La convivenza tra generazioni

  • 27 05 2021
L'editoriale di Annalisa Monfreda

Con le mie amiche, lo abbiamo chiamato Effetto Mario, dal nome di un giovane collega che dopo essere stato formato da una di loro e messo nelle condizioni di lavoro ideali, un bel giorno le ha comunicato di aver accettato un nuovo posto. L’Effetto Mario non è la delusione per aver seminato ciò che altri raccoglieranno, ma la frustrazione per il fatto che lui va e noi si resta. E che sempre di più, crescendo, lo scontento non avrà come antidoto scatoloni e feste d’addio, ma piuttosto silenziosi movimenti interiori che ci faranno vedere con occhi nuovi la stessa realtà di prima, a cui ci sentiamo più o meno incatenate.

Ci sono cinquantenni che fondano start-up e sessantenni che vanno a vivere dall’altra parte del mondo, settantenni che si sposano e ottantenni che si laureano. E magari noi saremo tra quelli. Ma la verità è che nella maggior parte dei casi la convivenza tra generazioni è una bizzarra coabitazione tra creature alate ed esseri zavorrati. In ufficio, così come dentro casa, dove guardiamo i nostri figli crescere, cercando di ritardare il più possibile il loro volo con la scusa di evitare traiettorie sbagliate. Per poi dover accettare che, anche qui, loro vanno, noi si rimane. E che quel rimanere, tutto sommato, ci viene comodo. Perché se pensiamo alla fatica dell’andare, all’altalena emotiva tra scontento, cambiamento, entusiasmo, che presto diviene ancora scontento e quindi cambiamento e poi di nuovo entusiasmo, ci sentiamo addosso il peso degli anni e fatichiamo a reperire in noi le energie e la spinta per metterci in marcia.

A ben guardare, però, mi accorgo di aver cambiato molte più cose di me da ferma che in movimento. Forse che la differenza tra l’andare e il restare non è l’impatto che si può avere sul mondo e neppure la quantità di senso della propria vita, ma solo una modalità diversa di conoscere e di esplorare? Forse che abitare la mia età sia fare di quel restare una sorta di capolavoro? Riempirlo di significato, per me stessa e per le generazioni a venire?

Questo è lo status delle mie riflessioni al termine della lavorazione del numero speciale di Donna Moderna in edicola a partire dal 27 maggio, dedicato alla grande sfida che tutti noi abbiamo davanti: abitare la nostra età e collaborare con le altre generazioni per assicurare il miglior futuro possibile al Pianeta e alla nostra specie. Potete leggerlo da questo lato e scoprirete le eredità più importanti che Silent generation, Baby boomers e Generazione X stanno lasciando alle altre, le battaglie da non sprecare, le conoscenze di cui far tesoro. O potete capovolgerlo e leggerlo nell’altro senso, scoprendo come le nuove generazioni, dai Millennials alla Gen Z, stanno rivoluzionando l’approccio al lavoro, al sesso, ai consumi culturali, all’amore. Un viaggio sorprendente e affascinante. O almeno così è stato per noi.

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