Prima volta: quanto ci condizionano le nostre esperienze, nel sesso?

La prima volta non si scorda mai. Ed è vero. Perché secondo una recente indagine la prima volta influenza tutta la nostra vita sessuale

Estate: tempo di amori, flirt, avventure… e per molte, anche della fatidica (è proprio il caso di dirlo) prima volta, che davvero non si scorda mai. Perché quell’esperienza, così importante per ogni donna, ci accompagna ogni giorno, anche senza doverla ripescare tra i ricordi di – poche o molte – estati fa.

Infatti, i ricercatori dell’università di Ottawa, in Canada, hanno condotto un’indagine per studiare come il primo rapporto sessuale influenzi l’evoluzione della sessualità personale, e hanno scoperto che ad essere rilevante non è tanto l’età, in assoluto, in cui si perde la verginità, ma il tempismo con cui si inizia a fare sesso. Vale a dire: farlo quando si è davvero pronti, invece di cedere a pressioni personali o del partner, o di aspettare finché non sarà “tutto perfetto”, ingigantendo le proprie aspettative, che difficilmente reggeranno il confronto con la realtà.

Tra gli intervistati (475 giovani tra i 18 e i 29 anni), la media del primo rapporto è di 17 anni per entrambi i sessi, e la maggioranza perde la verginità con il proprio partner, ma è il piacere che fa la differenza: se infatti il 62% dei ragazzi raggiunge l’orgasmo, lo stesso non si può dire delle ragazze. Solo il 6%. Che sia per inesperienza di entrambi, per la tensione, perché la sessualità femminile è meno evidente e (forse) più complessa, poco importa: quando un’esperienza risulta piacevole, desideriamo ripeterla con entusiasmo, mentre se non ne siamo stati soddisfatti, potremmo sviluppare emozioni negative a riguardo.

Così, è facile capire come fare sesso precocemente possa suscitare un certo pentimento per non aver aspettato un po’ di più, per non aver capito che quello non era il momento giusto o il partner giusto, o come, al contrario, aspettando troppo a lungo (forse frenate dalla paura o da una certa idea di perfetto romanticismo) si rischi di restare vedere drammaticamente deluse le proprie aspettative e di sviluppare una certa avversione per il sesso.

Fortuna che, se dalla prima volta difficilmente ci si possono aspettare faville e orgasmi multipli, nel sesso un margine di miglioramento c’è sempre. Anche quando la verginità è un ricordo lontano.

Per lo stesso principio per cui le prime volte ci influenzano, infatti, anche le seconde, le terze e le centesime volte plasmano il nostro piacere e le nostre fantasie. Il nostro cervello infatti aggiorna continuamente le sue connessioni con sensazioni, emozioni e pensieri eccitanti, che si ramificano e si sviluppano con l’esperienza. Man mano che il nostro bagaglio erotico di arricchisce, si arricchiscono anche le nostre percezioni e possibilità di piacere, come in un circolo virtuoso che si autoalimenta. Godere, si impara.

Per farlo, bastano un po’ di impegno, una certa apertura mentale, e seguire il consiglio implicito che questa ricerca di offre: imparare ad ascoltare sé stessi, cogliere l’attimo.

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