Allergia al nichel: le cure dolci

Contro prurito e arrossamenti arrivano estratti di erbe, creme a base di ortica e un “vaccino” omeopatico. Se usati sotto controllo medico combattono bene le dermatiti più ostinate

Una dermatite su due dipende dal nichel, metallo onnipresente in natura e in molti oggetti d’uso comune. Lo dicono le ricerche presentate al recente congresso dell’Aaiito (Associazione allergologi immunologi italiani ospedalieri e territoriali). «Le più colpite dalle allergie cutanee sono le giovani donne: ne soffrono tre volte più degli uomini e, d’estate, il problema aumenta perché il sudore diffonde le particelle metalliche sulla pelle» spiega Susanna Voltolini, allergologa e coordinatrice Dermatiti allergiche da contatto del progetto Allergicamente promosso dall’Aaiito (allergicamente.it). Attenzione però, il nichel non fa male in assoluto: al contrario è importante per la nostra salute e si trova anche nella molecola dell’emoglobina ma quando la sua presenza supera le capacità di tolleranza dell’organismo, scattano fenomeni di reattività, primo fra tutti la dermatite. «La prima reazione di solito è l’arrossamento con forte prurito, poi compaiono delle vescicole sierose e, in seguito, la pelle si secca e desquama formando l’eczema» spiega Erika Schmitt, dermatologa e omeopata a Milano. «Se la diagnosi, fatta con il Patch test, conferma l’allergia, occorre anzitutto evitare il contatto con gli oggetti e gli alimenti che contengono il metallo».

I cibi da evitare

Nei casi più gravi l’allergologo può prescrivere una terapia iposensibilizzante, ma è importante comunque evitare gli alimenti più ricchi di nichel che, purtroppo, sono anche i più salutari, come molti ortaggi (pomodori, spinaci, broccoli), frutta secca, cereali integrali (avena e mais), oltre al cioccolato e ai prodotti industriali con grassi trans perché il processo di lavorazione comporta la presenza di solfati di nichel. Persino cucinare in pentole di acciaio inox può esporre al contatto con questo metallo, per non parlare delle sigarette che ne sono ricche. Seguire una dieta a basso contenuto di nichel, insomma, aiuta sicuramente ad affrontare sia la Snas sia i sintomi cutanei, ma non è semplice. Anche perché la presenza del metallo nei terreni, e di conseguenza nei vegetali (oltre che nell’acqua), varia moltissimo a seconda delle zone e delle tecniche di coltivazione. A questo proposito, diverse aziende agricole in Puglia, Liguria e Toscana hanno avviato coltivazioni di pomodori nichel free.

Le terapie desensibilizzanti

La terapia prevede normalmente creme al cortisone, assieme ad antistaminici per bocca. «Utili nelle fasi acute, questi trattamenti però non sempre risolvono il problema» aggiunge la dottoressa Schmitt. «La dermatite può diventare cronica o ripresentarsi e il cortisone risultare meno efficace per un fenomeno di assuefazione. L’omeopatia, allora, può essere una soluzione vincente. Sotto controllo medico si segue una terapia desensibilizzante con un “vaccino” a base di nichel diluito e dinamizzato omeopaticamente, Niccolum sulphuricum 30 CH, in dosi di cinque granuli una volta alla settimana, da aggiungere a una monodose alla settimana di Poumon Histamine 200 CH, in caso di eczema. Molto importante poi scegliere i rimedi omeopatici personalizzati, questo anche perché le malattie della pelle hanno una forte componente psicologica che l’omeopatia, medicina olistica per eccellenza, è in grado di affrontare». Per mitigare i sintomi dell’allergia funzionano molto bene anche i fitoterapici come il gemmoderivato di ribes nero, Ribes nigrum macerato glicerico 1DH (40 gocce due volte al giorno) e, localmente, unguenti a base di calendula, ortica (Urtica urens Weleda) e cardiospermum (Halicar DHU).

Attenzione ai cosmetici. E anche ai cellulari

Creme, ombretti, eyeliner e mascara possono essere prodotti con pigmenti di nichel. Per un regolamento UE del 2009, il metallo e i suoi composti sono vietati nei cosmetici. Tuttavia, è impossibile ottenere un prodotto completamente esente da questo metallo, anche per la contaminazione che avviene durante il ciclo di lavorazione. In etichetta, dunque, non si trova la dicitura “nichel free” ma “nichel tested”, vale a dire che il prodotto contiene una percentuale del metallo 10 volte inferiore alla soglia che può determinare reazioni allergiche. Chi ha problemi dovrebbe cercare solo cosmetici che riportano in etichetta “nichel free”.

Oltre che a orecchini, orologi, bottoni, fibbie e cerniere dei jeans, il nichel si può trovare anche nei detersivi e persino nei telefoni cellulari che sensibilizzano la pelle per la presenza di cobalto. Questi oggetti possono contenere alte percentuali di nichel, soprattutto se arrivano da mercati, come quello cinese, dove non sempre si rispettano i limiti previsti dalle normative europee.

Altri sintomi dell’allergia

Il problema nichel non si ferma alla pelle. Gli specialisti stanno studiando la cosiddetta Snas, Sindrome da allergia sistemica al nichel,una realtà complessa e inafferrabile che vede divisa persino l’allergologia ufficiale. Nelle persone ipersensibili i cibi ricchi di questo metallo possono provocare, disturbi come meteorismo, mal di testa, reflusso gastroesofageo, riniti, coliti e, addirittura, fibromialgia. «Non si hanno dati sicuri sulla diffusione della Snas, anche perché l’accertamento richiede un complesso iter diagnostico. Tuttavia esistono ormai molti studi internazionali che confermano l’esistenza di questa sindrome» precisa Susanna Voltolini. Anche una ricerca italiana, condotta in quattro Unità allergologiche siciliane e pubblicata sull’International journal of immunopathology and pharmacology, ha dimostrato che la Snas può colpire chi già soffre di dermatiti da nichel: dei 1.696 pazienti presi in esame, un centinaio ne è risultato affetto.


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