5 regole d’oro per essere una coppia felice

  • 30 08 2011

Tutti gli innamorati se lo chiedono, da sempre: quali sono le regole per vivere un amore felice? Cosa fa funzionare la coppia? Le risposte sono l'autostima e i ruoli flessibili, una certa intelligenza nel risolvere i conflitti, entrare in sintonia e... imparare anche a stare soli. Ecco i consigli per costruire una coppia davvero affiatata

Regola n°1 per un amore felice: continuare a coltivare l'autostima

Continuare a coltivare l’autostima

Cosa c’entra l’autostima con la vita di coppia? Moltissimo. Perché permette di vivere intensamente il rapporto affettivo senza sentirsi soffocati. Sembra facile, ma alzi la mano chi si sente frequentemente in questo stato di grazia? Semplicemente, in amore, dopo la conoscenza preliminare, l’uomo cerca di sfuggire al legame temendo di essere inglobato dall’elemento femminile che fa fatica a integrare nella propria identità. Mentre la donna, in genere, ha difficoltà a “delimitare” la sua identità. Insomma, per entrambi ne deriva un gioco di distanze che si accorciano e si allungano, paure e desideri, senso di soffocamento e ansia di perdita.

GUARDARE ALLA META Con l’impegno e la pazienza di entrambi, ecco che si avvera il miracolo: la coppia funziona. Superati un mare di difficoltà, incidenti di percorso, crisi, fatiche e momenti di grazia. E il premio di questo viaggio non è poca cosa! Perché una vita di coppia felice aiuta a riparare anche i torti e le ferite del passato. E a colmare le impercettibili fenditure della propria identità procurate dalla vita, dai limiti dei genitori, dai propri bisogni troppo grandi per essere soddisfatti.  

Regola n°2 per un amore felice: trovare una vera sintonia di coppia

Trovare una vera sintonia di coppia

In amore è importante tenere viva la relazione anche attraverso la discussione. E senza il timore di affrontare il conflitto. Al contrario, solo il confronto autentico permette di raggiungere una vera sintonia, cioè la condivisione di interessi e bisogni di base pur nella diversità. E, dulcis in fundo, una parolina magica: l’intimità. Che altro non è se non la capacità di entrare in risonanza con l’altro, di dividere la propria identità, senza però sfiorare la fusione simbiotica né perdere la propria originalità.  

Regola n°3 per un amore felice: avere poca memoria per i conflitti

Avere poca memoria per i conflitti

Un’altra qualità fondamentale della coppia felice riguarda l’avere una memoria corta per i litigi, sforzarsi di non tenere rancore e saper fare entrambi, ogni tanto, un passo indietro. È l’atteggiamento intelligente che può costare un piccolo sforzo ma che permette di rafforzare nel tempo il legame. Non dimentichiamo che, spesso, sono i rapporti che nascono in sordina, non sull’onda di una grande passione, ad avere più chance di trasformarsi, nel tempo, in unioni solide, piene di affettività e tensione emotiva.

Regola n°4 per un amore felice: apprezzare il piacere della solitudine

Apprezzare il piacere della solitudine

C’è una regola d’oro per la felicità di coppia che, apparentemente, è semplice. In realtà, è la più difficile da rispettare non appena ci si innamora: consiste nella capacità di stare soli con se stessi pur in mezzo agli altri. Cioè nell’essere in costante collegamento con la propria identità e la propria storia, senza evitare il confronto aperto con l’esterno. Si tratta di un aspetto importante perché solo così si evitano i rischi dell’inflazione narcisistica o, al contrario, della dipendenza simbiotica che appiattisce.

Regola n°5 per un amore felice: alternare i ruoli in modo flessibile

Alternare i ruoli in modo flessibile

Quanti etti di amore, tolleranza, accettazione, conflitto, passione vanno combinati insieme per ottenere un legame duraturo e soddisfacente? Tra le qualità necessarie ci sono l’equilibrio personale di ciascuno, l’esperienza pregressa di una coppia di genitori sufficientemente unita, la capacità di passare dalla idealizzazione iniziale a una accettazione sincera dell’altro e dei suoi limiti. E, infine, la disponibilità ad alternarsi nel ruolo di “care giver” (colui che si prende cura) e di oggetto dell’accudimento affettivo.

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