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Brexit: perché il crollo delle Borse non deve spaventarci

I mercati non si aspettavano l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea. Per questo hanno perso così tanto. Ma ciò non significa che risparmi e investimenti nei titoli di Stato siano a rischio. Come spiega qui il giornalista di Radio 24 Simone Spetia

All’annuncio che in Gran Bretagna avevano vinto i favorevoli alla Brexit, l’uscita dall’Unione europea, le Borse sono crollate. Milano è arrivata a perdere più dell’11%, il calo peggiore dal 1981. I titoli bancari hanno perso tutti poco più o poco meno del 20%. Paradossalmente proprio Londra ha messo a segno una delle performance migliori in Europa, perdendo comunque più del 2%, mentre la sterlina ha subito un calo molto pesante nei confronti del dollaro. Spaventarsi un po’ per i propri investimenti è perfettamente normale: la paura è quell’emozione umana che serve a tenerci lontano dal pericolo. Farsi prendere dal panico, però, è sbagliato.
 
Non fatevi spaventare dall’effetto sorpresa
 
Il primo punto da sottolineare è che si sconta l’effetto sorpresa: sia le Borse che i bookmaker avevano scommesso, dopo il brutale assassinio della deputata laburista Jo Cox, su un voto in favore del “remain” e per tutta la settimana i mercati erano andati piuttosto bene. Il Ftse Mib, l’indice che raccoglie le principali società quotate italiane, era cresciuto tra giovedì 16 giugno e giovedì 23 di quasi il 10%, più o meno quello che ha perso nel venerdì nero della Brexit. Non è un caso che Milano sia stata tra le Borse peggiori. In questi casi l’attenzione dei mercati si concentra sui cosiddetti Paesi periferici e su quelli che hanno i maggiori problemi di finanza pubblica. Le valutazioni sul nostro enorme debito pubblico in questo caso hanno pesato molto, così come la borsa di Madrid, anche questa con cali a due cifre, ha presumibilmente scontato l’instabilità politica e l’approssimarsi del voto per le elezioni politiche in Spagna il 26 giugno. Anche la borsa di Atene ha perso oltre il 15%.

Mantenete la calma

Non ci azzardiamo a fare previsioni su quello che avverrà nelle prossime ore, anche perché le variabili politiche ed economiche sono al momento ancora troppe e troppo interconnesse. Di certo, i segnali sono quelli consueti della cosiddetta “avversione al rischio”, ossia la fuga da quello che si considera più pericoloso verso porti più sicuri: come da manuale, le quotazioni dell’oro hanno fatto un balzo in alto e, come da manuale, ci sono stati acquisti sui titoli di Stato tedeschi, con il risultato che i rendimenti sono scesi. Anche a questo è dovuto l’andamento dello spread, che è la differenza di rendimento tra i titoli di Stato italiani e i Bund. Al di là delle tensioni di queste ore, va tenuto presente che i titoli di Stato italiani e quelli europei sono tenuti sotto controllo dalla Banca centrale europea, che ne sta acquistando sui mercati. Un ombrello prezioso che può certo comportare un aumento dei rendimenti, ma senza che questo comporti, al momento particolari rischi.
 
Attenti alle banche
 
Non è un caso se in questo venerdì i titoli più venduti siano stati quelli delle banche. In primo luogo, sono state proprio le azioni degli istituti di credito a beneficiare maggiormente dei rialzi dei giorni scorsi. In secondo luogo, ci sono  tensioni che normalmente si scaricano sui titoli di Stato ma, dato che questi sono sotto l’ombrello della Bce, le vendite finiscono per colpire il settore finanziario: le banche hanno in pancia 400 miliardi di titoli di Stato. In terzo luogo, c’è l’elemento tassi di interesse. Vediamo di spiegarlo bene, per quanto grossolanamente: quando una Banca Centrale inietta liquidità sul mercato, di fatto fornisce alle banche denaro fresco, con il quale queste possono erogare mutui e prestiti. Più liquidità fornisce, meno costa il denaro e (almeno teoricamente) più si abbassano i tassi che le banche praticano a imprese e famiglie quando concedono un finanziamento. Ma se il nostro mutuo ci costa meno, il guadagno per le banche è minore. Veniamo a oggi: i mercati si attendono una qualche forma di intervento da parte delle Banche centrali e che il denaro costi meno, si aspettano anche un impatto sui bilanci degli istituti. Quindi vendono, ma attenzione: questo non vuol dire che le banche siano in qualche modo a rischio, vuol dire solo che guadagneranno di meno.
 
Ricontrollate i vostri investimenti
 
A prescindere da tutto questa fase può essere la buona occasione per farci riaccendere i riflettori sui nostri investimenti e verificare di aver fatto tutto nel modo giusto, rispettando 3 regole fondamentali.

  1. Assicuratevi di non aver messo tutti i soldi in un singolo titolo, un singolo prodotto o un singolo Paese (la Gran Bretagna, per esempio).
  2. Accertatevi che i prodotti finanziari che avete nel portafoglio rispettino il vostro profilo di rischio.
  3. Non fatevi spaventare dalle tempeste passeggere, ma pensate ai propri investimenti su un arco temporale medio o lungo.
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