Tumore al seno: quali sono gli screening di prevenzione

In Italia ogni anno la popolazione femminile registra circa 169 mila nuovi casi di cancro, e di questi quello più frequentemente diagnosticato è il tumore al seno (29% dei casi). Le donne ‘over 50’ rimangono la categoria più a rischio, ma “l’età d’incidenza si sta abbassando, vedremo sempre più frequentemente il tumore alla mammella in donne giovani, sui 30-35 anni – spiega Nicola Surico, presidente del Collegio Italiano dei Chirurghi (CIC). Da questa consapevolezza nasce la necessità di iniziare quanto prima un programma di prevenzione”.

Quando si parla di tumore al seno la ‘diagnosi precoce‘ è sinonimo di prevenzione, infatti la mancata diagnosi complica il decorso della malattia e riduce la sopravvivenza. Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, con iniziative e visite gratuite per sensibilizzare la popolazione femminile contro il big killer numero uno tra le donne.

Autopalpazione, ecografia e mammografia

La prevenzione comincia a casa davanti allo specchio: è fondamentale iniziare quanto prima a conoscere meglio il proprio corpo per individuare eventuali ‘anomalie‘.

Un esempio di anomalia è il fibroadenoma, un ‘ammasso’ di cellule che solitamente non sono tumorali e “possono raggiungere dimensioni anche cospicue – spiega il presidente CIC – quando superano i 3 cm di diametro è conveniente l’asportazione perché a volte all’interno possono essere presenti cellule tumorali”. Proprio per questo motivo è importante cominciare già a 20 anni con l’autopalpazione del seno almeno una volta al mese.

Dai 35 anni in su il discorso cambia, e all’autopalpazione gli esperti consigliano di accostare la mammografia. “Le donne a rischio che hanno familiarità per il tumore alla mammella dovrebbero eseguire una prima mammografia già a 35 anni e poi continuare annualmente – spiega Surico – mentre chi non è a rischio può iniziare eseguendo l’ecografia mammaria”.

A 40 anni invece tutte le donne dovrebbero sottoporsi a mammografia almeno una volta ogni 18 mesi, secondo gli esperti.

Le ‘over 50‘, invece, possono usufruire del programma di screening prevenzione serena”, che prevede il richiamo delle donne dai 50 ai 69 anni per eseguire un esame ogni 2 anni, anche se “è raccomandabile eseguirne una all’anno per evitare i cancri “di intervallo’ che possono insorgere tra una mammografia e l’altra”, conclude l’esperto.

Autopalpazione: quando e come farla

L’autopalpazione dev’essere eseguita possibilmente due o tre giorni dopo il flusso mestruale quando la mammella è meno congesta. E’ sufficiente munirsi di uno specchio e di un buono spirito di osservazione focalizzandosi su eventuali cambiamenti:

  • nelle dimensioni e nella simmetria dei seni,
  • non ci dev’essere nessuna deformazione o irregolarità localizzata.

Successivamente, con un braccio sollevato e l’altro che palpa la mammella in tutti i quadranti e il cavo ascellare, bisogna cercare di individuare l’eventuale presenza di noduli simili a ‘palline’ più dense sottopelle.

L’ecografia

“Questa tecnica consente di individuare i noduli superficiali ma dai 35 anni in su è sconsigliato eseguire solo l’autopalpazione perchè è un esame poco sensibile – spiega Surico – se il nodulo è profondo la paziente non lo avverte e anche il dottore può avere difficoltà soprattutto che la mammella è densa, ecco dunque la necessità di fare l’ecografia già nelle trentenni”.

La diagnostica avanzata ora riesce ad individuare tumori in fase molto iniziale, prima ancora che questi diventino invasivi e in questi casi si può ricorrere alla risonanza magnetica per escludere una plurifocalità del tumore.

La mammografia

Il consiglio dell’esperto è di aderire tassativamente ai programmi di screening che vengono offerti su tutto il territorio e, qualora non si venga richiamati dai centri di screening, fare la mammografia in proprio. “La cosa più importante è incentivare la mammografia perché molte donne non aderiscono all’invito dei programmi di prevenzione.

Per effettuare la mammografia è possibile rivolgersi ai consultori o alle strutture ospedaliere, in particolare tutte le Divisioni di ginecologia e di chirurgia possiedono ambulatori di senologia; ci sono le ‘breast units‘ dove la donna viene visitata e segue un vero e proprio percorso diagnostico terapeutico.

Chi deve fare prevenzione?

Tutte le donne devono fare prevenzione, ma un occhio di particolare riguardo deve averlo chi ha avuto casi di tumore mammario in famiglia “nelle donne che hanno la mamma o una sorella affette da tumore alla mammella, il rischio di potersi ammalare aumenta dal 20 al 30% – afferma il presidente CIC – per queste persone è indicato anche l‘accertamento genetico”, ovvero la determinazione della presenza di mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2.

I test genetici sono una conquista ma risultano ancora essere molto costosi e richiedono dai 15 giorni a 3 mesi per avere una risposta. Per questi motivi i test non vengono eseguiti a tappeto su tutte le donne e nemmeno su tutte quelle affette da tumore, ma solo in quelle con una familiarità della malattia.