donna che ride

5 passi per accettarci come siamo e amarci in modo pieno

Accettarci per quello che siamo è la sfida delle sfide. Ecco qualche suggerimento per vincerla senza commettere troppi passi falsi

Guardarci allo specchio ed accettarci è una delle cose statisticamente più difficili da fare. I dati parlano di persone che si vorrebbero diverse da come sono, di donne che hanno fatto di tutto per stravolgersi, di gente che guarda altra gente e vorrebbe solo assomigliarle un po’.

In tutto questo c’è qualcosa di profondamente sbagliato, che però non si può capire rimanendo fermi. Ecco quindi cinque passi per accettarci come siamo e, alla fine, amarci in modo pieno.

Non piangerci addosso

Le lacrime del coccodrillo lasciamole agli alligatori, perché alla fine rovinano la pelle e corrono solo il rischio di farci impantanare. Come, d’altronde, succede proprio a quegli animali.

Per splendere e godere della propria luce è necessario tirarsi un attimo su. Smettere di piangere, di lamentarci. Iniziare a darci da fare concretamente per cambiare la situazione.

Troppo spesso ci sentiamo bersagli delle sventure della vita e guardiamo le cose dalla prospettiva sbagliata. Anche più spesso cadiamo nel tranello, che noi (alle volte gli esseri più subdoli con noi stessi) ci tendiamo, di adottare atteggiamenti di rassegnazione mista ad autocommiserazione.

Ecco, la lezione da imparare oggi e da scrivere sui muri, per non correre il rischio che venga spazzata dalla caoticità del momento, è una. E sarebbe quella che ci insegna qualcosa sulla felicità: non è vero che è gratis.

Costa fatica, impegno, lavoro quotidiano, lacrime. Ma non quelle del coccodrillo. Piuttosto quelle di chi sa che il cammino per accettarci è lungo, la strada difficile, il percorso tosto. E quindi bisogna rimboccarsi le maniche.

Non tormentarci

Dopo aver smesso di piangere, non bisogna però accanirsi troppo. Chi per un motivo chi per un altro sa bene che la lingua batte dove il dente duole.

Per accettarci come siamo dobbiamo tuttavia resettare gli schemi mentali e i modus operandi che, per una vita, lo hanno reso impossibile.

Tutti abbiamo i nostri difetti, quelle cose che proprio non sopportiamo di noi stessi, e che pagheremmo (e tantissimi lo fanno anche) per cambiare. E questo è ovvio.

Ma c’è chi di questi difetti fa una vera e propria malattia. Meno ovvia quindi è la risposta alla domanda: quanto è utile odiarsi, tormentarsi, rifiutarsi?

Essere indulgenti con difetti e rimpianti, abbracciarci. Sono davvero, solo e solo queste, le cose che ci fanno diventare alleati di noi stessi, che ci consentono di conoscere la nostra parte migliore.

E che zittiscono quella fastidiosa e costante vocina nella testa, sempre pronta a demolire e a criticare. Perché altrimenti il rischio è quello di trovarsi in mano solo un cumulo di macerie.

Guardarci intorno

Una volta abbandonate tendenze distruttive e controproducenti, per accettarci come siamo possiamo iniziare a guardarci intorno. E, come i migliori progettisti, prendere spunto dall’ambiente che ci circonda.

Osservare gli altri potrebbe essere un ottimo modo per iniziare a prendere esempio. Al mondo esistono due tipi di persone: quelle che non si accettano e quelle che lo fanno.

Fare attenzione alle best practice delle ultime così come imparare dagli errori delle prime, è un ottimo metodo per prendere le distanze da noi stessi e, allo stesso tempo, amarci un po’ di più. Spesso gli altri si rivelano infatti lo specchio più sincero entro cui guardarci e, riconoscerci.

Focalizzarci sui nostri punti forza

Tanto scontato da dire, quanto difficile da fare. Per accettarci come siamo e amarci in modo pieno dobbiamo concentrarci su ciò che ci fa emergere, splendere, brillare di una luce tutta nostra. E solo nostra.

I punti di forza che ognuno ha sono, di frequente, caratteristiche così personali, soggettive e particolari, da essere suscettibili di diventare tanto dei fattori critici di successo quanto i peggiori nemici che possiamo avere.

Cogliere l’opportunità di essere unici e di coltivare questa unicità significa esattamente avere l’intelligenza di capire che non possiamo essere tutti uguali. E fare di questa differenza una bandiera da sventolare con orgoglio.

Capire dove sbagliamo

Se cinque passi sembrano cento, un motivo c’è sempre. Il percorso per accettarci come siamo e amarci in modo pieno è infatti lungo e doloroso, sicuramente pieno di cadute.

Sgambetti che noi stessi, e anche gli altri, ci tendiamo in maniera più o meno consapevole. E qui infatti viene la curva più importante, quella che decreta il sorpasso e la vittoria, o l’eterno giro a mordersi la coda.

Molti provano davvero ad accettarsi, iniziano percorsi terapeutici, si impegnano a superare i propri limiti. Ma tutti sbagliamo. E la differenza la fa chi impara davvero dai propri errori.

Non basta volerlo. Bisogna concentrarsi, capire cosa non va, e iniziare a lavorare sodo per correggere il tiro.

Non si tratta di essere perfetti o di piacere a tutti. Piuttosto di qualcosa che a che fare con quello che siamo in potenza e quello che potremmo essere in concreto. Il frutto dei nostri errori o quello degli insegnamenti che abbiamo appreso.

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