Plogging parco ragazze rifiuti

Plogging, raccogliere rifiuti mentre si corre o si cammina

In montagna, al mare, nei parchi. Sono sempre di più gli italiani che, quando vanno a camminare, correre o pedalare, si portano dietro guanti e sacchetti... E raccolgono rifiuti. «È il nostro modo di unire la passione per lo sport alla cura della natura»

«È un lavoro sporco ma qualcuno deve pur farlo» è diventato un modo di dire che sembra perfetto se riferito ai “plogger”. Ovvero, coloro che durante il tempo libero, mentre fanno trekking, corrono o vanno in bici, puliscono prati, boschi, argini e sentieri: non per obbligo, ma per amore della natura. Denise Conforti, 42 anni, ha scoperto di essere una di loro durante il lockdown, quando ha perso il lavoro. Abita a Nuvolento, nel Bresciano, paese di poco più di 3.000 anime, e non ama certo stare ferma: è anche preparatrice atletica e cicloguida.

Da sempre cammina e va in bici nei sentieri vicino a casa ma, dal marzo scorso, per le sue uscite non ha solo indossato scarpe e abbigliamento comodo: si è anche dotata di guanti e sacchetto della spazzatura. «La gente, quando mi vedeva tornare, mi chiedeva: “Sei la spazzina del paese?” E io: “No, ma voglio vivere in un posto più pulito”. Non sopportavo più di vedere durante i miei giri quotidiani i cartoni della pizza, le bottiglie di birra, le cartacce» racconta.

E così, oltre a tenersi in forma, Denise ha cominciato a raccogliere quello che gli altri lasciano in giro. A un gesto irresponsabile si sostituisce l’azione di chi ci mette letteralmente le mani per ridare bellezza al nostro bene comune più prezioso: la natura. Denise ci tiene a sottolineare che lei è una persona normale, non un’attivista della prima ora. Come lei, tanti altri si dedicano all’ambiente nelle zone in cui vivono. E le iniziative si moltiplicano.

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Il plogging arriva dalla Svezia…

Il plogging, cioè passeggiare nella natura raccogliendo rifiuti, arriva dalla Svezia (la parola deriva dalla fusione di “jogging” e “plocka upp”, che significa “raccogliere” in svedese) e si è diffuso nel Nord Europa. È un mix tra sport, senso civico e rispetto per l’ambiente, che parte da un’idea molto semplice: durante l’attività all’aperto si fa movimento raccogliendo i rifiuti abbandonati. Si può fare in solitaria, sicuramente è più divertente praticarlo in gruppo.

Il 22 aprile scorso, a Bressanone (Bz), i giovani dei Vigili del fuoco hanno ripulito la passeggiata Karlspromenade raccogliendo 15 sacchi di materiale, per un totale di più di 130 chili, nell’ambito di un’iniziativa promossa dal Comune e da Bressanone Turismo. A Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, un gruppo di adolescenti speaker di Radio Sonora, una radio web della Bassa Romagna, si sono ritrovati il 30 aprile per ripulire le aree verdi del paese e diversi parchi cittadini.

«Io ho iniziato da sola» ricorda Denise. «Poi ho aperto una pagina Facebook e ho cominciato a conoscere diverse persone che, come me, volevano raccogliere i rifiuti. In seguito sono entrata a far parte di un’associazione, Plastic free, diventando la referente di zona e ho cominciato a organizzare eventi. Uno di questi è servito per ripulire due sentieri, fra cui il 530 del Cai. Quando si organizzano queste giornate, a cui partecipano famiglie e ragazzi, si segue una procedura che coinvolge il Comune e la Protezione civile per fare tutto in sicurezza».

Al seguito di chi fa plogging, quando ci si muove in gruppo, ci sono auto o pick up: servono dei mezzi perché i sacchi con i rifiuti, purtroppo, si riempiono velocemente. «Quelli più ingombranti li segnalo direttamente nell’app del Comune» precisa Denise, che ha aperto su Facebook la pagina Plogging Leonessa.

… ma è nato in Italia

A dire il vero, il plogging è nato in Italia nel 2015 grazie a una corsa che si tiene tuttora e a cui gli svedesi si sono ispirati. «Nel 2014 venne lanciata la Giornata europea contro l’abbandono dei rifiuti, il 10 maggio, ma non ebbe molta fortuna» spiega Roberto Cavallo, ideatore di “Keep clean and run” (keepcleanandrun.com). «Interpellato sulla questione, mi è venuta l’idea di una corsa in cui chi partecipa raccoglie i rifiuti. In pratica li va a rincorrere prima che arrivino in mare. Sì, perché il 75% di quello che finisce in acqua proviene da lontano, trasportato dal vento e dai fiumi».

Ogni anno, Roberto organizza la corsa a sostegno della campagna europea Let’s clean up Europe, che dura da maggio a novembre: quest’anno, dal 23 al 29 aprile, ha percorso 416 km lungo la Linea Gotica. «Sono stato accolto da 32 Comuni e 18 hanno organizzato delle operazioni di pulizia: arrivato nel punto d’incontro, raccontavo la mia esperienza e poi si puliva. L’anno prossimo speriamo di farlo come al solito, con tante persone che si aggregano: l’ultima volta erano 3.000». E ora c’è un’altra idea: organizzare per la prima volta il Campionato mondiale di plogging, in presenza e virtuale.

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Il plogging si può fare ovunque

Raccogliere rifiuti è un’attività che non ha confini: si può fare in montagna, sulla spiaggia, nei boschi. L’alpinista Matteo della Bordella ha ideato lo scorso aprile “Climb&Clean” e con Massimo Faletti ha ripulito la falesia dei Forti, non lontano da Trento, e quella di Sant’Andrea a Buccheri (Sr), rimuovendo automobili, vecchie latte e bidoni metallici. Qualcuno si stupirà davanti a tanto scempio, ma non Andrea Notarangelo, capo scout della sezione Assoraider di Rodano (Mi), che nelle giornate “Verde pulito” promosse dalla Regione collabora a pulire campi e fossati.

«Ci sono i rifiuti di oggi e quelli di ieri. Fra i primi, i più ricorrenti sono le lattine e altri oggetti lanciati dalle auto. Quanto ai secondi, abbiamo recuperato anche dei pezzi di eternit che era stato nascosto ed è saltato fuori dopo anni» racconta.

Ultime in ordine di tempo a essere buttate sono le mascherine, in puro stile usa-e-getta, che è proprio la cattiva abitudine da combattere, in casa come a scuola. Gestire i rifiuti non è cosa facile però – se ci pensiamo – tutti, ma proprio tutti, possiamo essere plogger come Denise, che difende il suo territorio come una leonessa.

→ Per fare plogging in compagnia

Sono tanti i gruppi che a livello locale si sono organizzati per ripulire parchi e aree verdi. Il consiglio è di andare su Facebook e digitare #ecotrekking e #plogging. Poi ci sono le associazioni. Ecco chi puoi contattare: Legambiente organizza ogni anno la giornata “Puliamo il mondo” e altre attività locali (puliamoilmondo.it); Plastic free, nata nel 2019, si dedica in particolare a iniziative per la raccolta della plastica; Mare Vivo è la più impegnata nella pulizia delle spiagge e del mare (marevivo.it); Let’s do it, molto attiva al Sud, (letsdoititaly.org) raccoglie dati per mappare i rifiuti.

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