Il mito della relazione perfetta

Il mito della relazione perfetta

Credere che, quando ci si ama, non ci debbano mai essere delusioni, incomprensioni o conflitti è una delle trappole più insidiose. «Amare vuol dire non dover mai dire mi dispiace» è l’insegnamento di Love Story. «E invece è vero il contrario.

In una relazione è fondamentale saper dire, all’occorrenza, tre parole magiche: grazie, scusa e, appunto, mi dispiace» dice Sara Cattò, psicologa e autrice del libro Miti e tranelli dell’amore romantico. «Chi pensa il contrario è vittima del tranello della perfezione». E, al primo dissapore, metterà in discussione tutto.

«Un uomo percepisce le cose in modo diverso da una donna, quindi, può eludere» spiega Giorgio Nardone, psicoterapeuta e autore di L’arte di mentire a se stessi e agli altri (Ponte alle Grazie). «Invece di pensare “se non capisce quello che voglio, non mi ama”, meglio ripetersi “so che è fatto così, ma gli voglio bene lo stesso”».

Evita i tranelli dell’amore (romantico)

Da bambine ci fanno sognare, da ragazzine ci travolgono, da grandi si rivelano una trappola. Sono i falsi miti su cui spesso costruiamo le nostre relazioni. Sfruttiamoli

AMORI DA FILM Love story«Amare vuol dire non dover mai dire mi dispiace». Affari di cuore«Pensi d

AMORI DA FILM

Love story
«Amare vuol dire non dover mai dire mi dispiace».

Affari di cuore
«Pensi di conoscere chi ti sta accanto e poi scopri cose insopportabili su di lui e pensi: ma sì, forse posso sopportare tutto questo».

Cenerentola «Se credi, chissà, che un giorno non giunga la felicità, non disperare nel presente ma credi fermamente e il sogno realtà diverrà».

Il mito del principe azzurro

Diventare grandi convinte che, prima o poi, incontreremo “l’anima gemella” è una grandissima fregatura. «Prima di tutto perché vuol dire mettersi in una posizione passiva: devo solo aspettare e, quasi per magia, si materializzerà la mia dolce metà» commenta Sara Cattò. «Ma anche perché quest’uomo perfetto, su misura per le nostre esigenze, non esiste. Ci sono solo persone che, esattamente come noi, hanno pregi e difetti, qualità evidenti e zone oscure.

Occorre solo buttarsi, conoscerle, ascoltare i propri sentimenti e approfondire la relazione che, in quel momento, ci attrae, ci coinvolge». E raramente sarà con un “principe azzurro”. «Meglio così perché voi donne vi disperate se non lo incontrate, poi, se per caso ne trovate uno, vi annoiate a morte» commenta Nardone. «Abbiate il coraggio di ammetterlo: con un uomo meno fiabesco state molto meglio».

Il mito dell’uomo che ci salverà

«Non sono soddisfatta del mio lavoro, ho un rapporto difficile con mia mamma, il progetto su cui puntavo è andato male, ma che importa? Ora c’è lui e tutto si risolverà. Ecco un’altra insidia dell’amore romantico» esordisce l’esperta.

«Prima di tutto perché “nessuno salva nessuno”: una relazione di coppia dovrebbe essere uno scambio alla pari. Ma se l’uomo viene visto come l’eroe che ci cambierà la vita, vuol dire che ci stiamo annullando nel partner». Ciascuno dovrebbe occuparsi in prima persona della propria vita, ostacoli e delusioni inclusi.

«Come dice un proverbio cinese: “Quando ti manca qualcosa, chiedilo in prestito a te stesso”» dice Giorgio Nardone. «L’amore di un uomo può essere uno stimolo e uno specchio prezioso per mettere a fuoco soluzioni e cambiamenti, ma non deve diventare un alibi per non affrontare in prima persona i nodi della propria esistenza».

Il mito del primo amore

Difficile scordare il primo batticuore, i primi baci. Ma pericoloso convincersi, vent’anni dopo, di aver perso la persona davvero giusta per noi.

«La tentazione scatta perché l’adolescenza è proprio l’età in cui si fissano tutti i miti romantici» spiega Sara Cattò. «È il momento in cui si fanno le prime esperienze. Credere, più in là con gli anni, di poter riafferrare giovinezza e innocenza recuperando il primo fidanzatino attraverso i social network o vivendo una storia come quella del film L’ultimo bacio, è però una patetica illusione».

Certo, l’amore dei 18 anni è sempre bello da ricordare. «Ma il tempo ci cambia e cercare di riprodurre quella combinazione magica vuol dire condannarsi al fallimento» commenta Nardone. «La via d’uscita, in questi casi, consiste nel ripetersi che nessuno può rubarci i nostri ricordi più belli. E sarebbe un peccato sciuparli nel tentativo di rincorrerli».

Il mito della crocerossina

«Ecco una trappola tipicamente femminile» esordisce la psicologa Sara Cattò. «Scatta dall’idea, sbagliata, che quell’uomo è pieno di problemi, o ha fama di infedele perché, finora, ha incontrato donne egoiste e cattive. Ma, finalmente, con noi cambierà. Un pensiero a metà tra il materno e il possessivo: se mi convinco di essere l’unica in grado di capirlo, aiutarlo, sostenerlo, diventerò indispensabile. E lui non mi lascerà».

Peccato che, nella realtà, nessun essere umano abbia il potere di cambiare qualcuno. «Il sottotitolo di questo mito è “baciare il rospo perché diventi un principe”. Ebbene, non succede mai» commenta Giorgio Nardone. «Anzi, la crocerossina diventa suo malgrado connivente. Per essere chiari: se continui ad amare un traditore seriale o un tipo caratteriale, perché mai lui dovrebbe sforzarsi di cambiare?».

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