giudicare porta all'infelicità

Ecco perché giudicare è un’abitudine che porta solo all’infelicità

  • 28 05 2022
Tutte le volte che giudichi qualcuno stai facendo del male a te stessa. Sembra una massima da rivista patinata e un po’ lo è. Come sempre, però, in queste pillole di saggezza si cela un fondo di verità

Giudicare porta all’infelicità e in qualche modo lo abbiamo sempre saputo, anche quando ci siamo trasformate in foriere di giudizi non richiesti.

Ti sei mai resa conto di quanto in fretta, in modo gratuito e superficiale giudichiamo il mondo che ci circonda? Lo facciamo sempre, come fosse un automatismo, e in qualche modo lo facciamo per prendere le distanze. Sì, ma da cosa? Se stai cercando di perdere il vizio di giudicare, questo articolo potrebbe essere un buon punto di partenza.

La realtà è diversa dal giudizio personale

Siamo creature sociali e il nostro istinto naturale è quello di avere opinioni su tutto quello che ci circonda all’interno della società. Sì, abbiamo opinioni anche quando sarebbe meglio di no perché non disponiamo delle competenze per averle. Le abbiamo perché ci hanno insegnato che esprimere il proprio pensiero è giusto, fa bene e ci rende automaticamente persone valide.

Il problema è che questa virtù di giudizio gratuito e diffuso non ci aiuta affatto a vedere concretamente né ciò che abbiamo intorno, né ciò che abbiamo dentro. Ogni giorno, critichiamo le persone per come guidano… O perché non guidano affatto. Le giudichiamo per come si vestono – è vestita come ieri! – per come educano i loro figli, per come arredano la casa. Per le loro preferenze politiche. Giudichiamo per la scelta di parole.

Quando esprimiamo la nostra opinione non richiesta, stiamo giudicando. E spesso ci dimentichiamo che il nostro giudizio non equivale a una realtà inconfutabile, ma è più che altro frutto delle nostre opinioni personali. I litigi, se ci pensiamo, iniziano spesso così: quando un argomento si fonde con la nostra opinione personale, finiamo per essere disposte a litigare. Fino ad arrivare al duello all’arma bianca.

Invece di vedere il nostro giudizio come una singola parte del tutto, come un punto di vista singolo nella moltitudine delle verità, distribuiamo la nostra idea sommaria di giusto e sbagliato. Così facendo, involontariamente, prendiamo le distanze e ci rifiutiamo di capire gli altri.

Giudicare porta all’infelicità perché ci fa prendere distanza da noi stesse

La facilità con cui scegliamo di giudicare gli altri o magari un film, un libro o un ristorante finisce inevitabilmente per ripercuotersi sul linguaggio che usiamo per parlare di noi stesse. Il giudizio lapidario sugli altri ricade inevitabilmente su di noi non solo perché prendiamo le distanze da un comportamento che non possiamo imitare. Ricade su di noi perché giudichiamo sommariamente, con scelte di linguaggio implacabili, come se fossimo detentrici della verità universale. Dei migliori gusti possibili.

Lo stesso linguaggio che usiamo per descrivere gli altri, quello brutale e intransigente, si trasforma nel linguaggio che usiamo per giudicare noi stesse. L’essere umano è straordinario perché può valutare una cosa in milioni di modi differenti, ma deve comprendere che nella sua natura non c’è l’assoluta verità.

La prossima volta che decidi di giudicare qualcosa o qualcuno, pensa a tutte le volte che hai giudicato te stessa. Concedi loro la stessa pietà che ti concederesti, e ricordati che c’è spazio per le opinioni di tutte.

Il giudizio è una prospettiva che fa male

Continuando a giudicare in modo negativo gli altri, ci addestriamo a trovare il marcio ovunque poggiamo lo sguardo. Oltre a renderci disilluse e stressate, questa pratica alza i livelli di crudeltà e ci trasforma in un concentrato di fiele.

Il giudizio lapidario, sommario e crudele allontana il buono che c’è nella nostra vita e fa prendere le distanze alle persone che varrebbe la pena tenersi vicine. Non c’è nulla di interessante in una persona che spara sentenze a ogni piè sospinto: si rischia solo di fare terra bruciata attorno a sé.

Può anche essere vero che giudicare significa proiettare gli aspetti di sé che non si accettano, evitando così di assumersi le responsabilità di ciò che non siamo capaci di cambiare. C’è chi giudica per insicurezza nei confronti degli altri, e alimenta, attraverso la sentenza, le sue insicurezze e ipocondrie.

Come smettere di giudicare gli altri?

Giudicare porta all’infelicità perché non ci si guadagna niente. Dopo aver espresso il tuo giudizio, non sarai più autorevole. Sarai solo un po’ più triste, un po’ più grigia, un po’ più arroccata nelle tue idee. Imparare a distaccarsi dal meccanismo che rende giudicanti ti permetterà di filtrare le situazioni, riuscendo a capire cosa può farti bene e cosa invece rappresenta una fonte di impoverimento.

Giudicare o essere giudicati? Tutti gli esseri umani suppongono che gli altri siano pronti a giudicarli in ogni aspetto della loro vita. Non è vero. Non c’è nessuno dietro l’angolo pronto a esprimere una sentenza crudele contro di te. Pensiamo che qualcuno ci stia aspettando per giudicarci e rifiutarci, e così scegliamo di giudicare in maniera da rifiutare noi stessi prima che siano gli altri a farlo.

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