Poliamore

Che cos’è il poliamore e perché piace sempre più. Anche se non fa per tutti!

Se pensate che poliamore sia solo un altro modo per definire tradimento, coppia aperta o sesso occasionale siete proprio fuori strada. Ecco cos’è il poliamore, perché piace - e piacerà - sempre più e come mai non fa per tutte/i

Che cos’è il poliamore?

Probabilmente avete già sentito parlare di poliamore e di relazioni poliamorose. Magari in qualche talk show televisivo, o spulciando articoli sui “trend sessuali” online. Ma non è detto che abbiate le idee chiare. Niente paura, non è colpa vostra: di poliamore si parla ancora poco e (troppo) a sproposito. Spesso il poliamore è associato a tutto ciò che mette in discussione la cara vecchia monogamia: tradimento, coppia aperta, scambismo. Ma il poliamore è qualcosa di molto più specifico e codificato: stando alla definizione data da poliamore.org, il punto di riferimento online per la comunità poly italiana, il poliamore è “la pratica, il desiderio o la semplice accettazione dell’idea che si possano amare più persone contemporaneamente“. Beh, ma allora stiamo parlando di coppia aperta, no? No.

In una relazione aperta la centralità continua a risiedere nella coppia monogama, con l’accettazione che uno o entrambi i partner possano avere altre relazioni di natura principalmente sessuale. Nel poliamore le cose si complicano: non si tratta di relazioni sessuali extraconiugali, ma della possibilità di “avere più di una relazione intima, sessuale o affettiva per volta, con il consenso esplicito di tutti i partner attuali e potenziali“. Una delle caratteristiche fondamentali delle relazioni poliamorose è proprio il consenso e la condivisione esplicita di un mindset e di una visione delle relazioni. Tanto che un sinonimo di poliamore è nonmonogamia etica. Ecco perché il tradimento è quanto di più lontano si possa immaginare dal poliamore: l’eticità è al centro delle relazioni poliamorose, mentre nel tradimento (lo sappiamo un po’ tutti/e, ahinoi) non c’è proprio niente di etico.

Come funziona il poliamore?

Niente tripudi orgiastici (o anche sì, se ben concordati) o torbidi scambi di coppia (o anche sì, vedi parentesi precedente): il poliamore si nutre della libertà delle persone che scelgono di abbracciarlo come scelta di vita, ma presuppone e impone delle regole, anche piuttosto rigide. In primis, come abbiamo visto, ci sono consenso, condivisione ed eticità, e già non è poco. Abituati fin dalla più tenera età a nutrire il nostro immaginario di principi azzurri, donne della nostra vita e finali alla “e vissero per sempre felici e contenti”, non è facile – o non lo è per tutti – immaginare e accettare che possano esistere alternative alla monogamia. E forse è ancora più difficile immaginare che si possa trattare di alternative “strutturate”, specie se si parla di un modo di vivere le relazioni che ci suona ancora nuovo (anche se a dire il vero il poliamore è figlio – legittimissimo – della rivoluzione sessuale degli anni Sessanta, ed è stato coniato come termine all’inizio degli anni Novanta).

Fatto sta che possono esistere tante diverse declinazioni di poliamore e tanti diversi ritratti di poliamorosi, ma tutti condivideranno le medesime regole e i principi di onestà, trasparenza e attenzione ai bisogni e ai desideri delle altre persone coinvolte nella relazione. Possono essere ugualmente poliamorose le cosiddette relazioni gerarchiche, nelle quali si riconoscono partner primari e partner secondari; la triade (o “troppia”) ovvero una relazione paritaria tra tre partner diversi; la relazione a T, in cui un partner secondario intesse una relazione affettiva o sessuale con entrambi i componenti di una coppia primaria (un po’ il “triangolo” di cui cantava Renato Zero) o la relazione a V, in cui un solo partner ha una relazione con gli altri due, che non sono però coinvolti affettivamente o sessualmente tra loro.

E ci sono poi anche i poliamorosi single, alla ricerca di una polirelazione da costruire o occasionalmente coinvolti in uno – o più – degli schemi appena visti. E queste sono solo alcune delle possibili tipologie di poliamore. L’importante è che tutte le persone coinvolte condividano in modo aperto e sincero le proprie aspettative e anche i propri limiti: come spiega la relationship expert Susan Winter, legami e limiti nel poliamore sono diversi rispetto a quelli esistenti in una relazione monogama, ma non per questo minori o secondari. Si tratta pur sempre di una relazione poliamorosa etica, non dimentichiamolo.

Poliamore, gelosia e gestione dell’agenda

Tutto molto bello fin qui, vero? Forse adesso non vi immaginate più i poliamorosi come vogliosi satiri e lussuriose baccanti, ma come simpatici – ed eticissimi – hippie con la coroncina di fiori capaci di elargire amore a chiunque. In verità i poliamorosi sono perlopiù persone squisitamente “normali” (qualsiasi cosa questo aggettivo voglia dire), con una normale vita fatta di lavoro, bollette, mutui e figli, e con una normale percezione delle emozioni. Come, per esempio, la gelosia. Come spiega Geoffrey Miller, professore di psicologia presso l’Università del New Mexico nonché uno dei più prolifici ricercatori nell’ambito della psicologia evolutiva, delle sessualità “alternative” e del poliamore, la gelosia ha radici evolutive (e quindi antichissime) e importanti funzioni adattive (come per esempio quella di rinforzare il legame di coppia, di garantire la certezza della paternità e di limitare la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili).

Va da sè che scoprirsi poliamoroso non vuol dire riuscire automaticamente a liberarsi da tutta questa zavorra evolutiva, ma imparare ad accettarla, a conviverci e a gestirla. Esattamente come tocca a tutti, monogami o poliamorosi, imparare a gestire tutte le altre emozioni. Nel poliamore a fare da contraltare alla gelosia è la compersione, neologismo che definisce lo stato di gioia empatica che un poliamoroso prova quando sa che uno dei propri partner è felice con un altro partner. I poliamorosi garantiscono che provare compersione non mette al riparo dal mal di stomaco e dal continuare a guardare l’orologio chiedendosi cosa starà combinando il proprio partner, ma sicuramente aiuta.

Oltre alla gelosia, un’altra patata bollente che i poliamorosi devono maneggiare è la gestione del tempo e delle risorse. Avere una relazione poliamorosa, di qualsiasi natura si tratti, implica una efficace organizzazione del tempo che si ha a disposizione da dedicare a ciascun partner e delle risorse, affettive, mentali ma anche economiche, che si possono distribuire a ciascuno. Prestando attenzione alle esigenze di ciascuno e sempre nella massima trasparenza. Insomma, molto molto più difficile che inventarsi la partita a calcetto per andare dall’amante!

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Il poliamore è per tutti?

Abbiamo visto come il poliamore funziona (o dovrebbe funzionare), e a questo punto viene da chiedersi se ognuno di noi può potenzialmente essere poliamoroso. La risposta è ni. Poliamorosi non necessariamente si nasce, ma si può diventare. Certamente essere costituzionalmente meno gelosi può aiutare, ma teoricamente chiunque potrebbe scoprire di sentirsi stretto in una relazione monogama e più a proprio agio con relazioni affettive e sessuali multiple. Non esistono cause psicologiche per il poliamore, non trattandosi di una “conseguenza” di un vissuto più o meno traumatico ma della libera e consapevole adesione a una visione alternativa a quella “classica” dell’amore, del sesso e delle relazioni.

I (pochi) dati a disposizione, comunque, ci raccontano che il poliamore non è certo un fenomeno passeggero, ma un vero e proprio trend sempre più diffuso – e destinato a diffondersi sempre più – tra i millennials e tra gli appartenenti alla generazione Z. Mentre la non monogamia consensuale, tra i “vecchietti”, prende perlopiù la forma della coppia aperta o dello scambismo, per giovani e giovanissimi la modalità preferita sembrerebbe essere proprio il poliamore. Più abituati a percepirsi fluidi nell’orientamento sessuale e nel modo di vivere le relazioni, i millennials e ancor più gli esponenti della Gen Z sembrano sentir loro il concetto che love is infinite (non a caso il simbolo del poliamore è un cuore che si intreccia con un simbolo dell’infinito – molto romantico e molto anni 2000) e ritenere superata la concezione monogama della coppia, abbracciando però l’apertura, l’eticità e in definitiva la fedeltà proprie del poliamore.

Secondo studi recenti, circa il 4 – 5% degli adulti statunitensi ha una relazione non monogama etica, e una parte di loro è nello specifico poliamorosa. E in Italia? Stime precise ancora non ce ne sono, ma probabilmente arriveranno in seguito al cambiamento culturale che si sta preparando e che sta sobbollendo. L’amore è nell’aria, per fortuna. E il poliamore anche!

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