Liberarsi dalla sensazione da Grande Fratello

  • 20 12 2012

Talmente entrato nelle nostre vite che non fa più notizia: il "grande occhio" che ci spia si è trasformato in applicazioni, social network, blog e forum in cui siamo controllati e controlliamo gli altri. Eppure il disagio aumenta. Ne abbiamo parlato con lo psicologo clinico per capire come superare la sensazione da Grande Fratello

In seguito all’esplosione del fenomeno blog & forum, molte persone usano Internet come cyber-terapia: da essere uno strumento utile di comunicazione e raccolta di informazione, la Rete diventa uno spazio in cui sfogarsi liberamente o semplicemente dire quello che passa per la testa, spesso senza criterio né educazione. Con la “scusa” dell’anonimato e della libertà.
“In questo senso, la rete diventa una sorta di contenitore che accoglie il disagio psicologico – dice lo psicoanalista Roberto Pani, Professore di Psicologia Clinica – non è raro che alcune persone si espongono nei vari social network, raccontandosi come se fossero dallo psicoterapeuta, e magari scambiano i luoghi virtuali come spazi animati da persone pronte ad ascoltare”.
Si tratta di un enorme large group che prova piacere nel parlare di sé, seguendo la regola delle libere associazioni, proprio come si fa in analisi. Il punto è che alcune persone, animate da blogger-terapia, potrebbero essere un po’ fragili, male interpretando il significato di conversazioni; oppure potrebbero dare e/o ricevere consigli sbagliati (seppure in buona fede). Inoltre si potrebbero generare competitività, invidie, gelosie, ecc. Insomma, il rischio è di una grande confusione che non giova di certo al benessere individuale.

Che cosa succede se ci si fa assorbire dai social network

“Penso che spesso raccontarsi in Internet diventi per alcune persone iscritte al “grande gruppo virtuale” dei social network una sorta di dipendenza compulsiva – continua l’esperto. Tale dipendenza si esprime in un bisogno di controllare gli altri ed esserne paradossalmente controllati, proprio allo scopo di evitare di guardare i propri autentici desideri, perché questi implicherebbero la responsabilità di concretizzarli. Responsabilità di prendere in mano la propria vita, esserne protagonisti, che alcuni non sentono di assumersi.”

In effetti, aggiornare costantemente il proprio blog aspettando di ricevere commento ha un che di bisogno di essere visto dagli altri, e di controllarli, sfuggendo a ciò che si desidera veramente dalla propria vita.

Quando camminiamo per le strade di una città, forse non ce ne accorgiamo, ma parecchie telecamere ci stanno riprendendo. Apprendiamo da tv e stampa che un criminale è stato ripreso da videocamere mentre compiva un’azione illecita o che ad un clochard è stato appiccato il fuoco per gioco, oppure che c’è stato uno scippo a una donna.
I graffitari che imbrattano muri e monumenti delle città sono sotto controllo.
Dobbiamo quindi riconoscere che queste telecamere che sorvegliano i passanti siano decisamente utili per motivi di ordine e sicurezza cittadina, e che, ormai, sono diventate indispensabili. Il guaio è che potrebbero indurre una sorta di sensazione di controllo di massa. E quindi la domanda è lecita: siamo tutti controllati?

Se apriamo la posta del pc, siamo costretti a gestire la valanga di mail composte da spam e inviti pubblicitari ad acquistare, provare offerte; o ancora avvisi di persone che ci hanno cercato su questo piuttosto che quel social network.
Grazie al nostro smartphone, sempre più intelligente, possiamo fare molto più che telefonare: dalle foto alle registrazioni audio-video che ci permettono di controllare, ricordare e schedare tutto. Per non parlare delle nuove applicazioni che comunicao ai tuoi amici in che parte del mondo ti trovi in quell’esatto momento. E per finire chat sempre aperte. Ciò genera la sensazione di essere sempre contrallati, e controllabile in qualunque luogo e ora. E la sensazione da Grande Fratello aumenta.
“In realtà, sono gli strumenti elettronici a controllare noi stessi perché non possiamo più farne a meno, in modo irreversibile – prosegue lo psicoanalista”.

“Quel che percepiamo vivendo nel sistema invaso da dispositivi elettronici è un disagio, ansia e in alcuni casi senso di persecuzione – spiega lo psicoanalista Prof. Roberto Pani – non dimentichiamo che alcune persone disdegnano controllare ed essere controllati. Qualcuno ne soffre talmente tanto al punto da rinunciare ai moderni cellulari, per esempio.
Per i “sofferenti del controllo” tale circolarità (controllare ed essere controllati) che si rinnova continuamente, si trasforma in un occhio interno giudicante e un po’ soffocante, come se ci fosse sempre una mamma iperprotettiva, sempre pronta a controllare, che spesso è vissuta come castrante”.

Certo, la tecnologia elettronica da controllo è utilissima alla crescita sociale, e comunque non possiamo (né sarebbe sensato) tornare indietro. Dobbiamo tuttavia riconoscerne i limiti che gravano su di noi. Viviamo in una società di schedati: eppure si parla di privacy, di firme per liberatorie che favoriscono il rispetto della privacy. Aumenta invece il controllo, la schedatura che invece di favorire la privacy e la libertà del singolo, la appesantisce.

Suggerimenti utili per sfuggire al Grande Fratello
“Occorre riflettere su ciò che desideriamo autenticamente e battersi come si può per non farci trascinare dal sistema conformistico dell’adattamento passivo ai mezzi di comunicazione interattiva.

L’obiettivo è quello di superare la sensazione di dovere di dare risposte a tutti e di imparare a vivere per noi stessi. Il rischio dell’eccesso della vita sui social di network è quello di agire per non deludere nessuno, e di vivere quindi una vita illusoria, finta, in una parola virtuale.
Cominciare piano piano a discostarsi dai tempi ristretti della Rete, spegnendo per un po’ le chat e le applicazioni che ci controllano, è una prima mossa per avere lo spazio psicologico che sappia accogliere gli stimoli provenienti da tutte le parti, senza esserne fagogitati.” – conclude l’esperto.

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