È stato uno dei look più chiacchierati della notte degli Oscar, che in realtà ci ha regalato un red carpet piuttosto noioso. È la cappa che Natalie Portman ha indossato sul suo abito Dior, su cui l’attrice ha fatto ricamare i nomi delle registe – da Greta Gerwig con Piccole donne a Céline Sciamma con Ritratto della giovane in fiamme – che quest’anno sono state ignorate nelle nomination per la miglior regia.
Le polemiche sugli Oscar
Un bel gesto, che voleva rimarcare le polemiche sul processo di selezione effettuato dall’Academy per gli Oscar, che è stato spesso criticato per la mancanza di attenzione e riconoscimento nei confronti di attori, registi e prodotti culturali realizzati da donne o artisti con un background multiculturale.
Durante la cerimonia, sono stati diversi i momenti in cui si è accennato alla questione: nel suo numero di apertura, la cantante Janelle Monàe ha citato l’hashtag #OscarsSoWhite, diventato virale nel 2016 di fronte a delle nomination che escludevano attori e registi neri dai premi più importanti.
I comici Chris Rock e Steve Martin, invece, nel loro monologo di apertura hanno provato a scherzarci su: «Nel 1990 non c’era nessun attore nero tra le nomination», ha detto Martin, «E nel 2020 ce n’è solo una [Cyntia Erivo, ndr], evviva!», ha risposto Hart. E ancora: «C’è qualcosa che manca quest’anno?», ha chiesto Martin, «Le vagine!», ha ribattuto Hart mentre la sala applaudiva.
Un vestito è troppo poco
L’abito di Portman, però, non è piaciuto a tutti. In molti, sui social, hanno espresso il disappunto sul presunto “attivismo” dell’attrice, che ha fatto certamente bene a portare l’attenzione sul tema, ma allo stesso tempo ha scelto di farlo nel modo più conveniente e sicuro possibile, per ritagliarsi un po’ di attenzione mediatica nel bel mezzo di un red carpet altrimenti noioso e convenzionale.
Sebbene Portman si sia sempre espressa sulla mancanza di parità di genere a Hollywood, infatti, in molti non hanno potuto fare a meno di sottolineare come la sua società di produzione, la Handsomecharlie Films, ha assunto solo due registe nei suoi 12 anni di storia, e una di queste è la stessa Portman. La giornalista Rita Panahi ha scritto che «sia come attrice che come produttrice, Natalie Portmna ha sempre preferito lavorare con uomini» e parlato di «sfoggio di inutile virtuosismo da celebrity».
Le polemiche su Portman sono significative, perché dimostrano come oggi si richieda a chi dispone di una piattaforma pubblica (celebrity comprese) di dimostrare che il prendersi a cuore determinate cause non è solo l’ennesima strategia di pubblicità. «Sii il cambiamento che vorresti vedere nella società», diceva qualcuno, tanto più se le possibilità non mancano.