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Anemia: valori, cause, sintomi e rimedi

Stanche, spossate? Soffrite spesso il freddo e vi sentite demotivate? La causa potrebbe essere l'anemia. Ecco tutte le informazioni per scoprirlo

L’anemia, una condizione che si verifica quando il numero di globuli rossi è insufficiente a soddisfare i bisogni fisiologici del corpo umano, colpisce principalmente le donne in età fertile e può essere causata anche da abbondanti perdite durante le mestruazioni, condizione aggravata qualora l’alimentazione che si segue non sia adeguata. 

Nell’anemia, infatti, il livello di emoglobina (una proteina contenuta nei globuli rossi con il ruolo di trasportare l’ossigeno) è inferiore ai livelli minimi previsti. Le forme di anemia esistenti sono differenti e ci si può trovare di fronte a situazioni passeggere o di tipo cronico. Molti tipi di anemia lieve sono facilmente curabili, invece alcune forme possono essere più gravi, durare a lungo e mettere a rischio la salute se non vengono diagnosticate e curate.

I livelli di gravità dell’anemia sono differenti a seconda della concentrazione di emoglobina nel sangue: si parla di anemia lieve se l’emoglobina è superiore ai 10 g/dLmoderata se compreso tra i 10 e gli 8 g/dL e severa se inferiore agli 8 g/dL.

Sintomi

L’anemia si instaura lentamente e i sintomi crescono con il suo incedere. Proprio per questo bisognerebbe avere un occhio di riguardo soprattutto nei casi in cui non si segua un’alimentazione equilibrata o si abbia un ciclo troppo abbondante.

sintomi tipici sono la stanchezza, poca tolleranza agli sforzi fisici, difficoltà respiratorie, pallore, problemi digestivi, tachicardia e palpitazioni, difficoltà di concentrazione e poca tolleranza al freddo (sensazione di freddo a piedi e mani), oltre a mal di testa frequenti e irritabilità.

Nei casi più gravi e soprattutto in caso di prolungata anemia, il deficit di globuli rossi può anche manifestarsi con caduta dei capelli, indebolimento delle unghie che diventano fragili, sottili e incavate, e l’infiammazione delle mucosi orali.

Cause

Le cause più comuni di anemia comprendono la mancanza di ferro o di altri micronutrienti (come acido folico, vitamina B12, vitamina C) nella dieta, la presenza di malattie infettive da parassiti come per esempio la malaria, e condizioni ereditarie che incidono sulla funzionalità e la quantità di globuli rossi, come le talassemie e l’anemia falciforme.

Anche un ciclo abbondante può portare all’anemia. Durante le mestruazioni, infatti, c’è una importante perdita di ferro (micronutriente essenziale per permettere all’ossigeno di “legarsi” al globulo rosso ed essere trasportato all’interno dell’organismo) che, se non viene opportunamente reintegrata, può determinare la comparsa di questa patologia. Per questo gioca un ruolo importante anche il tipo di alimentazione che si segue.

Infine, anche alcune patologie possono contribuire all’instaurarsi dell’anemia, come ad esempio malattie che interessano i reni e il midollo osseo, problemi nell’assorbimento della vitamina B12, emorroidi o emorragie interne, artrite reumatoide, diabete, epatite C o malattie croniche infiammatorie dell’intestino. 

Conseguenze 

Le prime conseguenze dell’anemia sulla salute comprendono l’insorgenza di stati di esaurimento, depressione, scarso rendimento, stanchezza, sonnolenza persistenti, disturbi del sonno e della concentrazione. Anche le unghie e i capelli perdono vigore e diventano fragili, così come si riscontrano dimagrimento e inappetenza.

Se non viene curata in tempo, l’anemia può portare a conseguenze ben più rilevanti per la salute come ad esempio una più elevata predisposizione a contrarre infezioni, una maggiore sensibilità e predisposizione alle malattie, tachicardia che può aggravarsi fino a un’insufficienza cardiaca.

In caso di gravidanza, vi può essere una maggiore predisposizione alla depressione post-partum e serie conseguenze anche per la salute del feto con parto prematuro, anemia del neonato e rischio di deficit mentali.

Diagnosi

La conferma definitiva della presenza di anemia può arrivare solamente dalle analisi di laboratorio, attraverso gli esami del sangue.

Di solito il medico di base prescrive un esame emocromocitometrico che determina:

– la quantità di tutte le cellule presenti nel sangue;

– l’ematocrito cioè la percentuale del volume sanguigno occupata dalle cellule del sangue;

– la quantità di emoglobina e di altri parametri, come ad esempio la ferritina, una proteina che immagazzina il ferro.

Inoltre, si aggiungono un esame morfologico del sangue venoso periferico che permette di capire se ci sono problemi nella morfologia delle cellule del sangue, il volume cellulare medio e la larghezza di distribuzione dei globuli rossi; esami sierologici per valutare se la quantità delle proteine e delle molecole coinvolte nel metabolismo del ferro sia sufficiente, e gli esami delle urine e delle feci per verificare un’eventuale presenza di sangue.

Di norma si tende a rilevare anche la vitamina B12 e i livelli di acido folico nel sangue per capire se eventualmente l’anemia può essere causata dalla carenza di queste vitamine.

Rimedi

Innanzitutto bisogna seguire un regime alimentare che garantisca un corretto apporto di ferro, tenendo in considerazione che quello che viene assorbito più facilmente dall’organismo è quello contenuto nelle carni rosse. Anche i mirtilli, le uova, la spirulina, i legumi, i vegetali a foglia verde, la barbabietola e la frutta secca ne contengono, anche se in quantità limitate e più difficilmente assimilabili dall’organismo.

Secondo le tabelle della LARN (Livelli di Assunzione Giornalieri Raccomandati di Nutrienti per la popolazione italiana) il fabbisogno quotidiano di ferro per l’uomo ammonta a 10mg, mentre per la donna in età fertile sale a 18mg. Di norma una dieta adeguata compensa l’eliminazione del ferro ed il bilancio viene mantenuto in equilibrio, grazie alle riserve ed alla regolazione di assorbimento ed eliminazione.

È anche importante assumere vitamina C che facilita l’assorbimento del ferro. Ecco che allora che un bel piatto di bresaola condito con abbondante succo di limone, della verdura a foglia verde o della barbabietola risulta essere una scelta adeguata e tattica.

È anche bene eliminare (o ridurre) tè e caffè, oltre ai latticini (per la presenza del calcio) che ostacolano l’assorbimento del ferro.

Non sempre però l’alimentazione è sufficiente, motivo per cui è necessario ricorrere agli integratori, che il medico sceglierà di volta in volta in base alla severità della condizione e allo stato di salute personali. Nei casi più gravi si può ricorrere anche alla somministrazione di ferro per via endovenosa e a trasfusioni di sangue.

Qualora invece si riscontrasse una forma ereditaria di anemia, come la talassemia o l’anemia falciforme, sarà necessario seguire protocolli terapeutici specifici.

In ogni caso è bene consultare il proprio medico ed è assolutamente sconsigliato il fai-da-te per evitare complicanze.

La consulenza è del dottor Luca Santoleri,  primario del servizio di Immunoematologia e medicina trasfusionale dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.

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