Soffri di sindrome dell’intestino irritabile? Sintomi, cause e rimedi!

  • 26 11 2020
Scopri sintomi e cause: con i trattamenti giusti tornerai a goderti la vita

IBS, ne hai mai sentito parlare? Di sindrome dell’intestino irritabile, Irritable Bowel Syndrome, soffre il 10-15% della popolazione. Ascoltare i messaggi del corpo è fondamentale per individuare i sintomi ed effettuare la diagnosi correndo ai ripari. Grazie alle terapie messe a punto negli ultimi anni un nuovo approccio nei confronti dell’IBS è possibile. Per ritrovare il sorriso e una qualità di vita felice.

Carta d’identità dell’IBS, Sindrome dell’Intestino Irritabile

Può trasformarsi in una compagna di vita decisamente ingombrante e la quotidianità insieme non sempre è facile: chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile conosce il fastidio di un dolore fisico a cui si aggiungono fatica, stress, ansia. Si tratta di una patologia che interessa in percentuale maggiore le donne: il triplo rispetto agli uomini. Individuare la causa dietro l’IBS non è semplice perché di frequente dietro questo disturbo si nasconde uno scenario complesso costituito da più sintomi.

La sindrome dell’intestino irritabile è una patologia benigna del colon, il tratto finale dell’intestino. Quali sono i sintomi a cui prestare attenzione? L’IBS è caratterizzata da crampi, gonfiore addominale ed episodi di stitichezza, più frequenti nelle donne, oppure diarroici, più diffusi tra gli uomini. Questi disturbi si possono manifestare insieme nello stesso paziente ma a fasi alterne.

Dietro questa sindrome potrebbe nascondersi una comunicazione anomala fra cervello, nello specifico il sistema nervoso centrale, e intestino, sistema nervoso enterico. Stress e stati ansiosi indurrebbero segnali capaci di dare origine a spasmi che modificano la motilità intestinale.

Fra le cause alla base della patologia si pensa possano essere implicate intolleranze alimentari e infezioni batteriche, senza contare il ruolo della genetica. L’alterazione del microbiota intestinale, ovvero dell’insieme di microrganismi che regola l’assorbimento dei nutrimenti attraverso la barriera mucosale si dimostra cruciale per la diagnosi. Tuttavia, diagnosticare l’IBS non è semplice poiché essa dipende da molti fattori: non esiste un esame apposito e spesso per arrivare alla diagnosi definitiva è necessario eseguire diversi esami, fra cui la colonscopia, che consente di escludere altre patologie come neoplasie e morbo di Crohn.

“La colonscopia è meno dolorosa e invasiva rispetto al passato. Non è più necessario inoltre assumere 4 litri di liquidi per pulire l’intestino: con le soluzioni a basso volume basta infatti ingerire da meno di 1 fino a 2 litri” spiega la Dott.ssa Edda Battaglia, responsabile Ambulatorio di Manometria e Fisiopatologia della Struttura Complessa di Gastroenterologia Ospedale Cardinal Massaia di Asti.

“L’IBS è una sindrome che impatta molto sulla qualità di vita di chi ne soffre ed è multifattoriale, quindi le cause e i sintomi possono essere differenti da persona a persona”
Dott.ssa Edda Battaglia, Responsabile Ambulatorio di Manometria e Fisiopatologia della Struttura Complessa di Gastroenterologia Ospedale Cardinal Massaia di Asti
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Asse cervello-intestino: “pensare di pancia”

Sappiamo che l’asse cervello-intestino regola motilità, funzioni secretive e sensoriali, compresa la percezione del dolore del tratto gastrointestinale. Traumi importanti, quali divorzi e lutti, o la prospettiva di affrontare un periodo particolarmente impegnativo, per esempio una promozione o la nascita di un figlio, il COVID, insieme a modifiche dello stile di vita e dell’alimentazione, possono risultare “devastanti”.

Infatti gli input psicologici legati ai fattori stressanti vanno a peggiorare la qualità di vita, concorrendo insieme a infezioni intestinali, alterazioni del sistema immunitario e del microbiota intestinale in soggetti geneticamente predisposti ad attivare la patologia e determinarne l’andamento.

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Che cosa accade nell’organismo? In presenza della patologia si evidenzia un’alterazione nella barriera mucosale, che agisce come un filtro biologico veicolando la comunicazione dell’intestino con l’esterno, inibendo il passaggio di tossine e batteri consentendo l’assorbimento di acqua e nutrienti. Se la barriera si danneggia fanno il loro ingresso agenti offensivi, quali microrganismi, proteine alimentari o farmaci, in grado di attivare una risposta immunitaria che stimola le fibre nervose determinando dolore nei soggetti predisposti.

“La metà delle donne che ricevono questa diagnosi riferiscono eventi traumatici, stress e abusi prima dell’insorgenza dei sintomi” spiega la dott.ssa Lucia d’Alba, Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’ospedale S. Giovanni Addolorata di Roma: ”Questo significa che le alterazioni emotive sono importanti perché attivano un sistema a cascata che modifica la risposta immunitaria dell’organismo, la motilità e la composizione del microbiota intestinale”. Ecco perché può fare la differenza trovare lo specialista capace di stabilire una comunicazione efficace ed empatica: una relazione basata sull’ascolto e la fiducia.

“L’ascolto è davvero fondamentale per questi pazienti” aggiunge la specialista spiegando che le donne con l’IBS vivono spesso con l’ansia di non essere credute dal proprio medico. Il fattore psicologico, associato alla capacità degli ormoni sessuali di influenzare i meccanismi regolatori dell’asse intestino-cervello, potrebbe essere la causa della maggiore incidenza tra le donne. Una qualità di vita bassa caratterizzata da affaticamento, ansia, depressione e peso da responsabilità lavorative e personali possono peggiorare notevolmente il quadro clinico.

Un ventaglio di soluzioni per l’IBS: le terapie

È importante ricordare che il trattamento della sindrome dell’intestino irritabile deve essere personalizzato in base alla severità, alla frequenza e alla tipologia del sintomo: dolore, diarrea, stipsi, gonfiore. Inizialmente è necessario revisionare la terapia assunta dal paziente, in modo da sostituire o eventualmente eliminare i farmaci che potrebbero accentuare la sintomatologia.

Il dolore è il sintomo più frequente, ciò che spinge a rivolgersi al medico. A questo scopo la terapia utilizzata prevede antispastici, in grado di rilassare la muscolatura e ridurre i crampi addominali; tuttavia, l’assunzione deve limitarsi a brevi periodi. Possono anche essere prescritti antidepressivi che agiscono sull’asse intestino-cervello e sulla percezione del sintomo. Per quanto riguarda i problemi di stipsi esistono diversi tipi di lassativi con l’effetto di aumentare il numero di evacuazioni e rendere le feci più morbide. Per la diarrea, invece, sono previsti farmaci in grado di ridurre la peristalsi o la carica batterica, che possono svolgere un’azione antinfiammatoria o intervenire sul malassorbimento degli acidi biliari.

Inoltre, una soluzione importante viene dal trattamento con i filmogeni, che sono privi di effetti collaterali e possono essere assunti frequentemente. “Oggi esiste una nuova classe di agenti filmogeni che mirano a preservare e riparare i danni della barriera intestinale formando un film stratificato sulla mucosa dell’intestino ed agendo come barriera biologica protettiva, oltre a riequilibrare il microbiota intestinale” spiega la dott.ssa Maria Cristina Neri, dirigente medico gastroenterologo presso il Pio Albergo Trivulzio di Milano. Queste nuove terapie ripristinano la corretta funzione della barriera grazie ad un’azione protettiva che riduce e previene l’infiammazione e, dunque, va ad agire sull’alterata permeabilità intestinale, con risoluzione della diarrea e del dolore. Non hanno effetti collaterali e possono essere assunte nel lungo periodo.

Queste nuove terapie dimostrano che esistono delle cause biologiche alla base dell’IBS, superando completamente l’idea di una patologia psicosomatica
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Le diete IBS friendly

Sperimenti spesso la sensazione di gonfiore dopo i pasti? Per le donne che soffrono di IBS seguire una dieta bilanciata è fondamentale. Non esistono alimenti da escludere a priori, anche se è stato dimostrato che l’organismo può incontrare una certa difficoltà a digerire i cosiddetti FODMAPs. Di che cosa si tratta? Con l’acronimo FODMAPs si fa riferimento a Oligosaccaridi, Disaccaridi, Monosaccaridi Fermentabili e Polioli, ossia alimenti che tendono a fermentare nell’intestino. Un buon aiuto può venire da una dieta a basso contenuto di FODMAPs. In particolare, nella fase iniziale, da 2 a 6 settimane, viene fortemente ridotta l’assunzione di questi alimenti, che nei 2-3 mesi successivi verranno gradualmente reintrodotti.

È fondamentale la condivisione della dieta con un nutrizionista, il quale effettuerà una valutazione caso per caso. In caso contrario, se non eseguite correttamente e condotte per lunghi periodi le diete possono avere effetti collaterali importanti. L’istituto inglese NICE, National Institute for Health and Care Excellence, raccomanda alcune buone abitudini alimentari che possono aiutare chi soffre di IBS: fare pasti regolari, bere almeno 8 tazze di liquidi al giorno tra acqua e altre bevande, oltre alla riduzione di elementi quali caffeina, teina e bibite gassate. Limitare il consumo di frutta fresca, raggiungendo una quantità massima pari a 240g al giorno, può andare a vantaggio della salute dell’organismo insieme alla diminuzione di sorbitolo e fibre.

“L’obiettivo degli specialisti è di non essere così categorici nell’eliminazione di alcuni alimenti dalla dieta del paziente, cercando
sempre un equilibrio tra le privazioni e la minima introduzione di cibi a volte più irritanti”
Prof.ssa Paola Iovino, docente di gastroenterologia all’Università di Salerno
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Diario del paziente con IBS, strumenti digitali per gestire il paziente

Gestire la patologia diventa un lavoro a due fra paziente e medico: una relazione che può essere resa più facile da uno strumento prezioso, il diario. Come funziona? Riportare i sintomi giornalieri su un diario permette una valutazione clinica oggettiva. Per questo motivo alcuni medici consigliano la compilazione del diario per 1-2 settimane. È possibile fare le proprie annotazioni giornaliere su un diario cartaceo oppure digitale tramite un’app, un’abitudine che aiuterà il tuo specialista a capire meglio ciò di cui hai bisogno e valutare l’efficacia delle terapie, a livello farmacologico, quanto sul piano alimentare e psicoterapico.

Non solo, a te permetterà di osservare l’andamento della patologia, valutare l’impatto degli eventi del quotidiano, renderti conto dei piccoli e grandi cambiamenti. Per una migliore valutazione clinica il diario spesso viene strutturato con una valutazione del dolore da 1 a 100 (scala VAS) nelle ultime 24 ore, il numero di evacuazioni giornaliere e gli episodi di incontinenza, la consistenza delle feci, oltre alla considerazione dell’importanza del gonfiore addominale, i dettagli sul regime alimentare e infine la tua qualità di vita.

Attualmente esistono poche App che permettono la compilazione del diario online. Eppure il formato digitale del diario potrebbe risultare più affidabile rispetto alla modalità in cartaceo perché tiene traccia dell’orario di compilazione, senza contare la facilità di scrittura e la velocità nella registrazione di queste annotazioni.

Ti basterà tenere a portata di mano il tuo smartphone. Se il paziente non risponde in modo adeguato al questionario l’app non permette l’invio dei dati al medico, in questo modo sarai sicura di aver seguito correttamente tutta la procedura. A proposito, il momento migliore per la compilazione è la sera. Grazie alla semplicità d’utilizzo e la familiarità dello strumento il compito del diario sarà più facile… e tu ti sentirai subito più vicino al medico. Un beneficio che nei prossimi anni potrebbe andare a vantaggio di una gestione migliore dell’IBS e aiutare lo sviluppo delle app in ambito medicale.

“La comunicazione medico-paziente che nasce dalla condivisione di un diario è fondamentale per la buona riuscita della terapia”
Prof.ssa Paola Iovino, docente di gastroenterologia all’Università di Salerno

La testimonianza di un paziente: Anna F.

Anna F., 46 anni, donna in carriera, mamma, divorziata. Lamentavo da
tempo meteorismo, gonfiore e una digestione rallentata. Tutti gli esami diagnostici prescritti dal medico di base e da due gastroenterologi erano negativi, tranne una diagnosi di intolleranza al lattosio per la quale avevo eliminato i latticini dalla dieta. Lavorando in una multinazionale con un importante ruolo mangiavo spesso fuori orario o saltavo i pasti. Ho incontrato la dott.ssa Neri quando il mio quadro clinico è peggiorato in seguito a un periodo di forte stress, una promozione sul lavoro e il divorzio. Tra la dissenteria, i forti dolori addominali e le emicranie, la mia qualità di vita era davvero compromessa. Presa in carico in ambulatorio ho iniziato una terapia per gli episodi dolorosi e diarroici con un agente filmogeno specifico, un percorso di psicoterapia per l’ansia e gli attacchi di panico gestiti con antidepressivi, un trattamento per la fibromialgia dopo la consulenza con un reumatologo ed una dieta, seguita da uno specialista, basata sulle mie esigenze e orari lavorativi. Dopo un mese le evacuazioni sono tornate regolari, il dolore addominale si è ridotto e l’umore è migliorato. Ho cominciato a fare yoga per dedicare più tempo a me stessa e a mia figlia. Tutt’ora sono seguita da un team di specialisti.

“La donna con IBS dovrebbe affidarsi a un centro multi-specialistico per gestire al meglio la patologia, anche a più livelli”
Dott.ssa Maria Cristina Neri, Responsabile Scientifico Ambulatorio di Gastroenterologia – Istituto Geriatrico Pio Albergo Trivulzio, Milano

Con il contributo non condizionante di Norgine

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