La rivoluzione del punto G

La sessuologa Beverly Whipple che 25 anni fa scoprì il centro del piacere femminile ora perfeziona la sua teoria: tutto parte dal cervello

In America non si parla d’altro. E, viste le premesse, potrebbe succedere lo stesso anche in Italia. A conquistare gli onori delle cronache è l’ultimo libro di Beverly Whipple “La scienza dell’orgasmo” (per ora si può acquistare on line su www.amazon.com). Perché la famosa sessuologa statunitense, che 25 anni fa inventò la definizione di punto G, ora propone una nuova e rivoluzionaria teoria sull’argomento: il vero centro del piacere sessuale è il cervello. È davvero così? Lo abbiamo chiesto a Roberta Giommi, presidente della Federazione italiana di sessuologia scientifica di Firenze. «Beverly Whipple ha dimostrato che, quando si arriva all’orgasmo, vengono sollecitate due aree, il mesencefalo e il cervelletto» chiarisce l’esperta. «Da qui si liberano dopamina e ossitocina, due sostanze responsabili del piacere fisico. Che vengono attivate anche dal punto G “classico”, quello che si trova nell’uretra».
Perché, prima di tutto, vanno sfatati miti e tabù: «Il punto G esiste in tutte le donne, è posizionato vicino al collo della vescica ed equivale alla prostata maschile» spiega Roberta Giommi. «Con la differenza che quella femminile è una rete di ghiandole e condotti che attraversa tutta l’uretra, la cui sensibilità può variare da donna a donna. Ora quindi, con la teoria della studiosa americana, all’unisono con il fisico entra in scena il cervello. E fa partire un circuito che collega le sensazioni fortissime fisiche e mentali. Potremmo chiamarlo il circuito del piacere, quello che regala uno stato di benessere completamente coinvolgente». Ecco perché, dal punto di vista femminile, la testa acquista un’importanza cruciale. «È bene che sia completamente libera, svuotata dai problemi quotidiani e pronta a ogni sollecitazione» precisa Roberta Giommi.
Anzi, c’è di più. La mente deve imparare a “pensare” alla sessualità. «Si tratta di pensieri che ci predispongono all’intimità e al piacere. E creano quella che io chiamo “cornice sessuale”, ovvero il contesto indispensabile al desiderio» spiega la sessuologa. «Per esempio, si può provare a immaginare l’incontro erotico con il partner, lavorando con la fantasia su situazioni o particolari che solleticano il nostro immaginario. Oppure è utile ricordare un momento passato, non necessariamente erotico, che ha regalato emozioni gradevoli e appaganti. A volte basta riportare alla memoria un gesto, il profumo del partner o una parola sussurrata da lui, per lasciarsi completamente andare. Così il cervello trasmetterà a tutto il corpo una sensazione di relax estremo e, soprattutto, di piacere. E il fisico sarà davvero molto più ricettivo».

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