Puntualità

Non devi più rinunciare a quello che ti dà piacere

In linea teorica, chi arriva sempre tardi in ufficio può compensare le perdite di tempo restando alla scrivania oltre l’orario di lavoro. Peccato che, così facendo, si restringe lo spazio da dedicare ad altre attività, come andare in palestra o vedere le amiche. E, se si è sempre in affanno, il benessere personale, basato su un giusto equilibrio tra dovere e piacere, ne risente.

Una conseguenza che ricade anche su chi subisce i ritardi altrui: quando perdo tempo aspettando, non posso fare un’altra cosa che avevo programmato per dopo, che si tratti di giocare con i miei figli, andare a cena fuori con il mio amore o concentrarmi su un nuovo progetto che mi sta a cuore.

Perché conviene essere puntuali

Essere sempre in ritardo significa danneggiare gli altri ma anche noi stessi. In altre parole è (soprattutto) stupido. E se non basta questo a farti cambiare, leggi qui

Dietro il ritardo ci possono essere inconsci motivi psicologici: scopri il parere dello psicologo.

Il make up, soprattutto quello mattutino, ha sempre i secondi contati, e dovendo fare in fretta rischiamo di fare pasticci (e arrivare in ritardo). Ecco come fare

Sempre di corsa…ma un quarto d’ora può bastare per prendersi cura di se e vivere in modo meno stressante

Puntuale al lavoro, hai la stima dei tuoi collaboratori

Pensaci: non ogni spreco di tempo deriva dalla mancata puntualità, ma ogni mancanza di puntualità comporta uno spreco di tempo. Sul lavoro è una conseguenza che può avere ricadute pesanti, anche in termini economici.

E, in fatto di puntualità, in azienda è il capo che sets the tone e leads by example (definisce il tono e guida con l’esempio), come dicono i manuali per i manager. Per il fatto di essere un boss, ritieni di non dover badare troppo all’orologio? Prova a immaginare come ti sentiresti se lo specialista con cui hai appuntamento per una visita importante ti ricevesse un’ora dopo!

Con gli altri non serve mentire come una bimba

Un guasto alla macchina, la sveglia che non ha suonato, il traffico. Queste sono le più classiche scuse del ritardatario cronico (e non ci crede nessuno). Poi ci sono anche quelle più creative: «Sono innamorata e non capisco più niente!»; «Sì, non metto in dubbio che tu me l’abbia detto, ma ultimamente non riesco a tenere a mente le date e gli orari».

Dopo due o tre episodi del genere, la reputazione sociale del ritardatario è in caduta verticale. Senza contare che attendere è una delle poche fonti di stress che, quando si conclude (arriva il ritardatario) anziché diminuire ha un picco di intensità. Si tratta del cosiddetto stato del “bollore continuato”. Che espone a spiacevoli confronti anche con le amiche più pazienti.

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