Eve Ensler e Jane Fonda durante il V-DAY di Atlanta nel 2004, Georgia, Stati Uniti. Foto di R. Diamo

Eve Ensler e Jane Fonda durante il V-DAY di Atlanta nel 2004, Georgia, Stati Uniti. Foto di R. Diamond/WireImage

Eve Ensler: «Così sono sopravvissuta agli abusi di mio padre»

In un libro appena uscito la drammaturga e attivista racconta le violenze che ha subito fin dall’età di 5 anni. Dedicato a tutte le donne che portano le stesse ferite

«Ho aspettato tutta la vita che mio padre mi chiedesse scusa. Non l’ha mai fatto». L’uomo in questione è Arthur Ensler, padre della scrittrice e drammaturga americana Eve. Arthur morì 31 anni fa, lasciando dietro di sé una voragine, una fame insaziabile per delle scuse mai arrivate e uno strascico di dolore insopportabile. Si tratta di abusi, sessuali e psicologici, cominciati quando Eve aveva 5 anni. Una via crucis che le ha distrutto l’infanzia e anche oltre.

Ma solo ora, a 66 anni, Eve ha preso il coraggio di dare a questo padre una voce per fare in modo che si assuma la responsabilità delle sue colpe e dia un senso al dramma. La Ensler, una delle 150 donne che hanno cambiato il mondo secondo Newsweek e una delle 100 più influenti secondo il Guardian, racconta la sua esperienza in Chiedimi scusa (il Saggiatore, traduzione di Valeria Gorla), che ha presentato in Italia qualche giorno fa in occasione del Gender Bender festival di Bologna. Il libro è una specie di lettera aperta in cui Eve si immagina che il padre si confessi e chini la testa. E spieghi le ragioni che l’hanno portato a commettere il tabù estremo e le diverse tappe: l’infatuazione per la neonata e la sua pelle morbida, l’innamoramento per la bambina, fino alla rabbia e l’odio, gli schiaffi e le cinghiate per distruggere l’oggetto delle sue nefandezze.

La Ensler, femminista e attivista, ha già affrontato temi scabrosi ne I monologhi della vagina, la piéce teatrale che l’ha resa famosa in tutto il mondo e che dal 1996 raccoglie testimonianze, discussioni e consensi da parte delle donne, anche in Italia, dove è stata rappresentata diverse volte. Ma qui siamo su un piano più intimo e devastante. «Da oltre 20 anni lavoro con donne, ho sentito di stupri e violenze, ma mai un uomo che abbia chiesto scusa pubblicamente o si sia pentito veramente dei suoi gesti. Anche per loro ho scritto questo libro, nella speranza di smuovere le coscienze e che qualcosa cambi».

Chiedimi scusa infatti seguirà lo stesso percorso dei Monologhi e presto arriverà nei teatri «a New York nel 2021» rivela. La scusa, come la intende la Ensler, «è un percorso lento, profondo, in cui un uomo deve cercare di capire chi è, cosa ha fatto, cosa l’ha portato a comportarsi così, prendere coscienza di come si è sentita la vittima, del suo terrore e delle conseguenze». Un’elaborazione etica, psicologica e culturale, come nel suo libro, che parte dalla storia e dall’infanzia del padre, dalla sua mancata educazione all’affettività che l’ha trasformato in un mostro.

«Mi auguro che il libro sia letto dagli uomini, non solo dalle donne, e che diventi un altro passo verso la libertà e l’emancipazione». Come si può però sopravvivere e raccontare un’esperienza come quella? «Sembrerà una cosa illogica» dice «ma affrontare una ferita così grande ti permette di andare avanti, di darle un senso. Altrimenti quella ferita ti dominerà sempre. Ho sofferto ripercorrendo quegli episodi, ricordare mio padre è stato doloroso. Non volevo giustificarlo ma capire perché l’ha fatto. È stato necessario per chiudere un capitolo e guardare al futuro».

Le donne oggi hanno bisogno di essere «unite, solidali, consapevoli del proprio corpo e della propria sessualità per poter cambiare il mondo» dice la Ensler. E parlare di questi problemi e drammi può aiutare chi non ha il coraggio di denunciare.

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