Dominica, l'isola dei pirati

Questa settimana si parte per un viaggio speciale. Entusiasmerà quelli che hanno appena visto nelle sale "I pirati dei Caraibi: La maledizione del forziere fantasma", ma anche chi ama immergersi nella natura più selvaggia.

La meta è Dominica, l'isola delle Antille dove è stato girato il film con Johnny Depp. Il regista Gore Verbinski non l'ha scelta a caso, perché questa vera perla è diversa dal resto dei Caraibi: evoca potenza con i suoi vulcani, mistero con le sue foreste, incanto con il suo mare.

Le riprese del film, che racconta le vicende del pirata Jack Sparrow, sono state girate in varie località dell'isola. Sulla costa settentrionale, sono state scelte le bellissime spiagge di Hampstead Beach e Woodford Hill Bay, coronate di palme da cocco. Entrambe vicine a Portsmouth, l'antica capitale, a lungo base di missionari, schiavisti, pirati e corsari.

Il centro della cittadina è formato da una chiesa, un mercato e basse case colorate con i tetti di lamiera. Poco più a nord, perfetta per lo snorkeling, c'è Douglas Bay: una mezzaluna di sabbia con acque cristalline ricche di pesci tropicali. Qui lungo la costa i sub possono esplorare i relitti di antiche navi.

Immersioni: l’embolia può colpire anche il fegato

  • 18 06 2010

Sei una fanatica del diving? No al fai da te. Una nuova ricerca dice che oltre i 30 metri di profondità anche il fegato può riempirsi di bolle di gas

Siete degli appassionati subacquei e avete già prenotato la vostra immersione? Siate certi che il diving centre a cui vi rivolgete sia serio. Una nuova ricerca del Cnr spiega che, oltre ai polmoni, anche il fegato può rischiare l’embolia.
 
L’embolia, cioè la formazione di bolle d’aria nei polmoni, è pericolosa perché può “strappare” il bronchi. Si forma in seguito a una riemersione troppo rapida;
Recentemente il Centro Extreme Physiology, team multidisciplinare pisano cui afferiscono ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) e dell’Istituto di Scienze e Tecnologia dell’Informazione (ISTI) del CNR, dell’Universita’ di Pisa e della Scuola Sant’Anna ha scoperto che questo probema, che può portare anche alla morte se non  trattato in tempo, non colpisce solo l’apparato respiratorio, ma anche  il fegato.

 
”Le prove sperimentali sui ratti” afferma Remo Bedini dell’Ifc-Cnr “Hanno dimostrato, tramite ecografia, che dopo un’immersione possono esserci accumuli di gas nel fegato. Ora sarà importante accertare frequenza, tempi di comparsa e durata dell’embolia del fegato nei soggetti che praticano l’attività di diving per tempi lunghi e a profondità pari o superiori a 30 metri”.
 
Non solo: grazie alla collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari è stata avviato un’ progetto di indagine specifica per valutare  l’eventuale danno epatico direttamente in mare, prima e dopo immersioni svolte per 30 minuti a 30 metri di profondità, usando strumenti per l’ecografia  e appropriati esami ematochimici con risultato immediato.
 
Per rimanere al sicuro da ogni tipo di embolia, è necessario non tentare immersioni improvvisate, ma attenersi sempre alle regole di sicurezza insegnate durante i corsi di sub (obbligatoir).

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