Il termine, rimbalzato nella cronaca politica italiana di qualche tempo fa, è infelice, ma il fenomeno dei “bamboccioni” ci aiuta tuttavia a inquadrare una realtà preoccupante: l’inarrestabile crescita dei “Neet”. Acronimo inglese, Neet indica i giovani dai 15 ai 24 anni “not engaged in education, employment or training”, ovvero che non hanno un lavoro, non lo cercano e non sono inseriti in alcun percorso formativo. Oggi l’Italia è una vera primatista in questa categoria che rappresenta il 20% dei nostri giovani, contro una media europea di circa la metà. Se a questo aggiungiamo una percentuale di disoccupazione giovanile di quasi il 40%, il quadro appare quantomeno fosco, se non desolante.

Tuttavia la generazione “liquida”, per chi vede il bicchiere mezzo pieno, o “sommersa”, per chi lo vede mezzo vuoto, non ha smesso tutta di sognare e molti ragazzi non vogliono giustamente arrendersi, continuando a fare progetti. Ogni anno gli under 35 avviano decine di migliaia di nuove start up e i giovani ricercatori presentano centinaia di ricerche scientifiche all’European Reasearch Council, risultando vincitori in moltissimi casi. Ma soprattutto, l’Italia invia ogni anno decine di migliaia di studenti in esperienze di mobilità internazionale, con il duplice risultato di aumentarne lo spirito di indipendenza e la conoscenza delle lingue.

Le lingue, altro tasto dolente. Secondo quanto emerge dall’incrocio di dati statistici nazionali con quelli della Commissione Europea e di Eurostat, dei 24 Stati europei considerati, l’Italia è risultata 22sima nella conoscenza della lingua inglese (sulle altre, basta procedere per analogia… in peggio). Ma quante sono le ore scolastiche settimanali dedicate all’apprendimento di questa lingua in Italia rispetto a quelle della Danimarca, che risulta prima in questo speciale ranking? Due: le stesse. Ma è l’approccio pedagogico a essere diverso: mentre in Italia gli studenti sono chini sui libri di grammatica, in Danimarca si punta sull’apprendimento spontaneo, imparando soprattutto a parlare e applicando la lingua a situazioni reali. Non solo, ben diversa è l’apertura culturale verso la lingua altrui nei due paesi: il 41% dei danesi, ad esempio, usa l’inglese ogni giorno, contro il 9% degli italiani, mentre il 93% dei danesi preferisce guardare i film in lingua originale mentre il 41% degli italiani si rifiuta categoricamente.

Per questo le vacanze studio rappresentano un investimento sul futuro (Per info: http://www.mlaworld.com/vacanze-studio/) delle nuove generazioni, tenendo anche conto della maggiore facilità e rapidità di apprendimento delle lingue che si ha durante l’infanzia e l’adolescenza, in particolar modo all’estero. Ogni anno sono migliaia gli studenti che partono con MLA, tour operator dedicato ai viaggi studio dal 1976, per diverse destinazioni nel mondo. L’abbassamento della fascia d’età dei suoi “viaggiatori”, che oggi inizia fin dalla scuola primaria, lascia capire quanto i genitori desiderino iniziare prima possibile a istruire i propri figli nella lingua inglese. La vacanza studio non forma solo lo studente, ma anche la persona. Il più che auspicato aumento della sensibilità dei genitori italiani su questo tema ha fatto sì che MLA crescesse progressivamente nei decenni fondando due sister company, in Gran Bretagna nel 2010 e negli Stati Uniti nel 2012, e ottenendo il riconoscimento del Department of Health degli Stati Uniti, che garantisce standard elevati di sicurezza per gli studenti, e quello del British Council in Inghilterra.

Inoltre si può usufruire del bando estate INPSieme, che è rivolto ai figli di dipendenti e pensionati della pubblica amministrazione. Questo permette di ottenere un contributo parziale o totale (per un massimo di 2.000 euro per l’estero in college o in famiglia e 1.000 euro in Italia) per effettuare una vacanza studio in Paesi Europei ed extra Europei della durata di 2 settimane, o in Italia della durata 1 o 2 settimane.

Insomma, un futuro per i giovani c’è, basta coltivarlo con esperienze che aiutino a formare il carattere e la mente. Meglio se all’estero.