Rossella O’Hara, l’incontentabilità

Se ci siamo divertite a prendere in giro gli uomini per i loro difetti e ad affibbiare loro un personaggio televisivo o cinematografico che ne incarnasse le imperfezioni, ora è la volta di fare un po' di autocritica. Anche noi donne siamo umane e, come tali, alle volte siamo insopportabili. Sfoglia la nostra gallery e scopri quali sono le cose che più fanno arrabbiare gli uomini!

Tanto per cominciare, siamo incontentabili. Esattamente come la Rossella O’Hara (Vivien Leigh) di Via Col Vento che è accecata dal desiderio di possedere ciò che vuole, ed è perennemente impegnata a rincorrere le cose che non ha, salvo poi rendersi conto di non desiderarle davvero, una volta ottenute. Anche un uomo innamorato pazzo come Rhett Butler (Clark Gable) – dopo aver provato a starle dietro in innumerevoli modi – ad un certo punto non ne può più, e la molla. “Se te ne vai, che sarà di me? Che farò?” – chiede la donna viziata, ormai consapevole di aver davvero tirato troppo la corda – “Francamente, me ne infischio.”, risponde lui. E, alla luce dei fatti, non si riesce nemmeno a dargli torto.

Quello che gli uomini non sopportano delle donne

Bisogna ammetterlo: abbiamo un sacco di difetti. Meglio riderci su!

Samantha Jones, l’aggressività

Samantha Jones, l’aggressività

Nonostante molte donne amino il comportamento disinibito, libertino e sessualmente spregiudicato di Samantha Jones (Kim Cattral) in “Sex And The City”, va detto che – dal lato maschile – i feedback non sono poi così positivi. Basta infatti vedere gli uomini con cui la stessa Samantha si accoppia per le sei stagioni della serie, una lista (quasi) infinita di one-night-stand che – oltre all’incontro di una notte – non ha alcun interesse ad approfondire la conoscenza con la bionda tigre del ribaltabile. Il motivo? Semplice, lasciamo fare la parte degli uomini agli uomini, dato che spetta loro di diritto, e smettiamola di atteggiarci da disinvolte panterone per le quali il sesso è soltanto un gioco con cui divertirsi quando più lo desideriamo, senza alcun effetto collaterale. Tanto – la maggioranza delle volte – non ci crede nessuno. Nemmeno noi stesse, in fondo.

Betty Draper, la passività

Betty Draper, la passività

La bellissima e complicatissima Betty Draper (January Jones) di “Mad Men” incarna perfettamente – ma anche tragicamente – quell’eccessiva assertività, unita al timore di deludere o di infastidire il partner manifestando il proprio punto di vista e prendendo una posizione rispetto alle situazioni, e il rifiuto categorico di qualsivoglia disaccordo. Cosa spinge una donna a comportarsi così? La paura di essere lasciata, che la porta a creare una perfetta copia a carta carbone del proprio uomo. Come reagisce nella serie tv suo marito, l’affascinante Don? La tradisce, senza ritegno. Perché se è vero che – a livello egoistico – a volte può fare comodo avere di fianco a sé una statuina che dice sempre di sì, è anche sacrosanto che, alla lunga, il ménage diventa davvero noioso.

Regina George, l’incontinenza verbale

Regina George, l’incontinenza verbale

Rachel McAdams in quel piccolo capolavoro di crudeltà femminile che era “Mean Girls” interpretava un personaggio votato a tre culti: i vestiti, le malignità e i pettegolezzi. Che – manco a dirlo – occupano i primi posti della personale top ten dell’insofferenza maschile, e a ragion veduta. Un lungimirante detto anglosassone sostiene “What Susie says of Sally, says more of Susie that of Sally”, che tradotto suona un po’ come “Ciò che Susie racconta di Sally, la dice più lunga su Susie, e non su Sally”: il binomio costituito da logorrea e gossip spietato costituisce purtroppo uno dei principali flagelli di noi donne, capace di crearci il vuoto intorno e di confinarci via via nella solitudine più assoluta. Le chiacchiere infatti sono nemiche tanto dell’amore, quanto dell’amicizia, per non parlare dell’ambiente lavorativo: pensandoci bene, non dedicarsi più a questo vizio pare una soluzione win-win proprio per tutti.

Meredith Morton, l’assenza di ironia

Meredith Morton, l’assenza di ironia

La povera Sarah Jessica Parker, che nel film “La Neve Nel Cuore” interpreta la seria e austera Meredith Morton, è perennemente divisa tra il dispiacere per non sapere cogliere battute e frecciatine che sembrano far ridere tutti tranne lei e il fastidio per essere di conseguenza esclusa dalle varie strizzate d’occhio e goliardiche gomitate sottobanco che i racconti più divertenti suscitano. Frequentare una donna con uno scarso – se non nullo – senso dell’ironia è un castigo che pochi uomini amano infliggersi, poiché spesso non si tratta altro che dell’autostrada a quattro corsie verso il casello della permalosità e della suscettibilità. E a ragion veduta, poiché avere di fianco una persona che aggiunge un carico da novanta di pesantezza alla già non semplice vita è – oltre che nocivo – anche del tutto inutile.

Rosemary Sciannone, l’inappetenza

Rosemary Sciannone, l’inappetenza

La Rosemary Sciannone di “Amore a Prima Svista”, interpretata da – ironia della sorte – una dea del macrobiotico come Gwyneth Paltrow, è di certo un’iperbole, ma la verità è che gli uomini si sono (finalmente) stancati delle donne secche e inappetenti. Diete ferree che inibiscono qualsiasi cena, strane fissazioni alimentari e forchette a mezz’asta che non osano infilzare l’ennesimo boccone sono rivelatrici – agli occhi maschili – di personalità femminili spesso complesse, in perenne conflitto con loro stesse e poco propense a godersi il lato edonista delle vita. Come se ciò non bastasse, è ormai noto che sesso e cibo vadano a braccetto, e che l’appagamento, oltre che strettamente correlato, sia pure reciproco: un occhio alla linea ci vuole sempre – onde evitare di cadere nell’estremo opposto – ma questo dev’essere ben lungi dallo scivolare nella spirale dell’ossessione.

Eva Harrington, l’invidia

Eva Harrington, l’invidia

Forse tutte le donne – molto più che gli uomini – dovrebbero riguardarsi quel capolavoro di “Eva Contro Eva” per ricordare i danni irreversibili che l’invidia femminile può causare: Eva Harrington (Anne Baxter) è una piccola serpe ambiziosa che – mossa da una profonda falsità e da un celato risentimento – cerca di appropriarsi della vita altrui soltanto perché non ne possiede una propria. Far percepire a un uomo questo fardello di insoddisfazione e di negatività è un errore che rischia di venire pagato a caro prezzo: nessuna relazione è infatti il luogo dove far convogliare le nevrosi personali, e non esiste essere maschile al mondo desideroso di accollarsi le frustrazioni della propria (dolce) metà, tanto più se queste sono rivolte nei confronti del gentil sesso nella sua totalità.

Ruth Patchett, la vendicatività

Ruth Patchett, la vendicatività

La ripicca – spesso anche la vendetta vera e propria – è il classico peccato di cui le donne amano macchiarsi, causando negli uomini reazioni esattamente opposte rispetto a quelle desiderate. Certo, Ruth Patchett (Roseanne Barr) in “She-Devil – Lei, Il Diavolo”, ci andava giù pesante col marito fedifrago, e il film era d’altronde una grande metafora circa la fine dell’oppressione femminile, dentro la quale non ci addentreremo in questa sede. A noi – nel nostro piccolo – basterebbe semplicemente fare piazza pulita di tutte quelle piccole meschinità e piccinerie che ci avvelenano il sangue senza motivo, e che spesso ci conducono dritte dritte sulla strada di quella che ai nostri occhi pare la giusta punizione. Dicono che “alla vendetta vien sempre dietro il pentimento”, ma se si è tirata troppo la corda, non è così scontato che un uomo – anziché perdonare – se la svigni alla prima occasione.

Jasmine Francis, la rassegnazione

Jasmine Francis, la rassegnazione

La nevrotica, a tratti patetica, alienata, e instabile Jasmine, interpretata magistralmente da Cate Blanchett in quel piccolo gioiello che è “Blue Jasmine”, incarna come pochi altri personaggi il senso di rassegnazione e l’incapacità di reagire che danno tanto fastidio agli uomini. L’impossibilità per una donna di trovare una via d’uscita per un’autentica auto-affermazione e – soprattutto – il crogiolarsi perenne in questa condizione da perdente, è un chiaro segnale di assenza di personalità, nonché – il che forse è ancora peggio – del bisogno spasmodico di avere una figura maschile al proprio fianco a cui appoggiarsi per non dover camminare da sola. Se a ciò poi si aggiunge il fatto che l’istinto da crocerossino non fa proprio parte dell’universo maschile… beh, il gioco è presto fatto.

La seconda signora de Winter, la gelosia

La seconda signora de Winter, la gelosia

C’era bisogno di scomodare Alfred Hitchcock e il film “Rebecca – La Prima Moglie”, per arrivare a parlare di gelosia? A quanto pare sì, perché alcune donne – esattamente come la seconda signora de Winter, interpretata da Joan Fontaine – sono ossessionate sia da quella retroattiva (chiamata non a caso “Sindrome di Rebecca”), che da quella presente. Ed è quando i cellulari iniziano a venire spiati, quando si tenta di entrare nella casella mail del partner, quando anche l’azione più ingenua sui social network diventa la scintilla che fa innescare interminabili liti, che occorre fermarsi e riflettere che forse il problema non ce l’ha il nostro uomo, ma noi. La riabilitazione è lunga e tutt’altro che semplice, ma pensiamo da un lato che l’essere colte in flagrante in una delle precedenti azioni corrisponderebbe alla fine della storia – presunto tradimento o meno – e, dall’altro, che vivere con questa perenne angoscia è un castigo che non augureremmo nemmeno alla nostra peggiore nemica.

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