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La frustrazione davanti a un giocattolo che non funziona, la rabbia per l’ennesimo no di mamma e papà, la paura del primo giorno di scuola o del primo esame. Capricci? No: anche se vengono manifestate in modo drammatico sono reazioni sempre positive, a patto che i bambini imparino a riconoscere questi stati d’animo burrascosi.

«Se riescono, da grandi, potranno affrontare con serenità ogni evento della vita, bello o brutto che sia» spiega la psicoterapeuta Barbara Fabbroni, autrice di Solitudine. Il bambino smarrito (Eur, 20 euro). Per capire cosa provano, però, i piccoli hanno bisogno dell’aiuto di mamma e papà. «Che non devono mai criticare o reprimere le emozioni ma insegnare a gestirle» dice Sarah Cervi, psicologa dall’età evolutiva e autrice di Tutti i sì che aiutano a crescere (Newton Compton, 9,90 euro).

Ecco come, caso per caso.

Riconoscere e affrontare le emozioni del bambino

Rabbia, paura, invidia, gelosia, tristezza... tira fuori il meglio dalle sue emozioni “negative”. Perché, come dicono gli esperti, gli permettono di crescere

Per crescere un bambino sicuro di sé spronalo a essere autonomo. Le piccole conquiste d’indipendenza sono fondamentali per una crescita armoniosa.

Scopri le regole per comunicare con efficacia con i tuoi bambini. Perché il dialogo genitori-figli è un aspetto importantissimo della vostra relazione.

Uno studio del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università di Milano-Bicocca

Uno studio del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università di Milano-Bicocca ha dimostrato come i bambini che riescono a esprimere le proprie emozioni sono più empatici e sviluppano migliori abilità cognitive.

E tu, come reagisci quando tuo figlio si fa travolgere dalle emozioni?

La rabbia nel bambino

Da piccolo urla, piange, si butta per terra. Crescendo, raddoppia la dose con parole feroci e taglienti. Perché fa così? Perché vorrebbe fare di testa sua, ma qualcuno o qualcosa glielo impedisce. Oppure non raggiunge l’obiettivo che desidera. E allora fa i capricci.

Il risvolto positivo «Esprimere la frustrazione attraverso reazioni rabbiose permette di scaricare sia la tensione accumulata sia quelle energie che, se represse, nel tempo potrebbero diventare negative» spiega Sarah Cervi.

Il tuo aiuto  I rimproveri non calmano la rabbia, al contrario la alimentano. «Il piccolo ha bisogno di sapere che tu sei più forte e più calma di lui, che non crolli davanti alle sue scenate» spiega Barbara Fabbroni. Per questo devi mostrarti inflessibile mentre si rotola per terra. «Quando si sarà calmato, però, fagli qualche domanda che lo aiuti a capirsi e a esprimersi. Per esempio: “Cosa provi? Cosa vorresti? Ti piacerebbe che ti facessi una carezza?”. Ma anche: “Cosa faresti se avessi un tamburo grandissimo davanti a te? E se avessi tantissimi cuscini?”. Stimolarlo a sfogarsi con gesti fisici (ma innocui) lo aiuterà a uscire dalla trappola della rabbia, facendolo sentire capito e accolto».

I bambini e l'invidia

Che sia per un giocattolo o per i bei voti del compagno, il bambino manifesta il sentimento in due modi: costruttivo (si ingegna per raggiungere lo stesso risultato) o distruttivo (gli monta la rabbia e gli vien voglia di distruggere l’oggetto del desiderio e il suo proprietario).

Il risvolto positivo  «Al contrario di quella distruttiva, l’invidia costruttiva aiuta il piccolo a trovare soluzioni, a impegnarsi per ottenere ciò che vuole. Un ottimo stimolo a confrontarsi con gli altri e fare di più» spiega la Cervi.

Il tuo aiuto  Devi intervenire soprattutto quando il disagio diventa aggressione e genera dolore. «Non colpevolizzare tuo figlio, aiutalo invece a capire che provare invidia è normale, ma che il suo modo di manifestarla non porta a nulla. Spiegagli che tutti abbiamo dei limiti, che lui ha e sa fare cose che gli altri non hanno o non sanno fare: è un bel tassello nella conoscenza di sé e dei propri confini».

La paura nel bambino

Il buio e l’abbandono sono i primi grandi timori. Poi arrivano quello della morte, della malattia, l’ansia di trovarsi in situazioni nuove e, nell’adolescenza, il terrore di non essere apprezzati dagli altri.

Il risvolto positivo  «Per quanto angosciante, la paura è fondamentale nel percorso evolutivo: aiuta a percepire i pericoli e a trovare una strategia per aggirarli o superarli» spiega Barbara Fabbroni.

Il tuo aiuto  Se ti viene istintivo spingere tuo figlio ad affrontare i suoi timori in maniera diretta, spesso brusca, ricordati che situazioni a te conosciute per lui sono nuove. «Più che spronarlo, prova a fornirgli un contatto fisico e un ambiente protetto che gli trasmetta sicurezza: per un neonato saranno le braccia che lo cullano, per un bambino l’abbraccio mentre gli leggi la favola dell’orco e per un ragazzino la mano sulla spalla. Con queste coccole gli comunicherai una sensazione di protezione e di partecipazione emotiva».

Bambini e gelosia

Nasce dalla paura di perdere qualcosa di importante. L’amore dei genitori prima di tutto. Per questo, spesso, se nasce un fratellino si manifesta con gesti teatrali, agitazione e comportamenti inspiegabili.

Il risvolto positivo  «Se si limita alle esternazioni, per quanto esagerate, la gelosia è comunque un modo di mostrare amore e attaccamento, sentimenti necessari in un normale percorso evolutivo» rassicura Cervi.

Il tuo aiuto  «Fa i dispetti al fratello? Niente rimproveri: se lo sgridi darai valore al suo comportamento negativo e lui lo ripeterà all’infinito pur di avere le tue attenzioni» consiglia l’esperta. «Il trucco è dedicare al più grande anche pochi minuti, ma molto intensi, ogni volta che il nuovo arrivato viene “privilegiato”, per esempio dopo l’allattamento. Perché il disagio rimanga sotto controllo, infatti, è importante che il bambino, dentro di sé, continui a sentirsi amato come prima».

La tristezza nei bambini

Il senso di solitudine è la prima grande fonte di malinconia: il piccolo non sa con chi giocare, si annoia e mette il muso. A scuola questo stato d’animo nasce spesso dalla difficoltà a interagire con gli altri.

Il risvolto positivo  Chiudersi è spesso un modo per entrare in contatto con se stessi e conoscersi. «E per creare una barriera di difesa davanti a un mondo che a volte non ascolta e non capisce» dice Fabbroni.

Il tuo aiuto  Non minimizzare, ma rispetta il suo isolamento. «Condividi il suo silenzio e fagli capire che ci sei, spronandolo con un sorriso o una carezza». Quando si aprirà, potrai aiutarlo a cercare delle vie alternative. Per esempio raccontandogli dell’ultima volta che anche tu ti sei sentita triste e di come ne sei uscita.

Il senso di colpa del bambino

Arriva quando il piccolo capisce che i suoi comportamenti possono provocare emozioni negative negli altri. Per questo scappa piangendo tra le braccia della mamma oppure si rifugia in se stesso.

Il risvolto positivo  «Sentirsi a disagio per aver fatto soffrire qualcuno aiuta il piccolo a sviluppare empatia e rispetto, le basi di una buona socializzazione» dice Cervi.

Il tuo aiuto  Se ha fatto cadere un compagno e vedi che ci sta male, non lo sgridare: lo sta già facendo da solo. «Se raddoppi la dose rischi di trasformare il senso di colpa in rabbia. Devi stimolare invece, con voce serena, la sua empatia. Per esempio, chiedigli: “Secondo te, come si sente adesso il tuo amichetto?”. Quindi, aiutalo a sollevare il macigno che ha dentro riparando al gesto che l’ha provocato. Offrendo scuse, carezze o un piccolo regalo».

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