Curarsi con la scrittura

Una storia inventata, un elenco di buoni propositi, il racconto di un momento di crisi. Ci sono parole che, messe nero su bianco, dopo ci fanno stare meglio. Per quale motivo? «Perché, una volta scritte, lasciano un segno profondo dentro di noi» spiega Fulvio Fiori, scrittore, copywriter e autore del libro Curarsi con la scrittura (Tea Edizioni).

«Scrivere costa fatica, è vero. Bisogna mettere a fuoco i pensieri, trovare la forma migliore per esprimerli, rileggere per controllare che scorrano. Ma c’è una ricompensa: proprio perché è un processo laborioso, ci permette di analizzare a fondo quel che passa nella mente, cogliendo sfumature che altrimenti ci sfuggirebbero. In pratica, la scrittura amplifica il potere delle parole, rendendoci più consapevoli di noi stessi». Lo hanno confermato diverse ricerche, tra cui una dell’università americana di Stanford, secondo cui le coppie che dopo un litigio raccontano per iscritto le loro emozioni si riappacificano più facilmente.

Curarsi con la scrittura

Provare a raccontare una storia, della propria vita o inventata, aiuta a capire meglio se stessi e gli altri. Ecco come iniziare

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● Se una frase ti ha ferito È successo tanti anni fa, eppure ti ricordi ancora quella volta in cui tuo padre ti ha detto: «Non sei all’altezza». Da allora, ogni volta che devi affrontare un ostacolo, ti ritornano in mente le sue parole. Riscrivi il dialogo «All’inizio sarà doloroso, ma chiediti: che cosa avrebbe dovuto dire lui per non ferirti? E che cosa avresti risposto tu?» suggerisce Fulvio Fiori. «Rileggi ciò che hai scritto finché non senti dentro di te che quella voce è stata messa a tacere».
Se ti senti in crisi   Hai appena subìto una grossa delusione e ti sembra di non avere combinato nulla nella vita. Soprattutto se fai il paragone con gli amici e i colleghi. Fai l’elenco «Prenditi qualche minuto di riflessione per scrivere un elenco di tutti i traguardi che hai tagliato nel passato» dice Fiori. «Riguardalo, cercando di evocare quei momenti: la fatica, l’incertezza e infine la soddisfazione per avercela fatta. La mente tende a dimenticare, ma con queso “ripasso” riacquisti fiducia».

Perchè scrivere ci fa stare meglio

Allora perché non provare a mettersi a scrivere? Si può decidere di partire dalla propria vita ed esperienza o puntare su un racconto con dei personaggi inventati. Lavorare con l’immaginazione, oltre che essere un esercizio di creatività, permette di tirare fuori le nostre emozioni» dice Caterina Laini, psicoterapeuta.

«Quando scriviamo, il confine tra fantasia e vissuto personale non è mai così netto. Al contrario, tendiamo sempre a riversare una piccola parte di noi nei protagonisti usciti dalle nostre penne, anche in quelli che a prima vista appaiono molto diversi da come siamo». E allora può esserci un briciolo dei tuoi stati d’animo anche in un piccolo extraterrestre o in un eroe romantico d’altri tempi. «Il bello della scrittura terapeutica è ritrovare queste tracce di noi» continua Fulvio Fiori. «Una riga dopo l’altra, impari che se puoi decidere il destino dei tuoi personaggi, puoi anche ritornare a essere l’autore della tua vita: cioè riprenderla in mano, valutando ogni decisione in base alle conseguenze che avrà sulla trama della tua esistenza».

Con l’aiuto dei nostri esperti, vediamo come iniziare e, attraverso la scrittura , stare meglio con noi stessi e con gli altri.

Inizia a scrivere: parti dal titolo

Per deciderlo, chiediti che cosa vuoi raccontare. «Per trovare le prime parole, non devi pensarci troppo: piuttosto scrivi quello che d’istinto ti viene in mente» suggerisce Fulvio Fiori. «Qualsiasi cosa esca dalla penna o dai tasti del computer, anche se buffa o apparentemente senza senso, accettala con il sorriso: magari non riesci a coglierne il significato, ma è pur sempre una finestra sul tuo mondo interiore. Devi solo aprirla, continuando la narrazione».

A che cosa ti serve

Da questo momento in poi, il titolo sarà la fonte da cui trarre ispirazione per scrivere la tua storia. «Quando ti senti bloccata, rileggilo più volte e rivolgi a te stessa alcune domande» suggerisce l’esperto. «Per esempio: “Perché ho scritto proprio questo?” oppure “Che emozioni suscitano in me?”. Prenditi qualche minuto e lascia che gli interrogativi riecheggino nella mente. Vedrai che poco alla volta emergeranno ricordi, stati d’animo o immagini fantastiche: saranno queste suggestioni a suggerirti la trama».

Tratteggia i personaggi

È il momento di raccontare chi sono gli attori in primo piano. «La chiave vincente è la semplicità» suggerisce Fulvio Fiori. «I protagonisti dei grandi romanzi hanno poche caratteristiche, ma così peculiari da farceli rimanere impressi nella memoria. Un esempio? Il barone rampante di Italo Calvino, che viveva su un albero. Prova a immaginare di osservare un personaggio attraverso i cinque sensi: il profumo della sua pelle, il timbro della voce, ciò che lui stesso, in prima persona, vede o sente».

A che cosa ti serve

Mentre scrivi, intraprendi un viaggio. «Descrivere un personaggio di fantasia ti fa entrare nei panni di qualcun altro e ti permette di vedere la vita, con tutte le sue difficoltà, da un punto di osservazione diverso» dice Caterina Laini, psicoterapeuta. «Se poi riesci a creare un eroe capace di compiere imprese fuori dal comune, puoi soddisfare quel bisogno di straordinarietà che ognuno di noi avverte dentro di sé. Come dire: “L’ho inventato io e quindi un po’ del suo coraggio appartiene anche a me”».

Inserisci un punto di svolta

Se sei una lettrice lo sai: ogni trama si fa più avvincente quando accade qualcosa. «In ogni storia occorre un colpo di scena» dice Fulvio Fiori. «Può essere un episodio drammatico, come un divorzio o una crisi professionale, o un fatto gioioso, per esempio l’arrivo di un figlio. L’importante è che spezzi la routine del protagonista e lo mandi in crisi, costringendolo a cambiare se stesso per adattarsi».

A che cosa ti serve

Hai presente la paura che ti assale di fronte a una svolta? «Raccontare un cambiamento, anche se in un contesto di fantasia, aiuta a esorcizzarlo» dice Caterina Laini. «Le circostanze possono essere diverse, ma il senso d’insicurezza di un personaggio inventato è lo stesso che provi tu nella vita reale. Con il vantaggio che, quando scrivi, i timori si ridimensionano, perché sai che le conseguenze si fermano sulla carta. In pratica, la fantasia ti permette di arrivare dove un eccesso di ragione, nella realtà, ti blocca. Mano a mano che il tuo personaggio esce dalla crisi, scoprirai che nei cambiamenti ci sono spesso anche dei vantaggi».

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