti incoronato “il più affascinante commissario tecnico dei Mondiali“.

Capello biondo, lungo quanto basta per doversi sistemare il ciuffo (gesto che impressiona da sempre noi donne), pelle color caramello e fisico asciutto con muscoli scolpiti, sono bastate poche inquadrature per mandare in tilt i social network e consegnargli il titolo di allenatore più bello del Mondiale.

Nato in Savoia e cresciuto con mamma Danielle segue fin da piccolo la sua passione per il calcio ma qualche partita nel massimo campionato transalpino non riesce a farne comunque un calciatore professionista e così, a soli 29 anni decide di buttarsi nel mondo dell’allenamento appendendo definitivamente le scarpette al chiodo.

Guida il Draguignan prima di diventare tecnico professionista e volare in Cina insieme all’esperto Claude Le Roy, di cui diventerà assistente. Dall’Estremo Oriente all’Africa il passo è breve ma difficile perché dovrà passare da alcune fallimentari esperienze in Inghilterra e Francia prima di affermarsi in quel continente dove, fino al 2008, non era stato mai neppure in vacanza.

Parte come assistente di Le Roy in Ghana, poi in Zambia come primo allenatore. E i risultati non tardano ad arrivare perché vince la Coppa d’Africa proprio con lo Zambia nel 2012, poi concede il bis con la Costa d’Avorio nel 2015, una doppietta senza precedenti. Infine arriva la sfida col Marocco e la qualificazione al Mondiale.

E poco importa ora se la sua squadra non ha passato il turno perché la partecipazione ci ha comunque permesso di conoscere Hervé Renard.

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