Dieta povera di scorie: cosa mangiare?

Non è dimagrante, preclude molti alimenti e non può essere protratta nel tempo: scopri cos'è la dieta povera di scorie, cosa puoi mangiare e cosa no, e quando va fatta

Anche detta dieta a basso residuo, la dieta povera di scorie è un regime alimentare speciale prescritto da un professionista in specifiche circostanze.

Più precisamente, questo particolare piano alimentare, decisamente restrittivo nella varietà degli alimenti concessi, risulta particolarmente utile:

– nella preparazione ad esami strumentali come ad esempio colonscopia o ecografie addominali;

– nelle fasi preparatorie ad interventi chirurgici;

– nella terapia delle fasi acute di patologie infiammatorie intestinali come il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa;

– nel trattamento della diverticolite, della colite e dell’enterocolite;

– nel trattamento della disbiosi intestinale;

– nella gestione di alcuni problemi intestinali come il gonfiore ricorrente ed il meteorismo.

Nei prossimi paragrafi, cercheremo di illustrare al meglio le caratteristiche di questa dieta, i cibi assolutamente vietati e quelli concessi, i benefici ed i possibili effetti collaterali.

Dieta senza scorie: che cosa dobbiamo evitare?

Prima di elencare gli alimenti concessi e quelli assolutamente vietati, è necessario fare una premessa importantissima.

Per scorie si intende difatti, quella quota di fibre, classicamente insolubili, presente in diversi alimenti, assolutamente non digirebile e pertanto non utilizzabile dall’organismo.

Un classico esempio è rappresentato dalla cellulosa, dall’emicellulosa e dalla lignina, presenti ad esempio nelle bucce e nei semi di diverse verdure e di numerosi frutti, che persistendo nel lume intestinale, potrebbero contribuire ad infiammarlo.

Le scorie così intese, si distinguono sostanzialmente dalle fibre solubili, non visibili all’occhio umano, che nel tratto gastroenterico vengono totalmente solubilizzate o talvolta gelificate, contribuendo sia al mantenimento della salute intestinale che al miglioramento di diversi parametri metabolici come la glicemia e la colesterolemia.

Alla luce di queste informazioni, in una dieta senza scorie, dovrai stare attenta ad evitare il consumo di:

– cereali integrali, crusca e farine integrali;

– legumi interi;

– frutta e verdura;

– frutta secca e semi oleaginosi;

– spezie ad attività irritante;

– tè, caffè e cioccolata;

– cibi particolarmente grassi;

– marmellate e confetture contenenti semi;

– lattosio.

Alimenti poveri di scorie: quali sono?

A fronte di una lunga lista di alimenti da evitare, ce ne sono altri invece da poter utilizzare con più spensieratezza.

Nonostante le numerose proscrizioni rendano particolarmente complesso gestire una dieta varia ed equilibrata, soprattutto per gli amanti dello stile dietetico stile dietetico mediterraneo, ricco in frutta e verdure, con alcuni semplici consigli potrai comunque destreggiarti agevolmente.

Durante i difficili giorni di una dieta senza scorie, potrai consumare:

– cereali non integrali e farine raffinate;

– prodotti ottenuti da farine raffinate;

– legumi solo se accuratamente passati al passino;

– carni bianche e magre come pollo e tacchino;

– pesce magro come sogliola, merluzzo, seppie, orate e spigole;

– fesa di tacchino, prosciutto cotto e prosciutto crudo senza grasso;

– olio extravergine di oliva;

– succhi di frutta senza fibre ed estratti.

Dieta povera di scorie: pro e contro

La dieta a basso residuo o senza scorie, non è una dieta dimagrante, alla moda o miracolosa; rappresenta invece uno strumento dietetico utile nelle mani del professionista per gestire certe condizioni cliniche.

Per questi motivi è opportuno che tale dieta venga sempre prescritta da un professionista.

Tuttavia, al di là delle questioni cliniche, la drastica riduzione del contenuto dietetico di scorie, si traduce rapidamente in alcuni rapidi segni quali l’arresto dei processi fermentativi ed il conseguente controllo del gonfiore addominale.

Nei soggetti particolarmente sensibili, infatti, il gonfiore addominale che si manifesta dopo il consumo di un pasto è uno dei sintomi più persistenti e più fastidiosi, che trova fortunatamente risposta in un regime dietetico di questo genere.

Dovrai però ricordarti di adottare questa dieta solo dopo aver consultato un professionista e senza protrarla troppo a lungo nel tempo (bastano infatti pochi giorni per osservare dei netti miglioramenti).

Un uso inappropriato potrebbe determinare l’insorgenza di stipsi, dolori addominali, aumento della sensazione di appetito, dismetabolismi e disbiosi.

Non bisogna infine ricordare il ruolo preziosissimo dei cibi ricchi di fibre nel proteggere l’intestino da eventi infiammatori tra i quali anche il carcinoma del colon.

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