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Stress da rientro: perché non ne siamo immuni?

  • 03 09 2011

Noia, malinconia, stress: stati d’animo che spesso accompagnano il rientro al lavoro dalla vacanza. Ne parliamo con lo psicoanalista, indagando sui motivi, per scoprirne le soluzioni

Affligge più della metà dei vacanzieri. Che al ritorno si ritrovano stanchi, tristi, annoiati. Si tratta dello stress da rientro. In genere si risolve nel giro di una decina di giorni.
Abbiamo fatto alcune domande sullo stress da rientro al prof. Roberto Pani di Bologna, psicoanalista e docente di Psicologia Clinica all’Università di Bologna.

Quali sentimenti possono vivere le persone che hanno staccato dal lavoro con una breve o lunga vacanza?
Innanzitutto, fa differenza se la vacanza è stata breve o lunga. Penso che brevi periodi consentano di staccare dal lavoro, e al tempo stesso non diano l’impressione di essere stati assenti dall’atmosfera consueta. È fin troppo banale osservare che si rimpiangono le vacanze, soprattutto quando queste non sono state molto lunghe e sufficientemente distraenti e riposanti.
Se invece la vacanza è durata circa un mese?
In questo caso può essere differente: la vacanza lunga può essere rimpianta perché molti giorni fanno “epoca psicologica”, e creano quindi un’alternativa alla routine lavorativa. La vacanza lunga sollecita le persone ad entrare in un‘altra dimensione, che sembra incoraggiarle a cancellare lo stile di vita di tutti i giorni.
Mi sembra di essere in un’altra vita e non vorrei tornare alle cose che mi preoccupano – Vorrei mantenere il sogno più a lungo, anzi vorrei che non finisse mai” – sono i pensieri che spesso dicono i vacanzieri che stanno per rientrare.

Tutto questo dipende da ciò che una persona lascia a casa prima di partire per le vacanze. La fuga psicologica aumenta, dunque, in proporzione alle difficoltà irrisolte e che attendono al rientro in città: difficoltà economiche, sentimentali, di salute ecc.
In generale tuttavia, la lunga vacanza rimane più impressa e diventa un test che indica quanto una persona è in grado di identificarsi con una situazione nuova. Consente, inoltre, di esprimere una parte di sé che ha poche occasioni di emergere nella vita di tutti i giorni.
Lei, professore, consiglia lunghe vacanze?
In verità non tanto. Penso che sia più rigenerante e conveniente poter avere più settimane in periodi diversi dell’anno e in stagioni differenti. In altre parole, avere piccole isole di riposo e di situazioni differenti, come se fossero un piccolo premio a certi impegni intensi. Si tratta di voltare pagina diverse volte e di aver la sensazione di sconfiggere la monotonia e di aprirsi alla creatività.

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