Clara Caverzan, primo cittadino di Scorzè e scrittrice erotica. Che bomba del sesso, questo sindaco!

Sì, avete capito bene: la vivace signora che guida un paese
nel cuore del Veneto ha scritto un romanzo molto hard. E tutti sono impazziti: di gioia. La figlia, le amiche. Persino gli assessori maschi. E dire che agli uomini, anzi omuncoli, come li chiama, le canta chiare: «Non sapete darci piacere!». E ora, quando entra in consiglio comunale, qualcuno si dà di gomito

«Quando la tua gonna si bagnerà di sperma, figlia mia, chiedi a tua madre come mandare via la macchia, ti consiglierà meglio di chiunque al mondo». La dedica perfetta di un romanzo di iniziazione al sesso non fa notizia. A meno che l’autore non sia un sindaco. Il nostro si chiama Clara Caverzan, 56 anni, separata, una figlia 33enne, una scollatura generosa e degli allegri occhiali color pantera rosa. Guida una giunta di centrodestra a Scorzè, nell’industriosa provincia veneta. Un paesone di 20 mila abitanti che non hanno pace da quando è arrivato in libreria Desideria (Editing), romanzo erotico che racconta la formazione sessuale di una Sessantottina, pullula di scene hard, mette alla berlina l’ipocrisia di certe famiglie del Nordest ed è firmato proprio dal primo cittadino, che commenta: «Non mi aspettavo tutto questo clamore».

Neanche in una provincia così cattolica e considerata bigotta?

«Macché bigotta. Il libro è già esaurito e siamo in ristampa».

Possibile che nessuno si sia risentito, scandalizzato? In fondo lei rappresenta le istituzioni.

«Qualcuno pensa che ho voluto farmi pubblicità per le elezioni del 2009? Ma l’anno scorso ho già pubblicato delle poesie erotiche e nessuno ha detto niente. E poi, su questo libro, ho visto solo reazioni allegre».

Sta dicendo che i suoi cittadini

l’hanno presa bene?

«Altroché. Tutti a dirmi “Brava, che coraggio, finalmente si parla di cose allegre”. Le colleghe e le amiche non fanno che ringraziarmi, i ragazzi mandano sms a mia figlia con scritto “Tua madre è un mito”. Anche se mi sembra assurdo che nel 2008 faccia ancora scalpore parlare di sesso. Potevo capirlo nel Sessantotto…».

Quando lei era adolescente.

«Sì, allora si parlava quasi esclusivamente di sesso».

E adesso non se ne parla?

«Se ne parla giusto tra amiche, più che altro per denunciare che non lo si fa più. La vita moderna uccide il sesso. La donna manager arriva a casa, sfila i tacchi e si addormenta sul divano. Anch’io non ho più rapporti sessuali. Con tutti i miei impegni da sindaco…».

Vuole dire che una donna affascinante e disinibita come lei non ha un uomo?

«Non mi corteggia nessuno. La mia carica dà un’immagine autoritaria, aggressiva. Spavento gli omuncoli».

Omuncoli?

«Uomini veri, di quelli che corteggerebbero una femmmina forte, non ce ne sono più. Gli uomini non sanno come soddisfare una donna».

I suoi colleghi politici come guardano una che dice queste cose?

«L’altro giorno gli assessori erano qui, con i giornali spiegati sul tavolo della Giunta, e si scambiavano sorrisini, ammiccamenti. Come dei bambini».

E non ha avuto timore di affrontare un consiglio comunale quasi tutto al maschile?

«Per niente. Un consigliere si è fermato a complimentarsi. Un altro, lì accanto, ha detto scherzando: “Qui si parla di cose hard. Mi allontano”».

La prendevano in giro?

«No, no… il rispetto non manca. Per fortuna sanno distinguere tra il sindaco e la donna».

E la madre? Tornando a quella dedica, davvero lei parla in modo così esplicito di sesso con sua figlia?

«L’ho avuta a 21 anni, siamo praticamente cresciute insieme e non le ho mai nascosto nulla. Tanto che all’asilo le suore mi hanno richiamata perché, vedendo due lombrichi avvinghiati sotto un sasso, mia figlia sosteneva che stessero facendo l’amore».

E con sua mamma, all’alba del Sessantotto, parlava di sesso?

«Per carità. Quando avevo dieci anni mi ha spiegato, dandomi le spalle mentre andavamo in bicicletta, come si diventa “signorine”. E siccome leggevo di nascosto Intimità mi sono accorta che aveva ripetuto a memoria un trafiletto della rubrica delle lettere. Da allora, quando mi lavava, stava attenta a non toccarmi lì».

Cosa dirà sua madre del romanzo?

«Non l’ha ancora letto. Delle poesie, l’anno scorso, aveva detto: “Dovresti lavarle con la varechina”».

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