Omeopatia

Periodicamente l’omeopatia finisce nell’occhio del ciclone per le accuse di scarsa scientificità. Però agli italiani questa forma di terapia dolce piace.

Tant’è che secondo un’indagine commissionata ad AstraRicerche da Boiron, azienda leader del mercato omeopatico (e di cui Donnamoderna.com anticipa i dati) una persona su due vorrebbe che il proprio medico la proponesse fra le possibilità di cura. La maggior parte degli intervistati ha messo in rilievo l’ignoranza che ancora c’è sul tema e il fatto che spesso se ne parli a sproposito.

Ecco perché per fare chiarezza abbiamo girato accuse e luoghi comuni a un gruppo di autorevoli esperti. Queste le loro risposte.

Ma l’omeopatia funziona davvero?

Tanti ancora la criticano. Eppure sempre più italiani la scelgono. Abbiamo sfatato i luoghi comuni più diffusi. Per capire se fa davvero bene

vediamo come l’omeopatia può venirci in aiuto in periodi di forte stress

o al cambio di stagione

È vero che sull'omeopatia non ci sono prove scientifiche?

«In realtà vengono continuamente condotti studi, circa 200 all’anno, che sono riportati su riviste scientifiche accreditate» risponde Simonetta Bernardini, presidente della Siomi, la Società italiana di omeopatia e medicina integrata. «Per vederli basta cliccare sul sito di PubMed, la più autorevole banca dati della medicina scientifica».

Una delle ricerche più importanti, pubblicata sul bollettino medico BMC Public Health, è stata realizzata nel 2005 in Germania da un’équipe di epidemiologi dell’Università di Berlino e ha coinvolto 4.000 persone (di cui 1.000 bambini), che da circa otto anni soffrivano di allergie, cefalee e dermatiti atopiche. Nei pazienti seguiti dagli omeopati, dopo tre mesi i sintomi erano migliorati per poi sparire nel 50 per cento degli adulti e nel 70 dei piccoli.

L'omeopatia è adatta solo per problemi lievi?

L’omeopatia si basa sul fatto che i principi attivi contenuti diventano tanto più efficaci quanto più vengono diluiti. Per questo si pensa che i rimedi possano curare al massimo piccoli disturbi. «Invece l’omeopatia dà il meglio in quelli cronici, dove la medicina ufficiale non riesce ad arrivare» dice Bernardini.

«I farmaci tradizionali eliminano i sintomi. I prodotti omeopatici, invece, guariscono la persona perché sono trattati in modo da stimolare il sistema immunitario e mettere in moto le capacità dell’organismo di guarire da solo» sottolinea la dottoressa Bernardini che a Pitigliano (Grosseto) dirige il Centro di medicina integrata dell’Ospedale Petruccioli. Il Centro ha tirato le somme dei primi tre anni di attività, scoprendo che il 93 per cento degli oltre 17 mila pazienti, in gran parte ultracinquantenni con malattie croniche o gravi, ha tratto benefici dalle cure. «Per esempio, le patologie reumatiche sono migliorate al punto che, nel giro di sei mesi, l’86 per cento dei pazienti ha potuto fare a meno degli antidolorifici» dice l’esperta.

La guarigione è dovuta alla suggestione?

Questa la critica più frequente alla quale gli omeopati rispondono con l’esempio di bambini e neonati, che notoriamente non sono influenzabili ma, anzi, sono i pazienti ideali per la velocità con cui guariscono. Tant’è vero che ormai un pediatra su quattro prescrive ai piccoli rimedi omeopatici, del tutto privi di tossicità, per interrompere i cicli infernali di tonsilliti, otiti, bronchiti, allergie che mandano ko i nostri figli.

C’è poi chi usa i rimedi omeopatici per minimizzare i rischi in sala operatoria. Come Salvatore Piraneo, chirurgo al reparto di Medicina d’urgenza dell’Ospedale Sacco di Milano ed esperto di terapie naturali, che spiega: «Ogni intervento comporta un trauma fisico e emotivo. L’omeopatia agisce su entrambi i fronti: prima che il paziente entri in sala operatoria riduce lo stress e rafforza l’organismo, dopo attenua i sintomi dolorosi e migliora il decorso postoperatorio».

I granuli omeopatici contengono acqua fresca?

Per anni scienziati delle parti avverse si sono accapigliati sul meccanismo d’azione dell’omeopatia, considerata “medicina dell’acqua fresca” per l’assenza o quasi di principi attivi. «Non sappiamo ancora bene il perché, ma la realtà è che funziona. Una prova lampante, per esempio, sono le malattie tiroidee, oggi in grande aumento» dice l’omeopata e ricercatore veronese Ivo Bianchi che ha appena pubblicato La tiroide (Mos Maoirum). «In questi casi la medicina convenzionale prescrive una terapia che fornisce all’organismo un ormone chimico in grado di sostituire quello che la tiroide ha difficoltà a produrre da sola. Con l’omotossicologia, invece, un’evoluzione recente dell’omeopatia tedesca, riusciamo a riattivare la funzionalità della ghiandola grazie ai cosiddetti organoterapici, cioè sostanze estratte dagli organi di animale, principalmente il maiale. E, come confermano gli esami del sangue, i valori rientrano nella norma».

L'omeopatia pretende di curare il cancro?

Ogni tanto fa scandalo la notizia di qualche paziente che ha abbandonato le terapie ufficiali su consiglio di sedicenti “alternativi”. «Ma un medico serio non si comporterebbe mai così. L’omeopatia non è in alternativa alle cure ufficiali ma le affianca, rivelandosi una preziosa alleata per contrastare gli effetti collaterali di chemio e radioterapie e stimolare il sistema immunitario. Lo conferma, tra gli altri, uno studio su 538 malati oncologici appena concluso all’Ospedale di Vienna» dice Alberto Laffranchi, medico radiologo e presidente di Meteco, gruppo di lavoro per le terapie complementari in oncologia presso l’Istituto dei tumori di Milano. In Europa, del resto, un malato di cancro su tre ricorre alle cosiddette terapie “complementari e alternative”. Per questo la Commissione europea ha da poco incaricato un gruppo internazionale di oncologi di valutare come si può affrontare questa grave malattia in tutti i modi possibili e con tutti i tipi di medicina. Omeopatia compresa.

Cosa significano quei numerini

Nel nostro Paese, a differenza che in Francia e Germania, i rimedi omeopatici non possono per legge essere pubblicizzati né avere il foglietto illustrativo. Un bel problema per chi si vuole curare con questi medicinali. Cerchiamo allora di capire cosa vogliono dire sigle e numeri che si trovano sulle confezioni.

Basse diluizioni: da 4 a 9 CH. Si riferiscono ai granuli o ai globuli utili a curare le malattie acute con sintomi presenti da poco tempo. Sono adatte anche al faida- te. Per esempio, Belladonna 5CH per la febbre. Medie diluizioni: da 9 a 30 CH. Sono indicate per disturbi più sfumati, come cattiva digestione da stress: Nux vomica 30CH. Alte e altissime diluizioni: dalla 200 CH alle 50 millesimali (LM). Di stretta pertinenza del medico, servono per malattie croniche che hanno delle ricadute anche sulla psiche del malato.

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