Bambini capricci

Improvvisamente il tuo bambino dolce e giocherellone si mette a urlare e piangere disperato per le più piccole sciocchezze? Mentre gli allacci le scarpine scatta infuriato o si dispera per una caramella negata? Niente paura: probabilmente siete appena entrati nella fase dei terrible two: un momento di crescita, sviluppo e autonomia per il bambino ma che spesso disorienta i genitori, incapaci di gestire così frequenti impeti d'ira e di pianto. Intorno ai 2 anni inizia infatti il periodo dei capricci, che si protrarrà fino all'inizio della scuola primaria. Un momento delicato da affrontare con serenità: solo conoscendo la vera natura dei capricci possiamo aiutare i bambini a superarli... e a non farci stressare o destabilizzare dai loro atteggiamenti, capaci di far perdere la pazienza alla mamma più serena! Con l'aiuto delle dott.sse Laura Luteriani e Rosangela Pozzi, consulenti pedagogiche, andiamo a conoscere i meccanismi che fanno scattare il capriccio. Con i consigli per gestire e prevenire i momenti di rabbia dei nostri bambini.

Capricci dei bambini: capirli per sopravvivere

Pianti e urla improvvisi? Abbiamo chiesto alle esperte qual è la vera natura del capriccio e quali sono le strategie per superarli

Il periodo dei capricci inizia a 2 anni e si protrae fino a circa 6 anni. È molto importante tener presente questo limite soprattutto nell’accudimento dei bambini più piccoli.

L’educazione dei bambini non è un argomento facile e presenta svariate sfaccettature. Alcuni consigli per far felici i nostri figli… e noi stesse!

 Quando un abbraccio scioglie il capriccioA volte il bambino perde a tal punto il controllo che il c

Quando un abbraccio scioglie il capriccio
A volte il bambino perde a tal punto il controllo che il capriccio diventa una crisi isterica. Come comportarsi? Il piccolo ha in effetti perso il controllo perché la parte emozionale del suo cervello non è ancora sviluppata. In questo caso bisogna solo rassicurarlo con un abbraccio per riportarlo alla calma.

 I neonati non fanno i capricciQuando siamo alle prese con un bebè si sentono spesso frasi e consig

I neonati non fanno i capricci
Quando siamo alle prese con un bebè si sentono spesso frasi e consigli (non richiesti) di questo tipo: “Non prenderlo in braccio perché lo vizi”, “Non ha fame, è solo un capriccio”. Attenzione, i neonati non fanno capricci. Se vogliono stare in braccio, attaccarsi spesso al seno della mamma o piangono se lasciati soli non stanno facendo un capriccio. I neonati hanno dei bisogni e delle necessità in linea con il loro sviluppo cognitivo, molto diverso da quello di un bambino di 2 anni.

Il capriccio del bambino è relazione

Quando si assiste a un capriccio la maggior parte dei genitori sono investiti da forti emozioni: impotenza quando non si sa come calmare il proprio bambino, rabbia perché non si capisce come un motivo futile possa aver generato un tale stato di disperazione. Inoltre ci si può sentire agitati o tristi perché si ha la sensazione che la situazione ci stia sfuggendo di mano.

Ma analizzando la vera natura del capriccio si scoprono delle dinamiche sorprendenti: non è certo il giocattolo che non vogliamo comprare a sconvolgere il bambino, ma è qualcosa di diverso che lui sta cercando di comunicarci. Le esperte Laura Luteriani e Rosangela Pozzi ci spiegano infatti che il capriccio è relazionale, non esistono bambini che da soli fanno i capricci. Perché si scateni il capriccio ci deve essere un’altra persona (la mamma, l’educatrice o un altro bambino): è quindi evidente che il piccolo vuole comunicare qualcosa.

Bisogna distinguere i due livelli del capriccio: quello esplicito (voglio quella caramella!) e quello implicito (ho bisogno di rassicurazione!). Se ci si ferma al livello più superficile si genera ancor più rabbia e nervosismo, sia da parte del bambino che dell’adulto. Non è però sempre facile capire il significato implicito del capriccio e le motivazioni possono essere diverse. Vediamo cosa vuole comunicarci davvero il bambino…

I significati del capriccio

Con il capriccio i bambini vogliono comunicarci qualcosa. Se riusciamo a capire di cosa si tratta saremo anche in grado di farlo passare velocemente e di prevenirlo in altre occasioni.
Intorno ai 2 anni i bambini hanno un impellente bisogno di autonomia, devono riuscire a fare da soli operazioni che prima accettavano passivamente. Ecco perché allacciargli le scarpe può diventare un dramma: il piccolo vuole fare da solo. Probabilmente non ci riuscirà o il tempo limitato che abbiamo al mattino prima di portarlo all’asilo mal si accorda col lasciarlo sperimentare da solo con lacci e fibbie. Ecco il primo motivo implicito del capriccio: il bisogno di autonomia del bambino. Vuole comunicarci che è un individuo e noi dobbiamo lasciarlo sperimentare.

Il bambino può anche fare i capricci per comunicare un sentimento, un’emozione che non riesce a sfogare in altro modo. Potrebbe essere un suo disagio, il senso di colpa per aver combinato qualche guaio. O anche la semplice stanchezza può scatenare un capriccio.
Dietro a un capriccio può anche celarsi l’insicurezza di essere amato da mamma e papà. I bambini hanno bisogno di rassicurazioni continue da questo punto di vista perché si nasce con la paura dell’abbandono e l’amore dei genitori non è mai scontato. È una rivelazione destabilizzante per le mamme: come può il nostro bambino dubitare del nostro amore? Eppure nella sua piccola mente basta poco: una nostra preoccupazione esterna alla famiglia, litigi con il partner ecc. possono generare in lui il pensiero di non essere amato che viene incanalato nel capriccio per i motivi più futili.

Un’altra motivazione che spinge i bambini a fare i capricci è la ricerca di sicurezza: loro vogliono adulti coerenti e senza incertezze. In questo modo aumentiamo la loro autostima, mentre mostrarci deboli e insicuri li può destabilizzare.
Un altro bisogno espresso implicitamente nel capriccio è la ricerca di contenimento: tramite la fermezza del genitore il bambino si sente sicuro, “contenuto”, al riparo dai pericoli. A volte un capriccio può essere risolto semplicemente da un abbraccio che contiene il bambino e lo libera dalle emozioni negative!

Come affrontare un capriccio

Dopo aver appreso i significati impliciti del capriccio (bisogno di autonomia o di essere amato, espressione di un sentimento, ricerca di sicurezza nell’adulto) eccoci qui ad assistere alla scena di un bambino fuori di sé che urla, piange e sbatte i piedi. Che fare? L’esperienza ci dice che urlare o sgridare fomenta il capriccio! Quindi bisogna cercare di mantenere la calma, non intervenire fisicamente sul comportamento del bambino. Dobbiamo anzi permettergli di sfogare la rabbia e non parlare dell’accaduto in quel momento. Al massimo possiamo dirgli (in modo tranquillo): “Vedo che sei arrabbiato, sfogati!”. Così riconosciamo e diamo valore all’emozione della rabbia, che potrebbe spaventarlo. Una volta passata la bufera si possono dare spiegazioni e accogliere le motivazioni del bambino. È importante la ripresa verbale dell’accaduto, per non lasciare sentimenti sospesi nel bambino, emozioni forti che non conosce e non sa gestire. Dare una spiegazione e una voce a questi sentimenti è per loro un grande conforto.

Prima che accada: cosa fare per evitare un capriccio

Ora che sappiamo quali sono i significati impliciti del capriccio siamo già sulla buona strada per evitarli, se non del tutto, almeno in buona parte. Ci sono poi dei comportamenti virtuosi che, oltre ad essere fondamentali per una serena educazione, aiutano a contenere i capricci. Riconoscere il bambino come persona e assecondare il suo bisogno di autonomia. Essere coerenti e fermi, cercando di non farci ricattare, con voce sicura e decisa. Non perdere la calma e la pazienza: i bambini desiderano degli adulti consapevoli e decisi. Inoltre bisogna essere dei buoni osservatori dei nostri figli, cercando di prevenire quelle situazioni che potrebbero generare il capriccio come l’eccessiva stanchezza.

Un’altra stategia è quella di avvisare sempre il bambino di quello che accadrà: se dobbiamo prepararlo per uscire, diciamoglielo… non presentiamoci con giubbotto e scarpine cercando di vestirlo magari interrompendolo mentre gioca!
Bisogna poi “allenare” la pazienza del bambino, abituarlo ad aspettare o a fare piccole rinunce per fargli sperimentare le frustrazioni che lo aiutano a crescere. Una capacità che deve essere consolidata dopo i 6 anni per uno sviluppo cognitivo coerente con l’età.

Capriccio o bisogno?

Se il capriccio deve essere ignorato e ridimensionato, il bisogno deve essere accolto. La difficoltà per i genitori sta nel capire cosa vogliono comunicare i bambini con i capricci. Dare la caramella o comprare il giocattolo che ha generato la crisi è sbagliato: perpetuerà sempre il capriccio, non tanto perché il bambino viene accontentato e ci riproverà presto, ma perché non viene risolto il problema nascosto che ha generato il capriccio. Se il piccolo non si sente amato bisogna agire in quella direzione invece di soddisfare la richiesta superficiale. Sta quindi all’abilità di osservazione del genitore capire cosa si cela nella mente del bambino. Sia per interrompere il circolo vizioso dei capricci, sia per rassicurare il bambino sulle sue problematiche.

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