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Se pensate che la pornografia riguardi solo il sesso, gli uomini soli o la masturbazione dovreste ricredervi. Potreste iniziare leggendo Pornosofia di Simone Regazzoni (Ponte alle Grazie, 14 €), un libro in cui porno e filosofia si incontrano, si studiano a vicenda e producono interessanti riflessioni oltre le censure, i luoghi comuni e i moralismi che da sempre aleggiano su questo mondo perverso (ma perversi, in fondo, non lo siamo un po' tutti?) ma mai in declino. Perché il porno è tutto intorno, il porno è pop, il porno è corpi carnali e infinite variazioni sul tema, il porno è scandalosa finzione e verità oscena, forse un bisogno, forse una droga...

Con un libro così, è stato fin troppo facile per me cadere in tentazione e proporre a Simone un'intervista per chiacchierare elegantemente di Pornosofia.

Eccola, con tutto quello che non avreste mai osato pensare sul porno e anche di più, per dimostrare che la pornografia può essere materia d'ispirazione per l'intelletto, oltre che per il corpo.

Pornosofia, quando il porno è intellettuale. Intervista a Simone Regazzoni

Se pensate che la pornografia riguardi solo il sesso, gli uomini soli o la masturbazione dovreste ricredervi. Riguarda anche la filosofia e può essere materia per l'intelletto, oltre che per il corpo. Lo dimostra l'intervista all'autore di Pornosofia, con tutto quello che non avreste mai osato pensare sul porno e anche di più.

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Che cos’è il porno?

Se con porno intendiamo la pornografia, in generale, è impossibile darne una definizione rigorosa. Perché in contesti e momenti differenti la stessa cosa può essere o meno pornografica. Nel mio libro faccio a questo proposito l’esempio dell’Ulisse di Joyce giudicato pornografico dal tribunale di New York negli anni Venti. Ma se pensiamo invece al porno audio-visivo (film, video, ecc.), che io definisco “pop porno” o porno di massa, le cose sono più semplici. Il porno audio-visivo di massa o “pop porno” è una forma particolare e oltremodo potente di fiction che incorpora in sé il reale dell’atto sessuale. In questo senso è una real-fiction. Una finzione reale più vicina al reality che non al cinema.

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Qual è la differenza tra erotismo e pornografia? Il porno è il bad brother dell’eros?

Stando al pop porno così come l’ho definito la differenza consiste proprio nel fatto che nel porno il reale dell’atto sessuale si incorpora nella fiction mentre l’erotismo si ferma sulla soglia di questa incorporazione. Il porno però non deve essere visto come l’erotismo degradato o banalizzato. Il pop porno è un’altra dimensione dell’eros: un eros dei corpi carnali che si spingono al limite della dissoluzione del soggetto. La forza del porno viene proprio da questo suo lavorare al limite. Se vogliamo possiamo parlare sì di bad brother, con tutto il fascino che il bad brother reca con sé. In fondo si potrebbe dire che l’eros carnale del pop porno non è altro che quello che Platone definiva “eros pandemos”, cioè l’eros popolare, appunto, interessato ai corpi.

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Le pornostar possono essere considerate esponenti della pornosofia?

Se con pornosofia intendiamo una filosofia che pensa il pop porno, non saprei: dovrebbe esserci una pornostar che sia al contempo filosofa e scriva di porno. Forse si potrebbe pensare a Ovidie Becht visto che è pornostar e ha una preparazione filosofica. Ma ad oggi non credo abbia mai scritto un libro di filosofia sul porno. Non è però detto che lei o altre pornostar non lo facciano.

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Quali sono le diverse “correnti” del pop-porno?

Possiamo dire, senza entrare troppo nel dettaglio, che c’è il genere gonzo, in cui chi gira il filmato partecipa al contempo alle scene; c’è il genere amateur o presunto tale in cui sono uomini e donne, quasi sempre con mascherina, a prendere parte alle scene di sesso; c’è il video che riprende solo scene di sesso che si susseguono senza soluzione di continuità e trama; e poi c’è un genere più cinematografico, con trama, talvolta costumi e addirittura direttore della fotografia. A questo potremmo aggiungere, quasi come genere a sé, il sado-maso.

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Soprattutto con il genera amateur il confine tra fiction e non fiction diventa sempre più labile, tanto che, penso, se una coppia qualsiasi si filmasse mentre fa sesso il risultato non sarebbe altro che un video porno… ma perché continuiamo a voler definire uno “un passionale fare l’amore” e l’altro “un’oscena pornografia?

Perché abbiamo bisogno di difenderci proprio da quei fantasmi che circolano in ogni rapporto amoroso. Io non dico che non vi sia differenza tra fare sesso davanti a una telecamera e farlo nella propria cucina, camera o altrove. Dico solo che non possiamo cedere alla facile retorica dell’autentico sesso contrapposto all’osceno porno. Non c’è rapporto sessuale che non abbia una sua dimensione porno, che non sia abituato dalla finzione delle nostre fantasie e dall’idea di uno sguardo dell’altro simile a quello della videocamera. Per questo senza voler essere troppo provocatorio nel mio libro dico che la scena esemplare della struttura del rapporto sessuale è il rapporto tra Rocco Siffredi e sua moglie che hanno fatto sesso per la prima volta sul set.

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Pensi ci sia differenza tra il porno classico e il cosiddetto porno per donne?

In alcuni casi sì, nella misura in cui alcune registe donne hanno cercato di far entrare nei loro film un immaginario differente. Non so bene quanto questo tipo di porno abbia funzionato, anche perché talvolta si è trattato semplicemente di romanticizzare il porno. Credo però che il futuro in questo campo ci riserverà delle sorprese. Potrei sintetizzare il tutto in una formula: l’avvenire del porno è femminile.

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C’è anche una corrente di porno femminista che vede nella pornografia un’arma per rivendicare il valore del corpo e il diritto alla libertà sessuale. Che cosa ne pensi?
Che sia un grande passo avanti rispetto a certo femminismo vittimizzante che pensa (pregiudizio patriarcale e maschilista per eccellenza) che le donne non possano godersi la sessualità. Nel mio libro parto proprio dall’idea che queste altre femministe pro-porno o pro-sex abbiano dischiuso un nuovo modo di guardare il pop porno come anche di concepire il rapporto tra la donna e il proprio corpo. Il che fa paura agli uomini, o almeno a certi uomini.

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Cosa ne pensi del concetto di donna-oggetto nel porno? E perché non si parla mai di uomo-oggetto, quando i protagonisti del porno sono i corpi carnali, senza distinzione di genere?

Trovo che sia un concetto di cui bisognerebbe cominciare a fare a meno per comprendere che cosa accade nel pop porno. Un corpo carnale non è più un soggetto, ma non è certo un oggetto: è un’altra dimensione del vivente che siamo, un dimensione che ci affascina e spaventa al contempo e che emerge grazie alla forza o se preferisci alla violenza dell’eros. Nei porno secondo me non ci sono né donne né uomini oggetto, bensì composizioni sempre differenti di corpi in cui si espone quella che un filosofo come Levinas chiamava nella sua Fenomenologia dell’eros “l’ultra-materialità della carne”.

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Quali sono le implicazioni tra porno e piacere femminile?

Questo dovresti spiegarlo tu a me forse. Non posso rispondere, posso solo dire che la questione del godimento femminile è presente nel pop porno e si lega precisamente alla faccia come luogo in cui il godimento maschile e quello femminile si toccano.

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Spesso si dice che il porno è monotono, stereotipato: il solito su e giù. Secondo te è vero?

Questa è una di quelle banalità talmente evidenti da far sorridere. La vita sessuale media di una coppia in realtà è di gran lunga più monotona e stereotipata di un porno. Il porno è variazione continua sul tema dell’atto sessuale. Ci sono variazioni più o meno buone più o meno interessanti. Ma questo dipende dagli attori e dal regista.

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Come influisce il linguaggio del porno sulla nostra vita sessuale? C’è qualcosa che possiamo imparare dal pop porno, magari per aiutarci a lasciar emergere il corpo carnale anche nella non-fiction dei nostri letti?

Si dice spesso che il porno uccida il desiderio. In alcuni casi sicuramente è vero: almeno quando diventa qualcosa che si sostituisce all’atto sessuale. Ma questo forse dipende anche dal fatto che continuiamo a considerare la fruizione pornografica una cosa da colpevolizzare. Non credo che debba essere così. In questo senso penso che il pop porno possa aiutare a rompere tutta una serie di inibizioni e a farci sperimentare nei nostri letti cose di cui non ci sentivamo capaci. Noi non sappiamo che cosa può il nostro corpo, per citare il filosofo Spinoza. Il pop porno può essere uno dei modi (non certo l’unico) per scoprirlo.

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Il porno smetterà mai di piacere?
Non credo, almeno finché esisteranno soggetti con corpi di carne.

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