I 60 anni di Paolo Bonolis: da Bim Bum Bam ad Avanti un altro

  • 14 06 2021
Ha alle spalle più di 40 anni di carriera ed è uno dei conduttori più amati della nostra televisione: dalla tv dei ragazzi negli anni 80 al preserale moderno fino a Sanremo, ecco tutto quello che devi sapere sul mattatore

Istrionico, dissacrante, incontenibile, irriverente e precursore fin dai suoi primi passi in televisione negli anni Ottanta, Paolo Bonolis festeggia il 14 giugno i suoi primi 60 anni con oltre 40 di carriera alle spalle e un universo televisivo che lo ha certamente reso in questi decenni uno dei conduttori più interessanti della televisione italiana.

Gli esordi in Tv

Chi di noi è cresciuto a pane e cartoni animati, non può non ricordarsi del giovane Bonolis, allora protagonista della lunga striscia pomeridiana Bim Bum Bam, in tandem con Licia Colò e il mitico pupazzo Uan, con cui per otto anni ha tenuto compagnia ai ragazzi dalle frequenze di Italia 1.

Paolo Bonolis ha contagiato tutti con la sua incontenibile voglia di giocare, senza filtri né ipocrisie. Il mattatore romano è stato spesso accusato (con show come “Beato tra le donne” o “Ciao Darwin”) di fare una televisione “bassa” e talvolta “volgare”, spinta a solleticare gli istinti più animaleschi della razza umana.

In realtà in questo suo gioco delle parti c’è grande intelligenza e capacità di costruire spettacoli alternativi anche se di alternativo c’è poco: Bonolis riesce in maniera naturale a creare l’effetto comico anche su temi più ostici e imbarazzanti. Il tutto farcito dai suoi ormai mitici termini aulici o alquanto desueti che gli occorrono per amplificare l’effetto.

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“Il senso della vita”

La profonda cultura di Bonolis così come la sua eccezionale capacità di entrare in contatto e stabilire un rapporto di fiducia con il suo interlocutore (soprattutto con i più piccoli) è arrivata nel 2005 con “Il senso della vita” – andato in onda fino al 2008 e poi ancora nel 2011 – il programma che il conduttore sogna ancora di portare sul piccolo schermo e che è stato per molti un’isola felice della nostra televisione.

Uno dei suoi programmi più belli, sicuramente il più intimo e profondo, che il pubblico gli richiede a gran voce. Con profondità e originalità, Paolo Bonolis sapeva tirar fuori dai personaggi emozioni e sfumature reali e non finte come succede nella maggior parte dei talk: in questa programmazione fin troppo urlata, potrebbe far respirare un po’ d’aria buona di cui si sente tanto la mancanza.

L’autobiografica “Perché parlavo da solo”

L’intrattenitore ha portato a casa 16 Telegatti e 15 premi Regia, raccontati attraverso ricordi ed emozioni nella sua autobiografia del 2019 “Perché parlavo da solo”: un bagaglio che, come fece suo padre con lui, vuole lasciare ai figli perché la loro vita sia meno faticosa della sua, ma anche a tutti coloro che lo hanno apprezzato e pure criticato. Un flusso appassionato e coinvolgente di pensieri e di domande che Paolo Bonolis si fa per capire qualcosa di più sul mondo, sulla felicità, sulla televisione, sullo stupore, sull’amore e la famiglia, sulla tecnologia che non rispetta i ritmi della biologia, sullo sport che è passione, su Roma (‘sti cazzi), sull’uomo che è l’animale con la spocchia.

La famiglia, i figli e le due mogli

Cinico, affilato e tagliente, Bonolis compie i suoi 60 anni senza troppo clamore, coerente con il riserbo cui non ha mai rinunciato. Fin dal 1983 quando sposò la psicologa statunitense Diane Zoeller, madre dei suoi due figli, Stefano e Martina, e poi con Sonia Bruganelli, sua moglie dal 2002 e l’unica che lo abbia aiutato a «costruire un ponte tra questi due mondi, tra queste due famiglie». Bonolis, che con la Bruganelli ha avuto Silvia, Davide e Adele, ha raccontato nell’autobiografia come la prima paternità sia arrivata improvvisamente, quando ancora era troppo giovane per «Rinunciare alle mie esigenze». È stata proprio Sonia a permettergli di ritrovare i figli tornati negli Stati Uniti dopo il divorzio. «Oggi, finalmente, siamo vicini», ha spiegato Bonolis a Verissimo, raccontando il matrimonio del figlio con Candice Hansen e la “nonnitudine” arrivata grazie a Martina.

Con Sonia Bruganelli c’è un legame molto forte, intenso, che è andato oltre le difficoltà e la crisi arrivate con loro primogenita Silvia nata con un problema cardiaco molto grave, immediatamente operata ma che, a causa di un’ipossia cerebrale ha subito danni motori e neurologici.

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