Pausa pranzo: quanto deve durare?

  • 12 01 2018

Nell'ultimo rinnovo del loro contratto, gli statali hanno difeso la durata della pausa pranzo in 30 minuti. È troppo o troppo poco? 

Qual è il tempo giusto da dedicare alla pausa pranzo? Dopo le discussioni sull’opportunità di ridurre il pasto degli statali sotto i 30 minuti (ipotesi poi rientrata e rimasta a mezz’ora nel rinnovo del contratto fissato a fine dicembre 2017), abbiamo deciso di indagare.

Perché la pausa pranzo non va saltata

Secondo una recente indagine Doxa-Ancit, sono parecchi gli italiani che trangugiano il pranzo in pochi minuti, restando sempre connessi (il 13 per cento). Il 18 per cento addirittura salta il pranzo. Abitudini, entrambe, dannose. «Evitare di mangiare in pausa pranzo è la cosa peggiore che si possa fare ed è il modo migliore per ingrassare» spiega Maurizio Fiocca, nutrizionista biologo e docente di nutrizione ai corsi di Regione Lombardia per gli ausiliari socio sanitari delle Rsa (residenze per anziani). «Se l’organismo va in deficit di cibo, all’occasione successiva la fame è prepotente e si mangia di più in poco tempo. La pausa va fatta e deve avere una durata minima».

Quanto deve durare la pausa 

«Il break deve durare almeno 20/30 minuti. È importante per prevenire malattie come il diabete: se si mangia in fretta le cellule faticano a rispondere all’ormone dell’insulina e il glucosio permane nel sangue facendo aumentare la glicemia» prosegue l’esperto. «L’ideale è non scendere mai sotto i 15 minuti. Si consiglia però di mangiare in un tempo che vada dai 20 minuti in avanti, perché lo stimolo della sazietà è un processo lungo, che avviene dopo 20 minuti o mezz’ora da quando abbiamo cominciato a mangiare. Non capiamo subito se siamo sazi, così in 20 minuti rischiamo di mangiare tutto quello che abbiamo davanti pensando di avere fame molto più di quanto se ne abbia davvero. La sazietà è un percorso fisiologico e ha bisogno di tempo: 10 minuti non bastano».

Cosa mangiare

Com’è la pausa pranzo ideale? «Un primo e un contorno con un cucchiaino di olio e un frutto è più che sufficiente» prosegue l’esperto. «L’ideale è scegliere sempre cibi semplici, sia che ci si porti il pranzo da casa, sia che si mangi in mensa o al bar» continua il nutrizionista. «Puntare su piatti elaborati è come fare il make up al cibo, vuol dire arricchire il piatto di grassi e zuccheri. Oltre a farci spendere di più. L’ideale è una porzione di pasta, oppure una insalata con tonno o due uova sode o un pezzettino di formaggio e un po’ di affettato. Poi un piccolo panino e un frutto. Frutta e verdura non devono mancare mai».

Quanto si risparmia portando il pasto da casa

L’85 per cento di chi mangia fuori casa, si porta il pranzo: una scelta, oltre che salutare, anche più economica. «Un piatto di pasta al pomodoro può costare 10 centesimi. Aggiungendo un po’ di lattuga e un frutto si spende al massimo un euro» conclude l’esperto. Tra gli altri, il 29 per cento si affida al delivery, il 20 per cento pranza alla mensa aziendale, il 14 per cento al bar o alla tavola calda. 

di Carla Colmegna

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