Intolleranze alimentari: sarà colpa della psiche?

Da sempre il rapporto tra cibo ed emozioni è stato oggetto di studio, ed è nota a tutti la stretta relazione tra apparato grastroenterico e cervello. Che le nuove intolleranze dipendano dunque proprio dalla nostra testa?

Intolleranze alimentari, problema reale o suggestione?

Circa l'8% dei bambini e il 2% della popolazione adulta soffre di "reazioni avverse ad uno o più cibi" che si manifestano con sintomi di tipo gastrointestinale, ad affermarlo è l'Istituto Superiore di Sanità, che evidenzia come questo sia un fenomeno in costante crescita in tutto il mondo.

Non è difficile notare come queste intolleranze alimentari, fino a trent’anni fa quasi del tutto sconosciute, stiano contagiando un numero sempre maggiore di persone. Gli stessi supermercati si stanno attrezzando per proporre ai loro clienti alimenti selezionati per le differenti tipologie di dieta, dai cibi gluten free, ai prodotti senza lattosio, al latte ad alta digeribilità, articoli il più delle volte non esattamente economicissimi.

Ma da cosa derivano dunque queste intolleranze? Se molti medici danno al nostro apparato digerente la responsabilità di non riuscire a “gestire” determinati alimenti, altri ipotizzano che il conflitto tra ciò che ingeriamo e il nostro corpo sia legato puramente alle nostre emozioni.

Vari studi hanno infatti dimostrato la stretta connessione tra mente e corpo, e soprattutto tra mente e apparato gastroenterico, il quale, non a caso, si occupa di produrre quelle sostanze psicoattive, come oppiacei, antidolorifici e calmanti (la serotonina e la dopamina ad esempio), che servono a regolare l’umore, il sonno, la sessualità e non ultimo l’appetito.

Francesco Bottaccioli, presidente onorario della Società Italiana di Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia, ha affrontato l’argomento spiegando proprio di cosa tratta la sua specializzazione "Si tratta di una disciplina che mette in correlazione corpo e mente ed in base alla quale tutti i sintomi partono dalla psiche", spiega. "Non c'è dubbio che uno stress emozionale protratto, la depressione, l'ansia e tutti gli squilibri emotivi possono alterare l'attività del sistema immunitario e renderlo più reattivo a sostanze che dovrebbero essere innocue" prosegue Bottaccioli.

Da qui si spiega perché un alimento che fino poco tempo prima non creava alcun problema, improvvisamente provochi disturbi di varia natura come le intolleranze alimentari"La comunicazione tra il nostro cervello intestinale e quello della testa è continua e bi-direzionale" conclude il medico. Ma a cosa vengono associate nello specifico le varie intolleranze alimentari?

  • INTOLLERANZA AL GLUTINE – Chi sviluppa questo tipo di problematica solitamente ha difficoltà relazionali e soffre di insicurezza. Frequentemente si tratta di una persona che non si sente presa sul serio, che pensa di essere “trasparente” per chi gli sta vicino, e questo tipo di disturbo fa sì che egli debba cambiare alimentazione rispetto alla massa, riconquistandosi così il centro dell’attenzione.
  • INTOLLERANZA AL LATTOSIO – È strettamente collegata al rapporto con la figura materna ed emerge sia se si ha a che fare con una madre ansiosa e iperpresente, sia se si soffre per una madre assente. Il latte è infatti l’alimento che riporta direttamente a questa figura pertanto se questo tipo di intolleranza compare in età adulta, può esprimere proprio un conflitto irrisolto.
  • INTOLLERANZA ALLE MELE – Si manifesta con gonfiore a livello addominale e crampi, e si sviluppa solitamente nelle persone molto disponibili con il prossimo, disposte a sopportare fino a quando non esplodono tutto insieme. Questo frutto, da sempre associato al peccato originale e alla colpa, diventa un cibo mal tollerato da chi, dopo essere “scoppiato” di rabbia, si sente in errore per l’accaduto.
  • INTOLLERANZA AI POMODORI – Anche in questo caso il comune denominatore di chi ne soffre è proprio la rabbia, da sempre identificata nel colore rosso, come il pomodoro e il peperoncino piccante. Chi tende ad accumulare rabbia privilegia spesso questi due alimenti, consumandone quantità spropositate. Da qui l’intolleranza diventa inevitabile.
  • INTOLLERANZA AL PREZZEMOLO – Tipica delle persone particolarmente disponibili e responsabili, sempre pronte a mettere da parte le proprie esigenze per quelle del prossimo, tanto per capirci, quelle che non sanno mai dire di no e si lasciano invadere continuamente.
  • INTOLLERANZA AL CIOCCOLATO – Questo alimento è da sempre legato al sesso e ai piaceri della vita, così chi tende a reprimere questo aspetto nel quotidiano, fa spesso largo consumo di cioccolato arrivando col tempo a svilupparne l’intolleranza.
  • INTOLLERANZA AL CAFFÈ – Anche questo prodotto è legato alla sensazione di piacere, ce lo concediamo infatti subito dopo pranzo o quando facciamo una pausa con gli amici, pertanto questa intolleranza è tipica di chi è molto severo e intransigente nei propri confronti, al punto da non concedersi nemmeno un break con i colleghi. Insorge tipicamente nelle persone molto rigide con se stesse, con un grande senso del dovere e di responsabilità.
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